Cosa fara' da grande?

 

I genitori, spesso, iniziano ad immaginare il futuro del proprio figlio, ancora prima che nasca.

 

Gli augurano una vita serena, costellata di successi nella vita privata e lavorativa e, talvolta, sognano anche di poter condividere con lui una passione, un hobby o magari il lavoro della vita.

 

Queste speranze e questi progetti prescindono molto spesso dalle caratteristiche specifiche del figlio, perché si fantastica su un bambino ideale, proiettando su di lui i propri sogni di adulti.

 

Dopo la nascita, però, ci si trova a dover fare i conti con un individuo reale e indipendente, unico e speciale, che ha dei propri desideri, delle proprie inclinazioni, delle proprie capacità.

 

I genitori, per fortuna, mettendo da parte il loro innato egoismo e voglia di protagonismo, hanno anche la capacità di accompagnare il figlio nell’esplorazione delle sue emozioni, sentimenti e talenti che racchiude dentro di sé, sostenendolo nella ricerca della propria strada.

Spesso. Ma non sempre.

 

Senza sminuire né banalizzare le sue aspirazioni, è importante aiutare i nostri figli a distinguere le vere passioni dai capricci del momento.

Gli adulti dovrebbero essere una guida, un sostegno e un eventuale conforto per i figli, a cui bisognerebbe insegnare ad assumersi le proprie responsabilità e a trarre insegnamenti anche dagli errori.

Certo, non è facile rispettare decisioni che non si condividono, ma quando un figlio è convinto delle proprie scelte e dimostra di essere maturo, deve essere lasciato anche libero di sbagliare.

 

Esistono, però, genitori che, convinti di sapere sempre cosa sia meglio per i propri figli, assumono nei confronti di questi ultimi un atteggiamento critico e severo, imponendo il loro parere su tutte le scelte che li riguardano (amici, scuola, sport ecc).

In buona fede, magari, vorrebbero evitare loro di soffrire, a causa di decisioni sbagliate.

Facciamo attenzione ad essere obiettivi e a non perdere di vista i bisogni e i desideri dei nostri figli, accecati da un bisogno di realizzazione personale!

 

Marta (14 anni):

“Mia madre mi ha sempre detto che sono molto bella e che da grande sarei diventata una modella. Mi ha anche iscritta ad un corso di portamento e si sta informando per vari casting… Io, però, sono timida e sfilare mi mette ansia … Lei dice che mi abituerò, ma io non ne sono sicura e, in realtà, questo mondo non mi piace! Il mio sogno è un altro…”.

E qui si apre un mondo. Quello di chi non è riuscito a realizzare un particolare sogno o nutre una voglia di riscatto nei confronti della vita.

Riversando sul figlio questo desiderio di realizzazione, ci si illude di poter avere “un’altra occasione”, caricandolo di un’ingiusta responsabilità.

 

Un papà che ha capito l’errore che stava compiendo ci dice:

“Da ragazzo un incidente stroncò la mia carriera di calciatore. Fu un dolore per me non riuscire a giocare in serie A. Quando divenni padre, mi consolai pensando che mio figlio ci sarebbe riuscito al mio posto e che questa poteva essere per me un’altra chance, perché avrei vinto attraverso di lui. Perciò, fin da quando era piccolo gli feci prendere lezioni di calcio e iniziai a portarlo allo stadio, convinto che si sarebbe appassionato a questo sport.

Dopo cinque anni di frequentazioni dei campi di calcio, però, mio figlio mi confessò che voleva studiare danza, perché quella era la sua reale passione e ad emozionarlo davvero era veder volteggiare sulle punte e non fare goal… Fu un trauma per me e per mesi quasi non gli parlai. Una volta, però, lo vidi danzare e notai che, in effetti, non era mai stato così felice quando correva dietro al pallone! Mi sentii egoista ad aver voluto riversare su di lui le mie frustrazioni e i miei fallimenti e decisi di rispettare la sua scelta.”.

Cosa fara' da grande?I figli, soprattutto da piccoli, amano incondizionatamente i propri genitori e hanno bisogno di coccole, conferme, sicurezze, gratificazioni.

Farebbero di tutto per accontentarli, renderli orgogliosi e non deluderli, a costo di fingere di essere quel figlio ideale (sempre bravo ed ubbidiente), che certi genitori particolarmente severi ed esigenti mostrano di volere.

Il figlio perfetto, però, non esiste e volergli assomigliare genera solo ansia e senso di frustrazione. Non è né facile e né giusto soffocare ciò che si è davvero.

Quando non esiste dialogo in famiglia e le decisioni sono imposte dall’alto, c’è il rischio che prima o poi, non essendo abituati al confronto, si arrivi ad uno scontro.

 

Potrebbe scattare nei figli un meccanismo di ribellione che nasce dalla voglia di dimostrare di essere in grado di decidere da soli della propria vita e il pensiero di non essere capiti.

Il rischio è quello di incorrere in scelte davvero sbagliate, perché non ponderate, ma dettate solo dalla voglia di libertà e di contraddizione nei confronti di adulti.

 

Scoprire che il figlio ideale non corrisponde a quello reale, comunque, non solo è doloroso per i genitori, ma lo è anche per il figlio stesso, che si sente “sbagliato” e combattuto fra il compiacere i propri genitori e l’ascoltare il proprio cuore.

Gli sembra di dover decidere se tradire i propri genitori o se stesso.

 

Una mamma:

“Mia figlia adora disegnare e vorrebbe diventare stilista, ma io ho fatto mille sacrifici per laurearmi e aprirmi uno studio di avvocato e non posso pensare che tutti i miei sforzi siano buttati al vento! Con la disoccupazione che c’è ora, poi, come può pensare di rifiutare l’occasione che le offro, garantendole la certezza di avere già un lavoro dopo la laurea? In fondo potrà sempre disegnare per hobby…”.

 

È giusto volere il meglio per un figlio, ma questo “meglio” deve essere per il figlio, non per il genitore.

Certo, è inevitabile che un ragazzo sia influenzato dall’ambiente dov’è cresciuto, dalle idee e dai valori che si respirano in casa ed è legittimo che i genitori, coinvolgendolo fin da piccolo nelle loro attività, gli trasmetteranno l’amore per uno sport, per un determinato lavoro o anche per un hobby particolare, ma una passione non si impone, gli si può solo dare l’occasione di venirne a contatto.

 

Mara (16 anni):

“Nel bar dei miei genitori ci sono praticamente cresciuta. Fin da piccola, sono sempre corsa lì dopo la scuola ed è ancora lì che studio, gioco o incontro i miei amici. I miei genitori hanno fatto grandi sacrifici per mettere da parte i soldi e permettermi di scegliere di andare all’università e gliene sono grata, ma io ho già deciso che –dopo il liceo- non proseguirò gli studi e li aiuterò al bar. Soprattutto mio padre si è commosso, sentendo che non sogno altro che di lavorare con loro e portare avanti l’attività di famiglia!”.

I genitori dovrebbero lasciare i figli liberi di crescere e andare per la propria strada, sostenendoli da vicino e mantenendo sempre salda la disponibilità all’ascolto.

E’ importante trasferire loro dei valori e, ancora prima, la fiducia nelle proprie capacità.

 

concorso pelikan

 

 

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Questo post è stato realizzato da Mammeacrobate per il progetto Pelikan LIVE YOUR DREAM: il concorso che permette di vincere subito tanti premi e vivere l’esperienza del sogno di ogni bambino, ma soprattutto permette di giocare con i nostri figli ai mestieri, reali o fantastici, che vorranno fare da grandi.


Partecipa anche tu con il tuo bambino al concorso e vinci il suo sogno!

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Foto tratte da Google

 

Per approfondire:
http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001033387

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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