Per la festa della mamma mi hanno chiesto di partecipare a un’intervista collettiva su La Stampa. Tra le figure di “mamme moderne” hanno voluto inserire anche quella di mamma matrigna. Inutile dire che ne sono stata molto contenta: “matrignare il più possibile” è il motto di noi matrigne (vero @Rossella Calabrò del #clubdellematrigne?). Siamo ancora così poco conosciute e socialmente accettate. Senza contare che proprio il termine matrigna continua a spaventare le persone. “Mamma matrigna in senso buono”, ha tenuto a specificare l’intervistatrice. Il nome, proprio, non aiuta. La matrigna di Cenerentola è sempre lì a fare capolino. Glielo leggi negli occhi, appena ti presenti: come si chiama il tuo blog? Mamma matrigna, e vedi nello sguardo che qualcosa si gela. Un’intenzione, un pensiero, un’immagine: sarà cattiva? Se è una matrigna…
Venerdì 8 e sabato 9 a Milano si è svolto il #mammacheblog, il mitico raduno delle mamme blogger, coordinato da Jolanda Restano di Fattore Mamma. È stata la mia prima volta e a parte pochissimi volti conosciuti sono rimasta un po’ in disparte. Ho trovato molto utile partecipare ai corsi, ma devo confessare un senso di disagio. Mi sono chiesta, infatti: ma io con il mio blog #mammamatrigna sarò mai parte legittima del circolo delle mamme blogger? Essere mamma e assieme matrigna confonde un po’ le acque. I temi che affronto nel mio blog sono molto particolari, si può rischiare che interessino solo chi vive una famiglia allargata.
Per tornare all’intervista con La Stampa, la giornalista mi ha chiesto se potevo descriverle il tipo di maternità che si vive con una figlia non nostra. Io l’ho stoppata subito: non parlerei di maternità verso la figlia di mio marito. Certo l’ho accudita, l’ho curata, l’ho nutrita, l’ho coccolata, le ho letto e raccontato storie, l’ho anche rimproverata se serviva in questi quasi 9 anni di vita assieme. Tutti compiti da mamma. Ma, ho dovuto precisare con vigore, “io non sono la mamma”. Lei ha una sua mamma e un suo papà. Io sono qualcosa di terzo. Che non saprei definire. Che non mi piace chiamare matrigna, perché evoca un’immagine negativa e crudele. Oltre al fatto che matrigna, da dizionario, è la donna che affianca e risposa un uomo vedovo. Invece oggi, sempre più, donne e uomini ricostituiscono famiglie con persone che hanno figli da relazioni precedenti, ma nessuno è vedovo!! E si ritrovano a essere “quasi mamme” o “quasi papà”, loro malgrado.
Un compito faticoso ed esaltante assieme. Che cambia la vita e i punti di vista. Che ti costringe a guardarti dentro più di quanto avresti mai pensato. Così, essere mamma, non sarà più soltanto aver generato delle creature e crescerle ed allevarle e amarle perché frutto del nostro corpo. Si scopre un altro modo di amare, altrettanto potente, che non è quello disinteressato verso un compagno, né quello contorto e conflittuale verso i genitori, ma forse una delle forme d’amore più pure e sincere che si possa provare. Simile, anche se diversa, all’amicizia.
Con questo concludo e auguro a tutti BUONA FESTA DELLA MAMMA
vostra mammamatrigna
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