Sono cresciuto all’Aquila.
E anche se sono ormai più di 10 anni che vivo a Pescara, mia moglie mi chiama ancora “montanaro”, quindi… forse sono ancora dell’Aquila.
Nel 2009, aprile 2009, ero qui… e sono stato fortunato.
Sono stato fortunato perché non ho vissuto il dramma di quella notte. L’ho vissuto con gli occhi e il cuore della mia famiglia, dei miei amici che vivevano lì. E, nonostante i loro racconti, non posso dire di avere vissuto quell’esperienza.
Sono stato fortunato perché, a differenza di altri, non ho perso nessuno in quel terremoto.
Il terremoto dell’Aquila. Il terremoto di Amatrice, il terremoto di Pescara del Tronto, il terremoto di Accumuli.
Il terremoto è democratico. Il terremoto toglie tutto a chi ha tutto. Toglie tutto ha chi non ha niente. Toglie tutto anche a chi è… medio.
Non importa se sei bello o brutto, buono o cattivo, il terremoto non fa distinzioni.
Il terremoto ti toglie la serenità. Perché, anche dopo che sono passati 7 anni, basterà sentire una scossa un po’ più forte, per rivivere quella notte e non riuscire più a riaddormentarti nelle notti seguenti, come se potessi farti trovare pronto. Magari con uno o due figli che dormono nella stanza di là.
Il terremoto ti toglie la fiducia. Perché quella casa era nuova, ci avevano dato tutte le autorizzazioni… eppure qualcuno non ce l’ha fatta.
Il terremoto ti toglie i ricordi. Perché quel quartiere in cui sono cresciuto non c’è più e non sarà mai più il “mio” quartiere, anche quando l’avranno ricostruito.
E passata la paura, il dolore, ti rimane la rabbia… ma ci si può arrabbiare con la Terra? Ci si può arrabbiare con un pianeta, come con un bambino che ti ha distrutto il castello di sabbia che hai appena finito di costruire?
Però.
Però se quel costruttore che ha realizzato l’edificio, non avesse risparmiato tanto sui materiali… “Tanto che vuoi che succeda”.
E se quel Direttore Lavori avesse controllato passo passo la realizzazione… “Tanto fanno tutti così”.
E se chi controlla fosse stato più presente… “Vabbè, che vuoi che sia se chiudo un occhio”.
E se chi rilascia le autorizzazioni fosse stato meno leggero… “Perché non si può bloccare una pratica, non possiamo mica inimicarci qualcuno”.
Per questo, bambini, vi voglio dire questo, con questa mia lettera.
Con voi si fa ancora in tempo.
Un giorno avrete un lavoro. E questo lavoro sarà la somma dei vostri studi, dei vostri talenti, del vostro impegno e della vostra ambizione.
Io vi chiedo di credere nel lavoro che farete e di farlo con passione e rispetto.
Rispetto per la persona che si affiderà a voi… per chi costruirete la casa, per chi vi affiderà la propria salute, per chi vi affiderà i propri bambini, per chi vi chiederà una consulenza, per chi intratterrete con la vostra arte.
E abbiate amore e passione.
Amore per la vita, se sarete medici.
Amore per il cibo, se sarete cuochi.
Amore per la materia che insegnerete, perché così la amerà anche chi vi ascolterà.
Se sarete calciatori (o calciatrici), amore per lo sport e quello che rappresenta: salute, rispetto degli altri e capacità di stare insieme.
E, se sarete politici… abbiate amore per la vostra città, per il vostro paese.
photo credit: iStock.com/Studio-Annika
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