20 giorni da sola. Completamente, totalmente, visceralmente. Nè bambini, nè marito. Non l’ho cercato, è capitato. C’è chi darebbe la vita per avere 20 giorni di libertà. Chi si taglierebbe le vene al pensiero di non vedere i propri figli per 20 giorni. Chi lo fa abitualmente e troverà questo post patetico. C’è pure chi senza marito non trova neppure la porta del garage. Io – as usual – sono a metà del guado.
La prima emozione, quando ho scoperto che oltre ai bambini (che staranno al mare dalla nonna con babysitter a seguito) non ci sarebbe stato neppure mio marito (in trasferta per lavoro), è stata un misto di delusione e smarrimento. Ma come, ho pensato, potevamo uscire, fare coppietta, saremmo andati al cinema, a mangiare fuori, magari a ballare… E poi, nei momenti di nostalgia violenta, ci saremmo consolati, confortati. Magari guardando le foto dei piccoli e sorridendo assieme guardando la cameretta vuota, con i giocattoli immobili. Avremmo ritrovato anche quel po’ di intimità che si fatica tanto a tenere viva tra lavori, corse, sonno e routine…
La seconda emozione, dopo delusione e smarrimento, è stata curiosità. Stare da soli 20 giorni. Solitudine totale. Forse nemmeno da ragazza, prima di fidanzarmi, sposarmi, fare famiglia, sono mai stata tanto da sola. A me la solitudine non era mai piaciuta. Oggi non sono più la ventenne terrorizzata del vuoto che ero, ma un pizzico di timore mi resta. Ma come dice il buon vecchio Freud, paura è desiderio.
Così il mio pensiero, in questi giorni, a volte corre. Mi immagino quei giorni come l’occasione per cominciare una dieta iperequilibrata e sessioni di palestra per arrivare al mare con un fisico perfetto. Oppure fantastico su maratone da Ikea per ribaltare la casa, capovolgendola e riarredandola da capo a fondo. C’è anche l’immaginazione “mille serate fuori con le amiche”. Il lato doverista di me mi costringe a pensare a tutte le cose non fatte nell’anno: cambiare l’iscrizione dal pediatra, cercare quel mobiletto del bagno che è un anno e mezzo che dobbiamo prendere, girare tutte le scuole di musica e di inglese di Milano per iscriverci i bimbi a settembre.
Poi mi capita anche di immaginare la casa vuota e le telefonate al mare ai bambini (“State bene?” “Sì, mamma, ciao devo andare, lo zio sta facendo le salamelle alla brace, ciao ciao” click), e allora mi immagino quanto mi sentirò fiera dei miei figli, già in vacanza da soli così piccoli (altro che bamboccioni), ma anche tanto sola.
Immagino immagino immagino, ma tra poco succederà e allora vi racconterò.
A presto
photo credit: Bert Kaufmann via photopin cc
1 Comment
io la solitudine la sento anche quando piccolapeste dorme e il babbo è fuori per una birretta con gli amici, 20 giorni e mi sentirei in eremo. quando la vita è così ricolma e infarcita di tanto è difficile abituarsi al tempo vuoto….anche se a volte….”uscite con le amiche” mumble mumble!
buona estate a te mamma acrobata!
da tutti noi baudix