Catia e’ una mamma blogger che, desiderando essere il piu’ possibile partecipe dell’educazione della sua bambina Matilde, ha deciso di mettere a punto una propria personale forma di homeschooling per accompagnarla e sostenerla nello studio. Ecco il racconto della sua esperienza.
La vita è la più importante esperienza di apprendimento.
Ciò che apprendiamo a scuola ha sempre dei collegamenti con la nostra vita.
Da questo Matilde (la mia bambina) ed io siamo partite per creare la nostra personale formula di homeschooling part time.
Ma cominciamo dall’inizio. Che cos’è l’homeschooling?
L’homeschooling è la scuola familiare.
E’ la possibilità, data alla famiglia, di occuparsi personalmente dell’istruzione dei propri figli.
E’ una possibilità che molti ancora non conoscono.
E’ una possibilità riconosciuta dalla nostra Legge Fondamentale, la Costituzione, che recita:
articolo 30: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli. ..nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”.
All’articolo 33 : “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento …Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione…”.
L’articolo 34 parla dell’istruzione obbligatoria: “L’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita”. poiché il capoverso precedente afferma che la scuola è ” aperta a tutti “, si è generalizzato, parlando sempre di “obbligo scolastico”.
L’istruzione è obbligatoria, non la scuola.
Io sono stata tentata di optare per questa possibilità.
Mi affascinava molto l’idea di seguire in prima persona l’istruzione di mia figlia.
Oltretutto sono sempre stata convinta che la scuola per caratteristiche sue, quindi fisiologiche e oggettive, non è adatta a tutti i bambini; o meglio non tutti i bambini sono adatti per frequentare la scuola.
Ci ho pensato molto seriamente per Matilde anche perchè in seconda elementare la vedevo molto insofferente rispetto alle modalità con cui la didattica veniva presentata dalle sue insegnanti.
Pagine e pagine di parole da scrivere, e poi ricopiare dopo aver individuato gli errori o decine e decine di operazioni da scrivere, prima in riga e poi in colonna.
Per Matilde era frustrante e faticoso. Ci sono stati dei mesi in cui piangeva tutte le mattine perchè non voleva andare a scuola (quello è stato anche uno dei campanelli d’allarme rispetto al sospetto di un disturbo specifico di apprendimento) e confesso che molte volte sono stata sul punto di riportamela a casa quando al mattino la lasciavo sugli scalini della scuola e lei mi guardava con i suoi occhioni azzurri pieni di lacrime.
Fin dalla prima elementare, pero’, Matilde ha manifestato un grande attaccamento nei confronti dei suoi compagni e delle maestre, vivendo molto intensamente l’aspetto della socialità a scuola.
Questo mi ha portato ad accantonare l’opzione homeschooling. Almeno l’homeschooling propriamente detto.
Così noi abbiamo optato per un homeschooling part time.
Io le offro, a casa, un modo alternativo (ludico se vogliamo) per apprendere meglio e sfruttando le sue caratteristiche, i suoi talenti, i vari argomenti affrontati a scuola.
E’ impegnativo quasi quanto la scelta di un homeschooling in senso stretto, se non di più, innanzitutto per una questione di tempo (che è limitato) e poi perchè si deve sempre tenere presente il rischio di una incompatibilità tra i nostri metodi e quelli delle insegnanti. Il rischio di generare confusione nei bambini è alto.
Matilde frequenta una scuola a tempo pieno. Ciò significa che esce alle 16.30. Dopo un po’ di riposo e la merenda ci dedichiamo al nostro homeschooling fino all’ora di cena.
Ovviamente nel rispetto dei suoi tempi e anche della sua volontà.
Ci sono pomeriggi in cui è particolarmente stanca e allora giochiamo, guardiamo un po’ di tv, chiacchieriamo o ci facciamo una partitina con la wii.
Ma quello è il nostro momento, da vivere insieme indipendentemente da quello che facciamo.
Io insegno yoga nella Polisportiva del nostro quartiere. Sono fortunata. Ho potuto scegliere di lavorare di mattina proprio per dedicare il pomeriggio a Matilde e per avere il tempo di preparare il materiale che eventualmente utilizzeremo nelle nostre attività o semplicemente per navigare in internet alla ricerca di idee.
Per ora il nostro è un metodo di studio che soddisfa entrambe.
Soddisfa soprattutto il desiderio di passare del tempo insieme (imparando) ed io mi sento coinvolta nell’istruzione di mia figlia (cosa per me irrinunciabile)
Ecco in che cosa consiste il nostro approccio allo studio:
ogni argomento che Matilde affronta a scuola viene ripreso e affrontato in maniera un po più… ludica o…. teatrale (per ripassare i fenici Matilde ha immaginato di essere uno storico, un relatore che spiegava all’uditorio le innovazioni che i fenici introdussero dal punto di vista navale) oppure sfruttando le risorse tecnologiche ( avete provato a vedere il delta del Nilo o l’estuario del Tamigi su Google Earth? Un modo divertente per studiare geografia). Ancora abbiamo creato dei minioffice per il ripasso dell’analisi grammaticale.
La nostra formula prevede anche la visita a musei e mostre, la partecipazione a laboratori creativi o legati a particolari argomenti e, quando è possibile, attività all’aria aperta (in questo periodo stiamo approfondendo attraverso la visione diretta l’argomento delle piante, le loro caratteristiche e le curiosità legate a questi meravigliosi esseri viventi).
E’ chiaro che, andando a scuola, Matilde ha a che fare con verifiche che devono essere fatte ed interrogazioni che devono essere sostenute e quindi lavoriamo anche in questo senso, anche se a noi piace molto approfondire scoprendo cose che non ci sono sui libri di scuola, ma che scopriamo anche dal vivo ( passeggiando in collina possiamo fare l’elenco delle modificazioni naturali e di quelle antropiche presenti nel paesaggio collinare).
Da settembre 2011 il nostro modo di fare homeschooling è leggermente cambiato.
Infatti a Matilde è stata diagnosticata una leggera forma di disortografia, quindi una difficoltà specifica di apprendimento facente parte della famiglia della dislessia.
I nostri sforzi sono cosi’ soprattutto indirizzati a rendere meno faticoso il lavoro scolastico: ho passato molto tempo a creare tabelle per facilitare l’esecuzione dell’analisi grammaticale o l’analisi dei verbi; a creare mappe concettuali adatte a Matilde, in grado di permetterle di recuperare facilmente i dati e le informazioni.
Un lavoro faticoso, certo ma che ha dato dei frutti, soprattutto in termini di serenità, perchè come dico sempre a me non importa che Matilde sia la prima della classe o abbia dei voti eccellenti, ma che viva il periodo scolastico in totale tranquillità e serenità.
Noi continueremo a passeggiare in collina per apprendere le bellezze della natura, continueremo ad organizzare cene a tema per viaggiare nel tempo e nello spazio. Perchè tutto quello che si vive ci insegna qualcosa.
Quello che ci piace tanto è stare insieme, consapevoli che tutto quello che le esperienze della vita ci offrono rappresenta un tesoro prezioso da osservare, capire e fare nostro sia che si tratti di apprendere come funzionano le equivalenze mescolando gli ingredienti di una torta o scoprire le meraviglie del fondale marino giocando ai videogame.
Probabilmente non facciamo nulla di diverso da altre famiglie, ma rappresenta la nostra personale esperienza di homeschooling- part time.
Per saperne di piu’ passate a trovarci sul nostro blog.
Prima foto tratta da Google
4 Comments
Catia, di questo tuo homeschooling (che trovo bellissimo) hai parlato con le insegnanti di Matilde? Cosa ne pensano loro? Ti appoggiano o in qualche modo ti osteggiano magari ritenendo eccessivo il tuo coinvolgimento in un ambito che ritengono solo loro? Penso in ogni caso che il tuo “lavoro” con Matilde sia molto importante! E a questo proposito vorrei porti un’altra domanda: Matilde come ha iniziato questo lavorare assieme a te: c’è stato bisogno di una qualche “forzatura” o ti è proprio sembrato che fosse lei stessa a chiedertelo? Scusa per tutte queste curiosità ma sono molto interessata. Grazie
Cara Maria,
rispondendo alla tua prima domanda in effetti mi chiedi di toccare un tasto dolente, nel senso che rispetto al nostro “studiare” insieme le insegnanti hanno frainteso all’inizio e ho dovuto davvero spiegare chiaramente in che cosa consistesse il nostro lavoro. Le insegnanti erano convinte che io facessi fare a Matilde, dopo otto ore di scuola, altri dettati, altre operazioni, altri problemi, cioè le facessi fare esercizio magari su cose in cui aveva più difficoltà. Niente di più lontano dalla realtà. Matilde svolge i compiti che le vengono assegnati e basta. E’ stato faticoso farglielo capire. Spero di esserci riuscita.
Per quanto riguarda l’atteggiamento di Matilde rispetto a questo nostro lavorare insieme, essendo svolto in piena libertà ci sono stati momenti in cui lei stessa mi ha chiesto di approfondire degli argomenti e dei momenti in cui chiaramente mi ha detto che non le interessava svolgere determinate attività da me proposte. Ma ci sta! Così come ci sta la possibilità che un giorno mi dica: “Mamma, adesso basta”.
Sei proprio brava e ancora una volta si evidenzia come la scuola italiana non sempre (e “non sempre” purtroppo è un eufemismo) è preparata ad affrontare situazioni particolari e non sempre (sottolineo “non sempre”!!!) è pronta ad affrontare il lavoro che alcuni genitori sono disposti a realizzare con i propri figli. Io devo dire che sono stata fortunata, soprattutto con la mia prima figlia, la cui maestra ci INVITAVA ad essere vicini ai nostri figli con attività particolari quali portarli a vedere luoghi, mostre… perchè lei diceva che “vedendo” si impara meglio che sui banchi!!! Direi una rarità per ieri ma anche per oggi!!!
[quote name=”Maria”]Sei proprio brava e ancora una volta si evidenzia come la scuola italiana non sempre (e “non sempre” purtroppo è un eufemismo) è preparata ad affrontare situazioni particolari e non sempre (sottolineo “non sempre”!!!) è pronta ad affrontare il lavoro che alcuni genitori sono disposti a realizzare con i propri figli. Io devo dire che sono stata fortunata, soprattutto con la mia prima figlia, la cui maestra ci INVITAVA ad essere vicini ai nostri figli con attività particolari quali portarli a vedere luoghi, mostre… perchè lei diceva che “vedendo” si impara meglio che sui banchi!!! Direi una rarità per ieri ma anche per oggi!!![/quote]
io temo che oggi come oggi troppi genitori ritengano che l’apprendimento sia delegato esclusivamente alla scuola, vuoi per le tante ore che i bambini passano a scuola, vuoi per (così dicono) l’eccessiva quantità di compiti a casa che vengono mal subiti in primis dai genitori.
bella questa testimonianza!!!