Figli a lezione di economia

 

L’attuale crisi finanziaria rappresenta un problema che tocca da vicino un po’ tutti e, anche in famiglia, sempre più spesso si discute di economia e si commentano le notizie finanziarie date dal telegiornale. Questo rende ancora più attuale il tema che vogliamo condividere con voi: qual è il momento giusto per iniziare ad avvicinare in modo corretto i bambini e i ragazzi al mondo dell’economia e come farlo. Questo per noi significa, prima di tutto, insegnare loro cosa rappresenti il denaro e quale sia il giusto valore da attribuirgli.

 

In generale crediamo che l’educazione ad una gestione consapevole del denaro sia prima di tutto un dovere e, come ci dicono  Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi nell’interessante volume Figli&Soldi,  “un fatto di cultura: dove l’esempio che diamo come adulti – lavoro, affidabilità, rispetto delle scadenze e degli impresi – è il pane, e la trasmissione dei messaggi con il dialogo e gli scambi di opinione non reticenti è il companatico. Indispensabili entrambi”.


 

Un ruolo importante nell’educazione economica, senza dubbio, può e deve essere rivestito anche dalla scuola, dove gli insegnanti, attraverso percorsi educativi anche ludici, possono (o potrebbero) insegnare la materia fin dalla più tenera età. Sono, però, soprattutto i genitori che, attraverso il loro esempio e le loro abitudini di spesa e gestione del budget familiare, possono condizionare il comportamento dei propri figli.

 

 

I primi soldi a disposizione dei bambini sono frequentemente rappresentati dalla cosiddetta “paghetta”, elargita solitamente dai genitori o in alcuni casi anche dai nonni.

 

Al riguardo, però, i pareri sono contrastanti, come testimonia questo genitore:
“Mio figlio di nove anni mi ha detto che un suo amichetto ha iniziato a ricevere una paghetta settimanale. Non sono per niente d’accordo con questa scelta. Perché mai dovrebbe avere dei soldi suoi, quando già provvedo io a comprargli tutto ciò che gli serve e a dargli dei soldi quando ne ha bisogno?”

 

Chi è contrario alla paghetta la considera superflua e preferisce assecondare di volta in volta le richieste economiche del proprio figlio. In tal modo, spesso, ritiene anche di poter esercitare un maggior controllo sulle spese del figlio. Bisogna stare attenti, però, perché tale scelta ha delle controindicazioni: può, infatti, impedire che il figlio prenda realmente coscienza delle proprie spese e si responsabilizzi riguardo alla gestione del denaro suo e anche della famiglia. Inoltre, lo stesso genitore rischia di perdere di vista l’ammontare delle sue elargizioni, trascurando, dunque, anche quanto sia importante darsi e dare dei limiti.

 

Quali possono essere, invece, i vantaggi della paghetta?

• Avere dei propri soldi da gestire aiuta a crescere e ad assumersi le proprie responsabilità, rende più indipendenti ed è anche una dimostrazione di fiducia da parte dei genitori.

• Restare senza soldi a causa di spese poco oculate o affrettate insegna quanto sia necessario riflettere bene prima di comprare qualcosa e la distinzione tra beni necessari e beni superflui.

• Automaticamente si apprende quanto sia vantaggioso saper risparmiare. Infatti, anche se la maggior parte delle prime paghette viene spesa tutta e subito, poi, solitamente, si comprende che metterne un po’ da parte permetterà successivamente di fare un regalo o acquistare qualcosa che si desidera, ma che non ci si può permettere nell’immediato.

 

Qual è l’età giusta per la paghetta?

Già in età prescolare si può far capire al bambino il valore e i limiti del denaro dicendogli, per esempio, che ogni giro sulle giostre gli costerà un soldino e che, perciò, finiti i soldini finiranno anche i giri. Si può anche farsi aiutare a fare la spesa o a confrontare i diversi prezzi di uno stesso prodotto.

È dai 6-7 anni, però, che, generalmente, il bambino è pronto a ricevere una vera e propria paghetta, anche perché è a questa età che inizia a familiarizzare con la matematica e gli è più facile fare i conti. Si può regalargli un salvadanaio, per aiutarlo a vedere “materialmente” i risparmi come crescono e ai più grandi si potrebbe anche aprire un conto in banca e insegnare ad annotare “entrate” ed “uscite” per poter monitorare i propri risparmi.

 

Alcune regole da tenere ben presenti:

• i genitori dovrebbero stabilire l’ammontare della paghetta non tanto sulla base di quella data dagli altri, ma in relazione al proprio reddito, nonché all’età, alle reali esigenze e alla maturità del figlio.

• Possibilmente, la paghetta dovrebbe servire per acquistare qualcosa che non sia di prima necessità.

• Anche se il figlio dovrebbe sentirsi libero di gestire i propri risparmi, è, comunque, opportuno monitorare le sue spese e, soprattutto nel caso dei più grandi, verificare che non siano destinati ad acquisti dannosi (per esempio alcool, sigarette o anche film o videogiochi particolarmente violenti). Difficile arginare questo genere di comportamento ma sbagliatissimo facilitarlo.

• Non riuscire ad acquistare qualcosa che si desidera può essere frustrante, perciò, senza infierire, sfruttare la cosa per far riflettere chi è un po’ spendaccione sui suoi eventuali errori di gestione, spronandolo al risparmio.

 

• Se il figlio si pente di aver speso subito tutti i suoi soldi e ne chiede ancora,è fondamentale non dargliene altri prima della data della successiva paghetta. Tranne per rare e motivatissime eccezioni, infatti, bisogna assolutamente rispettare la cadenza della paghetta (di solito settimanale o mensile), altrimenti ne verrebbe meno il valore educativo. In un’epoca in cui i pagamenti a rate e con carta di credito fanno sembrare fattibile quasi qualunque acquisto, è, infatti, più che mai utile imparare fin da piccoli a basare le proprie spese principalmente sul denaro di cui si dispone.

• Bisogna valutare l’opportunità di legare la paghetta a risultati scolastici particolarmente brillanti o ad alcuni lavoretti (anche se aiutare in casa, riordinare la propria stanza o sparecchiare la tavola, però, dovrebbero essere buone abitudini, non azioni meritevoli di ricompensa!).

Non bisogna sentirsi in colpa nell’imporre dei ragionevoli limiti ai propri figli, perché ciò non significa privarli di qualcosa, ma, anzi, dare loro un’importante lezione di vita. A prescindere dalla situazione economica familiare, bisogna far comprendere che non tutti gli acquisti sono possibili né necessari e insegnare ad apprezzare il gusto di guadagnarsi ciò che si desidera. Un’educazione in tal senso potrebbe aiutare anche ad evitare che, soprattutto preadolescenti e adolescenti, pretendano continuamente soldi, quasi come se fosse diventato un diritto anche possedere la borsa all’ultima moda o l’ultimo cellulare uscito sul mercato.

“Qualsiasi somma di denaro con cui mio figlio entra in contatto viene suddiviso in tre: la parte che si può spendere, quella da mettere da parte e quella per i bambini poveri che non hanno nulla (ok questa terza se parliamo almeno di 5 euro o in occasione di feste e ricorrenze)”. Questo fa Laura con Tommaso, 5 anni.

 

Meglio comunque non perdere tempo ed abituare da subito i bambini a parlare di soldi…Come?

Qualche prezioso consiglio ci arriva da Emanuela Rinaldi, Ph.D. del Dipartimento di Sociologia Università Cattolica del Sacro Cuore e membro dell’Associazione senza fini di lucro Fareconomia“Stando alle nostre ricerche, un buon modo per stimolare il dialogo con i più piccoli si basa sull’utilizzo delle fiabe, che costituiscono un valido strumento per discutere del valore del denaro (ad esempio la ricchezza come premio a chi dà prove di coraggio e lealtà, ma anche come elemento che crea cupidigia e egoismo). Esistono tanti spunti in questo senso, dalla cicala alla formica (nella versione “classica” di   di Esopo o in quella rivista da Gianni Rodari) agli scambi di monete tra Pinocchio e il gatto e la volpe . Per i più grandi invece (preadolescenti e adolescenti) gli studi indicano che i genitori che hanno un dialogo aperto con i figli intorno a tematiche di economia domestica – come il mutuo, le tasse, le spese comuni quali corrente elettrica o il telefono – aiutano i figli a sviluppare una migliore alfabetizzazione finanziaria. È importante però evitare un tono conflittuale nel dialogo in famiglia, e cercare di mettere da parte le tensioni emotive che a volte il denaro genera, per fornire una visione consapevole ma anche serena della gestione dei soldi. Inoltre,può essere utile ragionare insieme ai bambini anche sui diversi usi del denaro: non solo per sé o per i doni ai propri cari, ma anche per iniziative di solidarietà rivolte a chi, meno fortunato, ne ha più bisogno”.

Prossimi approfondimenti:
con il contributo di Emanuela Rinaldi, Ph.D. del Dipartimento di Sociologia Università Cattolica del Sacro Cuore

– differenze di genere nell’educazione finanziaria – differenze di genere nell’educazione finanziaria dei figli
– preadolescenti e denaro
– minori e evasione fiscale

 

ed inoltre
– come parlare ai propri figli di soldi: età per età…da “Figli&Soldi” di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi e con il contributo di Nefe (National Endowment for Financial Education grazie a http:www.economiascuola.it

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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