Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

“Esperienze naturali di gioco. Ascolti e ricerche in giardino” è il titolo della pubblicazione realizzata dalla Cooperativa Sociale Coopselios che è stata presentata durante l’incontro Percorsi in Dialogo a La Spezia a cui ho partecipato.

 

Questo volume (purtroppo non in vendita, ma qui ne trovate un breve estratto in formato pdf) raccoglie, attraverso riflessioni, testi ed immagini, le esperienze di educatrici e bambini avute luogo nell’ambiente giardino di alcuni nidi e scuole dell’infanzia gestiti dalla Cooperativa.

 

“Oggi per i bambini il vissuto dello spazio naturale è diventato un vissuto raro a causa di ritmi e stili di vita che si concentrano per la maggior parte dell’anno nel chiuso degli spazi urbani e con la fobia del contatto con lo sporco. Ma nonostante ci siamo allontanati dall’esperienza della natura, i vissuti di apertura, serenità, silenzio, esplorazione sono ancora presenti dentro di noi come archetipi”.

 

Così, Sabrina Bonaccini, pedagogista e Responsabile Tecnico del Settore Infanzia di Coopselios, introduce il lavoro di ricerca e osservazione svolto da pedagogiste ed educatrici, con la partecipazione e il contributo di atelieristi e progettisti di spazi verdi.

 

I giardini annessi alle scuole che frequentano i nostri figli potrebbe offrire ai bambini la possibilità di vivere uno spazio esterno di conoscenza e di formazione, ma come scrive ancora Sabina Bonaccini “Spesso però i giardini sono spazi vissuti al di fuori di una progettualità o di una intenzionalità educativa, relegati nel tempo della ricreazione o della pausa, trascurati dal punto di vista dell’allestimento o banalmente arredati con i soliti giochi di movimento, quasi che la motricità sia il linguaggio esclusivo che possano sostenere”.

I giochi da esterno standardizzati – come l’altalena o lo scivolo solo per citarne alcuni – sono identici in qualsiasi luogo e producono un comportamento stereotipato nei bambini, che affrontano l’attività ludica nel medesimo modo, ripetitivo e meccanico.

 

I grandi giochi da esterno che siamo abituati a ritrovare in ogni parchetto e in ogni scuola, creano anche diversi conflitti:

– tra bambini che prendono d’assalto gli stessi attrezzi facendo file estenuanti o contendendosi il posto

– tra adulti e bambini poiché questi ultimi utilizzano i giochi in maniera “impropria” o vorrebbero salire su attrezzi troppo grandi per l’età che hanno.

 

Di fatto, un ambiente esterno contaminato da giochi precostituiti e pensati al solo scopo di far svolgere ai bambini una determinata attività motoria, li distoglie dal vivere un’esperienza completa, conoscitiva ed esplorativa in diretto ed autentico contatto con la natura.

 

Giardini come quelli realizzati in alcune scuole gestite da Coopselios, invece, sono ambienti che lasciano spazio alla fantasia, alla versatilità, alla trasformazione, alla scoperta.

 

Gli spazi verdi sono impiegati dalle educatrici e dai bambini come atelier permanenti di apprendimento e di gioco, stimolando e sviluppando le competenze dei più piccoli in un ambiente creativo, imprevedibile e non scontato.

Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

Galleria di rami intrecciati mai uguale a se stessa. In autunno le foglie cadono e filtra tanta luce, in estate la vegetazione diventa fitta e ci si puo’ nascondere meglio. In autunno si colora di arancione e d’inverno, con la neve, di bianco.

 

Un giardino non è mai uguale a un altro, e non è neppure uguale a se stesso perché è mutevole e ciclico, in trasformazione come la natura stessa; lo percepiamo e viviamo in modo differente secondo la stagione, la luce che filtra tra le nuvole, le condizioni metereologiche, l’ora del giorno, gli esseri viventi e vegetali che vi abitano.

 

I giardini di queste scuole presentano ambientazioni suggestive di spazi naturali attraverso la realizzazione di architetture di piante, montagnole d’erba (chi da piccolo non si rotolava fino allo sfinimento?), anfratti, labirinti di siepi, passaggi tra gli arbusti, dislivelli, orti, giochi di equilibrio, sedute con materiali naturali, osservatori segreti, rami intrecciati, tronchi.

 

Lo spazio esterno naturale diviene un luogo di esperienza, dove scoprire, osservare, condividere, in un continuum didattico tra interno ed esterno.

 

Le realizzazioni di Alberto Rabitti, ingegnere progettista di spazi naturali di gioco ed “esperto in strutture di salice vivente”, mostrano come gli spazi naturali di gioco in giardino riservino incantevoli sorprese tra suggestioni, percezioni e visuali cangianti, accompagnando i bambini in un approccio spontaneo verso la natura e le sue sfaccettature.

gSpazi naturali di gioco nel giardino della scuola


Su questi sassi, che evocano gli scogli del mare o le rocce della montagna, si esercitano l’equilibrio e la coordinazione; ma non è detto: ci si può anche sedere a chiacchierare o rimanere a spiare gli animaletti che vi si nascondono in mezzo.

 

In questi giardini i  bimbi hanno l’occasione di autoorganizzarsi senza la mediazione degli adulti: anziché respingersi e spintonarsi per salire per primi sullo scivolo, domina in loro uno spirito avventuroso e la voglia di condividere con gli amici le proprie peripezie, ritrovamenti e scoperte.

 

Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

Saliscendi di collinette dove rotolarsi, scivolare, salire per sentirsi più alti degli altri, fare a gara per vedere chi arriva primo, sdraiarsi sul prato esausti a guardare il cielo o appollaiarsi lassù a guardare il mondo.

 

Ad esempio queste strutture di giochi esterni in legno lasciano l’autonomia all’immaginazione e alla curiosità dei bambini che possono, contemporaneamente e in più d’uno, fare finta di essere ovunque e chiunque: sopra un ponticello traballante, sotto ad un ponte levatoio, ad una gara di salto ad ostacoli.

 

Questi spazi di gioco – che si tratti dell’incastro di tronchi, di galleria di rami intrecciati o di pietre allineate – non sono costruzioni scontate, piazzate in mezzo ad un prato, che prevedono “il turno” e l’arbitrato di un adulto. Non hanno un “modo univoco di utilizzo” o un “corretto utilizzo”, ma sono strutture e ambienti che hanno un’identità propria, sono spazi unici e irripetibili, come lo sono i materiali utilizzati che, pure, sono in continuo mutamento così come lo sono l’intensità del sole, dell’umidità, della stagione.

Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

Gincana tra alberi bizzarri o pertica verso il cielo? gli scassi nel legno sono appigli per le mani e appoggi per i piedi, i tronchi vicini puntelli per le gambe. Ma possono essere anche schienali per chi si siede a chiacchierare…

 

Dal punto di vista pratico la manutenzione di questi giardini è un poco più costosa della manutenzione di una bella gettata d’asfalto che, al contrario, “non cresce” e non ha bisogno di essere stagionalmente riordinata; è inconcepibile (per non dire folle), in un periodo di cementificazione e speculazione edilizia incalzanti, sostituire nel giardino di una scuola piante e prati veri con piazzali di cemento o con un prato sintetico come è stato fatto a Parma per risparmiare sui costi manutentivi e per eliminare fonti di “sporco” e “pericolo”.

Come scrive Alberto Rabitti “In natura il confine tra sporco e pulito non esiste. Ogni cosa naturale è sporchevole per natura e noi non possiamo fare altro che prenderci la misura.”

Si tratta, allora, di trovare dei compromessi, di intervenire con soluzioni e accorgimenti che non sradichino, insieme agli alberi, il diritto dei bambini a vivere il selvaggio e l’aria aperta, così come è stato concesso a noi quando eravamo piccoli.

 

Chi non si divertiva a zompare nelle pozzanghere schizzando gli amici, a saltare da una pietra all’altra senza cadere nel fango, a rotolare nell’erba fresca, a rimanere in equilibrio su un tronco pieno di spuntoni, a stuzzicare un animaletto con le dita (io con un bastoncino…), a lanciarsi foglie bagnate accuratamente compattate o a fare a pallate di neve?

Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

Spezzoni di tronchi fissati al terreno: possono essere delle sedute, un anfiteatro, dei percorsi aerei, delle postazioni di combattimento…

 

Sporcarsi fa parte del processo di crescita ed è una conseguenza naturale (e una prova provata!) del fatto che i bambini abbiano svolto un’attività e abbiano dunque saggiato e sperimentato, vissuto un’esperienza.

 

All’interno delle scuole italiane in genere mancano “zone filtro” tra l’interno e l’esterno dell’edificio, uno spazio apposito, dove le educatrici possano agevolmente far mettere stivaletti o mantelline, cambiare scarpe o pulirle dalle zolle di terra o, semplicemente, dove siano collocati dei lavabi per fare lavare le mani ai bimbi che rientrano dal giardino.

 

Questi intralci logistici spesso sono accompagnati da lamentele dei genitori e a conseguenti responsabilità che le educatrici preferiscono non assumersi individualmente.

 

Un bambino che inciampa in una radice o in una buca è considerato da molti genitori un fatto gravissimo che porta alla ricerca di un colpevole cui addossare la responsabilità (la maestra, il personale ausiliario, il giardiniere, il progettista, il Comune, lo Stato, Babbo Natale).

 

E’ scontato che nel progettare un giardino con spazi di gioco naturali si eviti qualsiasi tipo di pericolo inutile, ma vero è anche che i bambini si fanno male nei modi più impensabili ed imprevedibili; soffocare il loro slancio verso la natura e le sue trasformazioni significa privarli di un’esperienza educativa, limitarli ed ostacolarli nei progressi e nello sviluppo di tutte quelle competenze che vengono coinvolte in queste esperienze di gioco ed attività.

 

I bambini che hanno accesso a spazi naturali di gioco nel giardino della loro scuola, hanno l’opportunità di abitare uno spazio esterno pensato e progettato per consentire loro di fare un’esperienza pedagogica completa; hanno il privilegio di vivere il giardino come luogo didattico, un’appendice dell’ambiente interno: un posto sì dove correre, saltare, rotolarsi ma anche luogo dove operare, lavorare, sporcarsi, manipolare, toccare, odorare, conoscere e comprendere.

Spazi naturali di gioco nel giardino della scuola

creazione spontanea in cortile: composizione di sassi

Le esperienze naturali di gioco vissute in giardino con le educatrici o le maestre possono essere trasferite anche nella quotidianità famigliare: facendo insieme una passeggiata in un bosco, in riva al mare, in collina, in un parco alberato e in tutti quei luoghi in cui sono assenti le attrattive seriali e impersonali comunemente presenti nei parchetti.

 

Proviamo ad ascoltare e osservare i nostri bambini, a sostare con loro in spazi aperti e naturali lasciando che siano loro, per una volta, a farci strada e a mostrarci i segreti che la natura ci può sorprendentemente svelare…“Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare”… chi la riconosce?

 

 

Foto 1) www.tecnologieappropriate.it

Foto 2) www.coopselios.com

Foto 3) www.tecnologieappropriate.it

Foto 4) Foto tratta dalla pubblicazione cartacea di “Esperienze naturali di gioco. Ascolti e ricerche in giardino” di Coopselios.

Foto 5) Foto tratta dalla pubblicazione cartacea di “Esperienze naturali di gioco. Ascolti e ricerche in giardino” di Coopselios

Foto 6) Foto mammeacrobate.com

Author

Architetto specializzato in spazi per l’infanzia, è curatrice della sezione “Case ad altezza di bambini” nel portale MammeAcrobate.com. È inoltre presente sul web con il sito personale www.caseperbambini.it e l’agenda online www.speziabimbi.it

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