7 sfide che devono affrontare i preadolescenti e i loro genitori

A scuola, dove insegno, mi piace osservare i ragazzi; hanno un’età compresa tra i 10 e i 14 anni e in questi pochi anni cambiano tantissimo: nei corridoi vedi bambini minuti accanto a ragazzi grandi e grossi e perfino nella stessa classe possono esserci grandi disparità nella crescita, fisica e psicologica. Mente li osservo penso spesso a come saranno da grandi, a che aspetto avranno, a cosa faranno nella vita, a quali sfide dovranno affrontare.

A dire il vero di sfide ne affrontano molte già alla loro età, talvolta con fatica e con esiti incerti, ma sappiamo che la pre-adolescenza è il tempo della semina, in cui la sfida per noi adulti è non stancarci di essere d’esempio, di guidarli, di sostenerli, di dare limiti ragionevoli, di comprenderli e “sopportarli” nella loro instabilità.

Le sfide più grandi per i ragazzi preadolescenti

Resistere alla fatica

La tentazione di preservare i nostri figli dalla fatica è molto forte. Quante volte svolgiamo al posto loro piccole incombenze, senza nemmeno pensarci? Alzarsi per rispondere al telefono o al citofono, raccogliere i vestiti da terra, portare lo zaino pesante, mettere a tavola qualcosa che manca… chi lo fa di solito? Sarebbe bene, invece, abituarsi a chiedere loro di fare ciò che è nelle loro capacità, con l’intento di aiutarli ad allenarsi a fare fatica, in casa e fuori. Noi capiremo che lui è in grado di fare da solo molte cose, se lo vuole, e lui si accorgerà di come poco alla volta possa spostare la sua soglia di resistenza sempre un po’ più in là.

Gestire i propri impegni

Portare a termine un compito, rispettando i tempi e le scadenze, richiede uno sforzo che i ragazzi devono incominciare a fare a questa età. Questa richiesta la si vede in particolare alla scuola secondaria di primo grado, in cui si considerano i ragazzi autonomi e responsabili o, per lo meno, gli si dà occasione di esserlo, formulando richieste che vanno rispettate, ma che non tutti riescono a portare a termine nei modi e nei tempi stabiliti, per non parlare di chi non ritiene neppure di avere il dovere di soddisfarle. Nell’ambito delle loro attività extrascolastiche, inoltre, si chiede ai figli di ricordare scadenze, moduli da compilare, cambiamenti di programma, e di sapersi organizzare per tempo. Se noi genitori assolviamo alle loro mancanze e siamo sempre disponibili a risolvere un problema al posto loro, tuttavia, questa sfida i ragazzi faticheranno a vincerla.

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Mettersi alla prova da protagonista…

… Portando a termine un’impresa in ogni sua parte: organizzare una festa, una gita, preparare una cena. È finito, per esempio, il tempo delle feste di compleanno organizzate nei dettagli da mamma e papà; i figli ora cominciano a esprimere richieste precise e a preferire che i genitori rimangano il più defilati possibile. Magari vogliono invitare qualche amico a casa, ma non hanno le idee chiare su come intrattenersi: aiutiamoli a tirare fuori queste idee e a capire cosa serve esattamente per realizzarle. Lasciamo fare a loro tutto ciò che è possibile, offrendo il nostro aiuto se serve e supervisionando tutto, a debita distanza.

Esprimere ciò che provano

Rifletterci su, saperlo spiegare e decidere come agire. I ragazzi a questa età vivono emozioni altalenanti e nuove, che possono spiazzarli. Può anche capitare che percepiscano emozioni particolari in altre persone, per esempio l’estrema tristezza di un amico, e che ciò li imbarazzi, impedendogli magari di reagire in modo “emotivamente intelligente”; in questi casi potrebbero nascondere ciò che provano dietro una maschera di indifferenza, per cui decidono di non agire perché non hanno idea di cosa sia meglio fare con quell’amico e la sua emozione lo mette a disagio. Stimolarli a comunicare, a mantenere il dialogo, a dare un segnale di empatia verso gli altri, facendo lo sforzo di manifestare ciò che provano, magari con un biglietto o un gesto d’affetto significativo, li può aiutare ad affrontare questa sfida emotiva.

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Allenarsi a fare amicizia

Mettendosi in gioco nella vita delle interazioni faccia a faccia, fuori dal mondo online, in cui spesso per loro è comodo rifugiarsi per comunicare con gli altri. Il modello di socializzazione che impariamo da ragazzi è quello che poi mettiamo in atto anche nella vita adulta. Può essere rischioso, quindi, che nostro figlio rimanga la maggior parte del tempo nella sua cameretta, da solo, perché gli basta la compagnia del suo telefonino e delle notifiche dei messaggi dei suoi amici. Siamo sicuri che l’esplorazione del mondo esterno sia più pericolosa? I ragazzi hanno bisogno di allenarsi a fare la prima mossa, a rompere il ghiaccio nella relazione con gli altri, perché è una competenza che gli sarà utilissima per tutta la vita. Questo non significa stravolgerne la personalità se, per esempio, sono ragazzi riservati, ma aiutarli a uscire dal guscio, magari anche un po’ obbligandoli a fare esperienze con gruppi di persone che non conoscono per scoprire, spesso, che ne valeva la pena.

Scoprire i propri interessi e coltivarli

Che cosa piace fare ai nostri figli? Come passano il loro tempo libero? Certo negli anni i loro interessi sono cambiati, ma se il bambino ha avuto modo di fare esperienze diverse, di sperimentare attività, sport, arti o semplicemente vari modi di divertirsi da solo e con gli altri, arrivato a questa età dovrebbe avere un’idea di ciò che preferisce fare. Le cose si complicano però quando si tratta magari di intrattenersi con gli amici: tolta la tecnologia, per cui ognuno estrae il proprio telefonino e si mette a leggere e scrivere messaggi, oppure a vedere un video su Youtube, che fare? Per rispondere, i ragazzi devono essere abituati ad avere a disposizione, grazie anche a noi genitori, momenti vuoti da riempire, in modo da ampliare i propri interessi e scoprire nuovi modi di passare piacevolmente il tempo, con se stessi e con gli altri.

Imparare a differenziarsi dai genitori 

Senza distruggere la relazione con loro. “Non sarò mai come mia madre!” l’avete mai detto, per caso? A questa età, il bambino che ci guardava con occhi sognanti lascia il posto a un ragazzino che stabilisce limiti e confini tra lui e noi, che vuole distinguersi e non lasciarsi condizionare, anche se dentro di sé una vocina gli ricorda che il nostro sostegno è ancora indispensabile. Rifiutare le nostre idee e criticarci sono dei modi per tenerci a distanza e affermare se stessi e le proprie idee in divenire. Per loro non è facile, perché sono stati da sempre abituati ad affidarsi a noi, e la voglia che hanno di allontanarsi può portarli ad esagerare con alcuni atteggiamenti di rifiuto. Il bello è che se questo accade, significa che è tutto normale; la grande sfida per noi però è non sentirci minacciati e mantenere, nonostante tutto, un rapporto positivo con nostro figlio.

Quando le sfide sono per i genitori

Ogni loro sfida è tale anche per noi genitori ed educatori: non è semplice sapere quando è meglio guidarli passo passo o semplicemente accompagnarli, quando incoraggiarli ad accelerare, rallentare o frenare.
Un aiuto potrebbe venire dai nostri ricordi: come eravamo noi alla loro età? Che cosa desideravamo? Cosa ci spaventava e cosa ci entusiasmava nelle esperienze che vivevamo? Cosa ci infastidiva dei nostri genitori? Come ci sentivamo di fronte ai coetanei?
I tempi sono cambiati, è vero, e con loro sono mutati gli strumenti a disposizione dei pre-adolescenti. I nostri figli non sono necessariamente come eravamo noi, ma le sensazioni provate a quell’età possono accomunarci molto più di quanto pensiamo.

La sfida per noi, quindi, è anche quella di metterci in gioco e riaprire qualche cassetto della memoria, per sentirci un po’ più vicini ai nostri figli che a volte fatichiamo a riconoscere… e a tollerare!

 

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Author

Insegnante, autrice e blogger fondatrice di mammeimperfette.com, mamma entusiasta, e a tratti ancora incredula, di Fabio e Marco. Appassionata e avida studiosa di autostima per bambini, ne scrivo spesso sul mio blog e ho raccolto i consigli pratici più efficaci per svilupparla nell'ebook “Mamma, io valgo!” e nei video del Percorso Aiedi. “Aiedi” è l'approccio che seguo per accompagnare i miei figli nella crescita, in cui autostima, intelligenza emotiva e autodisciplina sono le tre risorse indispensabili da favorire nei bambini per aiutarli a crescere sicuri di sé, autonomi e capaci di essere felici. Due maternità nel giro di 18 mesi mi hanno cambiato la vita, in meglio, e mi hanno portato a riflettere su chi volevo davvero diventare “da grande”. Decisamente imperfetta e con tanta voglia di migliorare, sono convinta che se vuoi che le cose cambino, tu devi cambiare.

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