Il tradimento non è un sentimento, partiamo da questa premessa semplice.
Il tradimento non esiste, ma passeggia nelle caselle antiche delle nostre teste perché non sappiamo cos’è l’amore.
Il tradimento, come direbbe mia madre, è un manufatto che scappa dalle sedi contenitive spinto da pulsioni generose; per dirla alla Donatella, per gli amici più stretti la Dona vecchia volpona: “Il Kobra è un nobile servo che vive in prigione”.
Nessuno è di nessuno, basta precisarlo in partenza e poi salire sul treno, sentendosi liberi di cambiare classe e avendo in mano il biglietto obliterato, senza l’ansia di trovare il controllore.
A tutte e tutti è capitato, sta capitando o capiterà di tradire o di essere tradito.
Le reazioni sono il riflesso dei nostri condizionamenti, ologrammi del posto che occupiamo o vorremmo occupare in una società altamente stereotipata.
Il tradimento senza le reazioni a catena è come una sbornia storta, senza il conseguente rigurgito sul marciapiede del pub in cui si è fatto serata, o ancora è come una tragedia senza gli attori.
Credetemi: più protagonisti ci sono e più ci si diverte.
La cavolata di lavare i panni sporchi in famiglia
I sentimenti post confessione o post scoperta devono, secondo me, essere il più possibile condivisi. Tutto deve “sbordare”!
Ecco dei suggerimenti da femmina a femmina:
- contattare la terza, stanarla come lei ha stanato il manufatto dal patetico letargo. Aggiungere dettagli alla vicenda evita successivi tarli che mai finiranno di nutrirsi delle vostre menti. Insultare, sminuire, minacciare, promettere di menare e tutto ciò che farete sarà usato contro di voi. Quindi contegno e stile. Dichiarate alla mitica di essere per le coppie libere e aperte; fate una ramanzina su quanto sia importante la sorellanza femminista.
- le vostre amiche devono sapere, sarebbe ingiusto privarle di una così esilarante botta di brio e vita. Saranno scatenate: vi diranno quello che farebbero loro al posto vostro per poi a casa prendersela con i compagni o mariti, senza che questi abbiano combinato nulla di che. Saranno tutti “colpevoli”. Si sentiranno “cornute” in massa e vi faranno risplendere del loro amore. Donne, partiranno crociate senza croci! Decine di famiglie dovranno riflettere sul tradimento e gettare regole condivise! I compagni o mariti delle vostre amiche vi temeranno per sempre. Voi farete da precedente, da spartiacque, da evento periodizzante. Ascoltate con attenzione quel manipolo di pazze: un giorno questo materiale potrebbe servirvi per ricambiare il favore che vi stanno facendo.
- lo Yeti, il Muflone, il Carceriere del pitone, insomma l’Homo Generoso, non va fatto ragionare, tanto non è in grado. Consiglio di non fare niente fino a quando non si sa cosa fare con precisione. Silenzio e via libera a tutti i drammi esistenziali. Ma con stile, per cortesia.
- i parenti vanno coinvolti tutti, perché le famiglie si devono allargare per onestà verso una società che deve cambiare in meglio. Dovrete sembrare delle predicatrici, delle visionarie millennariste, delle sentinelle in piedi con lo stomaco in subbuglio. Date sfogo alle vostre energie, alle onnipotenze, ai flussi di coscienza senza filtro. Il vostro Io prenderà le vesti della follia e le corna sembreranno un dettaglio sotto la mantella.
Se ci sono i minori ci sono, punto.
Esprimete le emozioni, non abbiate paura. A scuola queste cose non le insegnano e tocca a voi.
Ecco l’occasione giusta. La rabbia ha un colore come il perdono, basta fare un po’ d’ordine dentro e capire le tonalità da usare. Le variazioni, gli intermedi come il grigio, esistono già in natura e le bambine e i bambini lo sanno.
Siamo noi gente grande ad usare solo i toni pieni, volendo ad ogni costo incontrare il famoso controllore per mostrargli il biglietto.
Come dice la Dona: “Il kobra col sale, se lo mangi fa male perché non si usa così”.
Ed io la stimo con i suoi capelli biondi e i lustrini argentati sulla gonna, mai fuori moda.
photo credit: Bianco…. appeso tra i colori via photopin (license)
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