Questo post avrei voluto scriverlo qualche giorno fa ma sono state giornate “particolari” quelle prima della grande partenza… È stato impossibile mettere nero su bianco.
Non mi sono fermata un secondo e anche adesso non è che sia una passeggiata però stasera avevo voglia di scrivere.
Anche i saluti, gli abbracci, i pianti, gli addii, quelli travestiti da “arrivederci”, li ho vissuti intensamente.
Sono tra i momenti più importanti di un’avventura come questa, sono ciò che ti porterai dentro.
In una manciata di giorni capisci in maniera definitiva il senso di alcuni rapporti che magari dai per scontati, che ti sembrano meno forti di ciò che sono e invece sono l’essenza della tua vita.
E poi, insieme all’essenziale, viaggia parallela la quotidianità fatta di persone che con molta probabilità non vedrai più ma da cui, paradossalmente, fai molta più fatica a separarti.
Sono le persone che vedi tutti i santi giorni, dalla bidella dell’asilo alla maestra, dalla mamma di un compagno alla baby sitter che per quasi due anni ha fatto merenda con i tuoi bambini.
Sono gli amici della materna che tuo figlio vede ogni pomeriggio al parco dopo la scuola. Che poi non capisci perché debbano mancare a te così tanto tutte queste persone ma ti mancano.
Anche se sei felice perché quelle merende ai bambini, da ora le preparerai tu.
La verità è che uscire dalla propria comfort zone è difficile, “anche se…”
Ed è doloroso, comunque, dire addio ad una fase della vita.
“Anche se…”
Detto questo, ho la certezza che alcuni amici e parenti verranno qui a condividete un pezzo della nostra nuova vita e io non vedo l’ora. Tutti gli altri, che magari rivedremo a Milano ma che non sarà più la stessa cosa (sicuramente per i bambini), sono ormai parte di noi.
Diritto d’autore: peshkov / 123RF Archivio Fotografico
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