Un nuovo appuntamento del nostro percorso, arrivato oggi alla terza tappa. Dopo aver parlato dei desideri, delle aspettative dei futuri genitori durante la gravidanza, con noi Paivi Sara Biancolino, arte terapeuta di Matrioska Group con la quale attraverseremo le varie fasi dell’educazione di genere nel periodo della prima infanzia e del nido…
Finalmente è nato: il bambino che fino a poco prima era solo nel nostro immaginario ora è una piccola personcina fra le nostre braccia. La sua presenza è concreta e possiamo finalmente interagire con lui.
Le proiezioni e le aspettative provate durante l’attesa ora trovano terreno fertile, e più o meno inconsapevolmente ogni agito verso il nuovo arrivato porta dietro di sé, anche solo in parte, questo bagaglio importante.
I papà diventano valorosi cavalieri a servizio della loro piccola principessa: “è una femmina, va protetta con dolcezza e accudita con amore. D’altronde un giorno un altro uomo dovrà prendersi cura di lei con la stessa dedizione”.
Le mamme invece assurgono il ruolo di servizievoli e devote levatrici dei loro piccolo principe, “il maschietto di casa. Tanto, chissà a quanti anni andrà a vivere da solo…”.
Per contro le mamme si preparano ad instaurare con le femmine quella complicità tipica delle donne, fatta di chiacchiere, intimità, parole parole e parole… Mentre i papà si dilettano nella lotta e nei giochi fisici con i loro ometti, magari cercando di trasmettere qualche passione per calcio e motori…
Arriva poi il tempo, per alcuni, del primo ingresso all’asilo nido, o comunque delle prime esperienze sociali. Questo è un momento molto importante, in cui il bambino ancor prima di sviluppare la socialità con i pari inizia a condividere con loro spazi e attività, confrontandosi per la prima volta, nella sua quotidianità, con altre personcine della stessa taglia.
In questa fase del percorso evolutivo i bambini, centrati su di sé e alle prese con il proprio io in evoluzione e di conseguenza dirompente, si trovano per la prima volta a condividere e contendere spazi e giochi. Gli anni del nido, inoltre, sono quelli in cui anche le mamme e i papà cominciano a confrontarsi con i loro pari nella loro stessa condizione genitoriale.
Cosa accade agli esordi della vita sociale del bambino e quali sono le trappole in cui si rischia di cadere? Pensiamo ai primi morsi e ai primi spintoni. Quante volte questi vengono più facilmente messi in conto quando si tratta di un maschietto, perché giustificati da una maggiore forza fisica? D’altronde sul terreno delle emozioni i maschietti hanno spesso il via libera per quanto riguarda l’espressione di quelle più intense, come la rabbia: di conseguenza sono in qualche modo autorizzati ad esprimerle a livello corporeo, o perlomeno questi episodi vengono maggiormente giustificati o addirittura tollerati.
Ma quanto stupore e quanta preoccupazione emergono nello scoprire gli stessi atteggiamenti messi in atto da una delicata bambina… Non sarà mica un maschiaccio? Le bambine possono piangere ed esprimere tristezza e malinconia, ma difficilmente vengono accolti i loro episodi di rabbia soprattutto se espressa con fisicità.
Proprio su questo terreno, infatti, ha luogo il confine tra differenza oggettiva tra i sessi e stereotipo: là dove un episodio viene giustificato o tollerato in maniera diversa in base al sesso del bambino che agisce quello stesso episodio, nascono e si sviluppano dei modelli di comportamento stereotipati.
Se le donne, piccole o grandi che siano, sanno, possono e devono essere forti al bisogno, anche gli uomini, piccoli o grandi che siano, sanno, possono e devono essere tristi al bisogno.
Maschi e femmine, bambini e bambine, uomini e donne, ragazzi e ragazze… non siamo affatto uguali, e lo si capisce dalle infinite sfaccettature che caratterizzano il maschile e il femminile.
Però alcune differenze, pur partendo da dati oggettivi, rischiano di essere strumentalizzate e diventare un comodo e facile alibi preso a modello per giustificare alcune realtà sociali che poi condizionano scelte e quotidianità di donne e uomini in età adulta.
Sarebbe utile quindi riflettere su questo delicato confine e capire l’origine delle discriminazioni che mettiamo in atto davanti ai comportamenti dei nostri bambini in relazione al loro genere di appartenenza fin dalla prima infanzia.
IN PRATICA
- poniamoci in una posizione di ascolto attraverso l’osservazione dei nostri bambini e di noi con loro. Il lavoro con i materiali e con le immagini può essere d’aiuto, basta un po’ di fantasia.
- parliamo ai bambini e alle bambine delle loro emozioni e anche delle nostre… come ti senti oggi? Come reagisci di fronte al pianto del tuo bambino? E alla rabbia della tua bambina?
- prova ad associare il tuo bambino ad un colore… avresti scelto lo stesso se fosse stato del sesso opposto? Ora prova ad abbinare quel colore all’emozione che richiama.
- prova ad immaginare di descrivere il tuo bambino associandolo a degli elementi naturali: fuoco, aria, terra e acqua… quali sceglieresti per una femmina e quali per un maschietto? E perché? Immagina ora di costruire con i materiali naturali l’immagine del tuo bambino… Come li utilizzeresti?
di Paivi Sara Biancolino
www.matrioskagroup.it
Come avete descritto il vostro bambino? Vi va di raccontarcelo?
photo credit: cammyclaudia via photopin cc
Comments are closed.