Mi piace molto questo progetto. Lo sento molto vicino, molto vero. Come dire? Una cosa che se potessi vorrei fare anche io.
È stato l’incontro con una suorina di Rotari a risvegliare in Daniela Fantini, presidente dell’omonimo gruppo, il desiderio di “fare qualcosa”. Un qualcosa che l’ha portata in Burundi, e precisamente a Masango che è, ad oggi, uno dei due paesi più poveri al mondo, a visitare uno dei tanti villaggi sulla collina, dove manca tutto. Il Burundi è uno dei paesi più poveri del pianeta con circa 8 milioni di abitanti dei quali il 68% vive al di sotto della soglia di povertà.
Dopo molti anni di guerra civile il Paese è impegnato in una grossa attività di ricostruzione del tessuto sociale.
Fondamentale, anche per questo, l’aiuto di tutti coloro che vogliono dare il loro contributo a questa causa.
Come da manuale, c’è una cosa che più di tutte e fa sentire fortemente la sua mancanza: l’acqua.
In realtà l’acqua non è del tutto assente, ma spesso è altamente inquinata (e quindi portatrice di malattie) e i punti di approvvigionamento di acqua potabile sono pochi e lontani. Sono soprattutto i bambini ad esser stati “scelti” per assolvere all’arduo compito dell’approvvigionamento. Macinano chilometri su chilometri sotto a un sole cocente per portare 6 litri d’acqua al loro villaggio. Bambini che, nella migliore delle ipotesi, vengono abbandonati nel fango per giornate intere, che non sanno cosa sia una scuola, che non sanno cosa sia l’infanzia.
E non solo. Incide fortemente sul tasso di mortalità infantile, il fatto che spesso bevano acqua “trovata in giro” e non del pozzo, per ovvi motivi…
Daniela Fantini è tornata molto toccata dal suo viaggio. Cosa prevedibile ma non del tutto scontata. Sicuramente si è caricata di una forte responsabilità personale prima e “sociale” poi, nei confronti di questa popolazione. E allora ha deciso di fare qualcosa in prima persona, e successivamente attraverso il suo gruppo aziendale con il progetto “100 Fontane: Fantini for Africa”, attraverso il quale si impegna a portare l’acqua buona più vicina alle case dell’area di Masango e abbreviare il cammino da percorrere per reperire l’acqua necessaria per vivere.
“Dice Daniela Fantini: “credo che non solo come persona ma anche come azienda si debba investire in questa direzione. Lo sento per me e per Fantini come una sorta di obbligo morale”.
Il primo step, la costruzione dell’acquedotto, è già stato realizzato. Ora ci sono da costruire chilometri di tubature che dalle fonti arrivino fino alle fontane terminali, anch’esse da costruire. 100 è un numero simbolico, rappresenta l’intenzione dell’azienda di costruire “il più possibile”, di fare tutto ciò che può.
L’iniziativa sarà finanziata con il ricavato proveniente dalla vendita del prodotto icona dell’azienda (e magari non solo da quello aggiungiamo noi): la riedizione 2012 della serie “I Balocchi”, originariamente progettata nel 1978.
Molti sono i fatti di cronaca che ci portano a vergognarci della poca sensibilità che abbiamo verso chi sta molto peggio di noi ma per fortuna non è sempre così.
Cresce infatti la sensibilità individuale e collettiva su temi sociali in particolare quando ad essere colpiti sono gli individui più deboli.
La “corporate social responsibility” è un tema per fortuna sempre più attuale almeno in alcune aziende che noi riteniamo evolute e che crediamo siano da valorizzare. Siamo consapevoli che si potrebbe fare molto molto di più, ma per una volta abbiamo pensato di soffermarci su ciò che di buono c’è, convinte che un esempio concreto valga molto più di mille teorie.
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