una mamma consapevoleLa mamma consapevole è in piedi davanti alla figlia. Schiena dritta, peso appoggiato su un fianco come le modelle nello stop-and-turn, avambraccio a 90° da cui penzola una borsa griffatissima.

La figlia sedicenne – schiena dritta, peso appoggiato su un fianco, avambraccio a 90° da cui penzola una borsa griffatissima – ascolta distratta le parole della madre.

“Essenziale ed esistenziale hanno significati diversi” spiega la signora con fare didattico“e se parli di Sartre non puoi confonderti”. Lo dice senza aria di rimprovero, trattenendo a fatica un certo divertimento.

La figlia scoppia a ridere sguaiatamente. “Essenziale, esistenziale, ma chemmefrega”  dichiara. L’amica al suo fianco è chiaramente una gregaria e si adegua rapidamente all’irriverenza della ragazza fingendo di persistere nell’equivoco: “Ma perché, non sono la stessa cosa?” chiede mimando stupore. La risata delle ragazze sovrasta il brusio del corridoio affollato di genitori in attesa del colloquio.

La signora sa che dovrebbe prendersela, ma proprio non le riesce. Madre e figlia sono copia l’una dell’altra: stessi jeans skinny, stessi anfibi da guerriera urbana, piumino identico e stessi capelli biondi. Solo, quelli della madre sono tinti e trattenuti da una coda di cavallo sbarazzina. La signora ha passato la cinquantina ma appartiene alla razza delle immarcescibili, delle giovanidentro. Lei capisce la figlia, ne è amica, ne è complice.

Le ragazze continuano a ridere della battuta come se fosse irresistibile, la madre scuote la testa con poca convinzione “E comunque sei una ragazza intelligente, la professoressa avrà voluto punirti di qualcosa. Avrebbe potuto soprassedere, avrebbe dovuto non impuntarsi sul singolo termine ma prestare attenzione al contesto. È così evidente che volevi dire esistenziale!”  aggiunge. “…Sta stronza” chiosa la figlia. Le ragazze scoppiano in una nuova risata. “Massì” concludono “Essenziale, esistenziale…Chissene”.

La mamma consapevole stringe la bocca in una smorfietta di disappunto, volta le spalle e inizia a camminare impettita alla ricerca di un altro docente. Le ragazze la seguono ridendo in maniera scomposta, inciampando l’una sull’altra e andando a sbattere contro i gruppi di genitori in fila.

Madre consapevole e figlia impunita non sono persone vere – rifletto – sono archetipi. Esistevano già quando andavo al liceo io, trenta anni fa. E, oggi come allora, le odio dal profondo del cuore.

 

photo credit: emerycophoto photopin cc 

 

 

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Ho tanti anni, tre figli e diverse vite. Sono stata studentessa modello e giovane scapestrata, viaggiatrice e pantofolaia convinta, single promiscua e moglie devota. Quello che ho imparato è che non esiste una sola adolescenza: ne esistono tante, e proprio adesso che credevo di aver raggiunto un nuovo equilibrio qualcuno ha mischiato nuovamente le carte rendendo difficile rispondere alla domanda: cosa fai nella vita?

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