“Cose i fimmine” . No, non sono impazzita e questo non è ostrogoto. È siciliano, il dialetto delle mie origini e tradotto letteralmente significa “cose da femmine”. Non so quante volte ho sentito questa frase durante la mia infanzia e la mia adolescenza, mi sembra ancora di sentire nelle orecchie la voce di mia nonna che cercava di educarmi a un ruolo ben definito, un ruolo a cui ogni brava bambina doveva uniformarsi se voleva diventare una brava donna, una brava moglie e di conseguenza una brava mamma. Questo era il copione, punto.
Ero piccola ma ho subito capito che quella non sarebbe stata una frase del mio vocabolario e soprattutto del mio sistema culturale, ma quello che non avevo ancora ben chiaro era che per poter diventare “una fimmina” diversa da quel modello che mi offrivano ci sarebbero voluti anni di lotte e ribellioni e non vi nego, anche di tanta rabbia e sofferenza.
Non capivo perché a me venissero fatte richieste che a mio fratello e all’orda di cugini maschi che mi circondavano non venivano fatte. Apparecchiare, aiutare con le faccende domestiche, non gridare, non arrampicarmi sugli alberi, perché è una cosa da maschi, quei maschi che avevano libero accesso a quell’universo a cui anche io volevo appartenere.
Ho capito subito che la strada più facile era senz’altro quella di accontentare queste richieste per non sentirmi diversa da quella che loro si aspettavano che io fossi. Ma sapevo perfettamente che se avessi accettato tutto in silenzio, fingendo di accontentarle per farle tacere, avrei tradito me stessa, quei diritti che ho imparato presto a rivendicare con forza e che sentivo bruciare dentro in un modo che a parole è difficile spiegare.
Il risultato è che ho passato gran parte dei miei Natali in preda ai nervi, urlando improperi a destra e manca, di cui però oggi non mi pento, perché se da una parte mi facevano soffrire terribilmente e mi facevano sentire perennemente un pesce fuor d’acqua, dall’altra mi hanno costretto a impegnarmi a diventare esattamente il tipo di donna che volevo diventare, una fimmina sì, ma come dicevo io!
Perché vi abbiamo raccontando questa storia? Perché siamo convinte che le questioni di genere sono un tema importante, di cui bisogna parlare, tanto.
Perché il racconto di Elisa ci ha fatto riflettere su come spesso le cose che ci appaiono normali, semplicemente per il fatto che ce le hanno insegnate così – seppur in buona fede – non sempre sono giuste, non sempre devono essere accettate per quello che sono.
Perché le discriminazioni di genere sono ancora troppo presenti a tutti i livelli nella nostra società, da quello familiare a quello professionale; perché nonostante siano in aumento le misure a sostegno del raggiungimento di pari opportunità per le donne, anche a livello legislativo, ancora non bastano per un fenomeno che può essere combattuto non solo con leggi e decreti, ma con un cambiamento profondo della cultura.
Ma come favorire questo processo? Quali le strategie da mettere in atto sia come donne e uomini che, ancora più importante, come genitori?
Per provare a dare risposta a queste domande abbiamo pensato di inaugurare una nuova sezione di MammeAcrobate interamente dedicata alle questioni di genere, nella quale riflettere insieme sulle rappresentazioni che abbiamo dei concetti di “maschile” e “femminile”, sugli stereotipi e su come essi influenzino le nostre credenze, i nostri atteggiamenti e quindi la nostra cultura.
Parleremo principalmente di storie di donne, di progetti, di possibilità e di impegno, ma soprattutto di come è possibile cambiare le cose, anche e soprattutto attraverso l’educazione dei più piccoli.
Perché per arrivare a un vero cambiamento di cultura e di mentalità il primo passo da compiere è all’interno della propria famiglia, nell’educazione dei propri figli.
Questo è un percorso per noi molto importante che porteremo avanti non da sole ma nel quale ci accompagneranno donne, mamme, professioniste con le quali avremo la possibilità di discutere e confrontarci su tantissimi temi.
Come sempre, ci piacerebbe davvero molto che diventasse un contenitore aperto, fatto di scambi e confronti, in cui raccogliere anche e soprattutto le vostre opinioni, racconti, commenti, per provare a fare qualcosa di utile, per noi e per tutte le donne.
Vi va di unirvi a noi?
2 Comments
Seguirò con grande interesse!!
Grazie Jessica!
Ci fa molto piacere 🙂