maschi e femmine a confrontoCome vi abbiamo anticipato nel post di settimana scorsa, diamo ufficialmente il via alla nostra nuova sezione sul genere e lo facciamo presentandovi un percorso che ci accompagnerà per le prossime settimane. 

Un percorso che nasce da un bell’incontro con tre donne, tre mamme, ma soprattutto tre professioniste che abbiamo avuto modo di conoscere grazie a MaMi, una realtà milanese dedicata alle mamme che noi Mammeacrobate conosciamo da tempo.

Stiamo parlando di Maria Vittoria Colucci, Annalisa Valsasina e Paivi Biancolino di Matrioska Group, un network di donne unite dall’interesse per nuovi modelli di vita, di lavoro, e di famiglia, nato con l’obiettivo di promuovere un vero cambiamento culturale negli individui, nelle famiglie, nelle aziende che porti al benessere e alla reale conciliazione tra le diverse componenti dell’identità individuale di ciascuna persona, e soprattutto di ciascuna donna, spesso alle prese con molte difficoltà nell’integrare i diversi aspetti della propria identità.

Una counsellor e consulente organizzativa, una psicologa e psicoterapeuta e un’arte terapeuta che ci accompagneranno in un viaggio dedicato ai genitori, agli educatori e a tutte le persone che si occupano quotidianamente dei bambini. Il fine è quello di farci riflettere sulla funzione educativa che tutti i giorni svolgiamo nella formazione del genere, ossia le rappresentazioni sociali e culturali che attribuiamo al concetto di “maschile” e femminile”, le credenze, gli stereotipi che agiscono inconsapevolmente sul nostro modo di vedere il mondo, sui nostri modelli culturali ed educativi.

Si parlerà di educazione di genere attraversando tutte le fasi evolutive, dalla prima infanzia all’adolescenza, con l’obiettivo di fornire un supporto concreto, attraverso spunti di riflessione, esempi o semplici esercizi che possano servire da guida, che ci mostrino come le differenze di genere non vadano negate, ma valorizzate per permettere ai nostri figli di sviluppare più ampie opzioni di scelta nei diversi ambiti di vita.

Diamo quindi il benvenuto a Maria Vittoria Colucci, counsellor e consulente organizzativa, che ci introdurrà all’educazione di genere per la prima tappa del nostro viaggio…

 

Esiste un legame tra il numero di donne impiegate in settori scientifici e tecnologici e i messaggi ricevuti da genitori, educatori e società sugli studi ed i mestieri “consigliati” alle ragazze?

E tra lo squilibrio nella suddivisione del lavoro domestico tra uomini e donne nel nostro Paese e la visione veicolata da famiglia e società sulle attività e giochi preferiti dalle bambine e dai bambini?

La percezione del maschile e femminile, l’immagine che ciascuno di noi ha, si forma già dalla prima infanzia ed è senza dubbio influenzata dall’immagine trasmessa dalle figure di riferimento.

E gli stereotipi? Sono delle opinioni precostituite che associano una caratteristica o un insieme di caratteristiche ad una categoria o gruppo, sulla base di una limitata conoscenza. Forse non tutti sanno che il termine viene dalla tecnica tipografica fatta attraverso delle lastre rigide che servivano a stampare testi ed immagini uguali sulla carta. Una forma precostituita, appunto, e rigida che semplifica la realtà facilitando il giudizio e favorendo in alcuni casi la nascita di pregiudizi.

Gli stereotipi sono molto difficili da riconoscere perché si tramandano di generazione in generazione e permeano l’ambiente che ci circonda. Possiamo serenamente ammettere che tutti noi qualcuno ce l’abbiamo; che si è formato quando eravamo piccoli e che ne possiamo essere inconsapevoli.

Provate un momento a leggere la lista di mestieri, aggettivi e sostantivi che trovate di seguito e, senza pensarci troppo, attribuite a ciascuno un genere, maschile o femminile:

  • medico
  • architetto
  • dirigente
  • ingegnere
  • razionalità
  • aggressività
  • emotività 
  • vanità
  • complessità
  • multitasking
  • cura
  • potere
  • lotta
  • volubilità

In alcuni casi l’operazione sarà stata immediata. È il frutto dell’immagine che ci siamo formati e che probabilmente tendiamo a veicolare nell’educazione dei nostri figli.

Educare senza stereotipi non significa appiattire le differenze tra i sessi; queste sono di tipo morfologico, ormonale e cerebrale – anche se su quest’ultimo punto è in corso un ampio dibattito. Le diversità costituiscono una ricchezza che può essere valorizzata e sviluppata fin da piccoli, osservando i bambini e cogliendone le peculiarità.

 

IN PRATICA

Provate a pensare ora ad alcuni fenomeni presenti attorno a noi:

  • in alcune scuole elementari alle bambine è richiesto di portare un grembiule lungo mentre ai maschi una casacca corta;
  • nella fascia d’età tra gli 11 e i 13 anni è richiesto di rifare il proprio letto al 20% dei maschi e al 58% delle femmine;
  • il personale educativo dei nidi e delle scuole dell’infanzia è per la grande maggioranza femminile;
  • nell’area tecnico scientifica due laureati su tre sono uomini; 
  • le ragazze tendono a prediligere facoltà del gruppo linguistico, psicologico,dell’insegnamento;
  • nelle facoltà dell’insegnamento 2 laureati su dieci sono uomini; 
  • nel settore universitario le donne sono il 20% dei professori ordinari;
  • la suddivisione dei ruoli in famiglia vede una marcata prevalenza delle funzioni di cura a carico delle donne;
  • i salari dei lavoratori maschi, a parità di ruolo, sono mediamente più alti delle donne; 
  • il numero di reati connessi alla violenza di genere è in esponenziale aumento.

 

Potrete facilmente aggiungerne altri. La nostra riflessione può partire da qui, cercando di capire quali tra questi “fatti” sono legati a delle differenze oggettive tra bambini e bambine, maschi e femmine, e quali derivano da messaggi, reiterati da diverse fonti, che forse un tempo avevano un motivo di esistere, ma che restando rigidi sono diventati, appunto, stereotipi.

 

di Maria Vittoria Colucci 

www.matrioskagroup.it 

 

E ora vorremmo lasciare la parola a voi, ci piacerebbe che questo percorso potesse dare origine a un laboratorio virtuale. L’area commenti qui sotto è a vostra disposizione!

 

 

photo credit: Nanagyei via photopin cc

 

Author

Digital Lover e socialmediaholic, da sempre web addicted e dal 2007 anche mamma (acrobata) di Arianna e dal 2012 di Micol. Mammeacrobate è la mia terza creatura! Qualcosa di me la trovi anche qui www.manuelacervetti.com

9 Comments

  1. Grazie per questo articolo, vorrei chiedervi cosa ne pensate della proposta francese di creare dei corsi di educazione di genere nelle scuole primarie? a me sembra un’ottima idea, anzi ho trovato questo sito fatto in collaborazione con il ministero dell’istruzione, in cui è possibile scaricare materiali e approfondimenti: http://www.cndp.fr/ABCD-de-l-egalite/accueil.html

    è fattibile anche in Italia secondo voi?

    grazie

    • Ciao Paola, per quanto mi riguarda trovo che sia una proposta molto intelligente, grazie per la segnalazione, cercheremo di approfondire e probabilmente ne parleremo in un prossimo post così da coglierne gli spunti più interessanti. Le ragazze di Matrioska Group che ci supportano in questo percorso realizzano dei corsi di questo tipo nelle scuole http://www.matrioskagroup.it/

  2. Mi piacerebbe molto approfondire l’argomento dell’identità di genere nei libri per bambini e nelle app rivolte ai più piccoli sul sito http://www.milkbook.it Il vostro percorso affronterà anche questi ambiti? Ogni spunto e indicazione sarà ben accetta.

    • Ciao Francesca, grazie per il tuo interessamento! Ti posso dire che di libri parleremo di certo nelle prossime settimane con spunti direi molto interessanti. Sul tema app sono molto curiosa, se hai tu già qualche spunto perché non ne parliamo in pvt? Scrivici a info@mammeacrobate.com
      Ciao e grazie!

  3. Interessante!
    Devo dire però, che malgrado senta la diffidenza nei miei confronti, in quanto avvocato donna e giovane (combinazione ancor più sfortunata), non penso mai alla professione di medico, architettato, avvocato, ingegnere ecc. al maschile, perché tra i nostri amici ci sono tutte queste figure, maschi e femmine equamente distribuiti (anzi, sono più gli ingegneri donne!)…forse già con la mia generazione (anni 80) qualcosa è cambiato?

    • Grazie Rossella per il link che ci segnali, leggero ma non troppo 😉

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