Pubblichiamo una email arrivata in redazione con relativa risposta da parte della nostra psicologa Irene Koulouris. Il tema è sicuramente di interesse comune e apre a molte riflessioni.
Gentile dottoressa,
ho letto l’articolo sulle botte e le scrivo perchè a volte ho difficoltà a gestire la MIA rabbia. Tutti pensano a come gestire la rabbia del bambino, ma quella della mamma?
Mi capita di sentirmi frustrata perchè solitamente la mia vita gira intorno a quella delle mie bambine (la più grande ha 3 anni e la più piccola ha 14 mesi), che vengono prima dei lavori di casa e dei falsi impegni. Ma se per caso decido di dover stirare (o fare qualsiasi altra cosa) e quel giorno al mese che lo faccio, non riesco… allora mi innervosisco e finisco con lo scaricare la mia frustrazione su di loro, arrabbiandomi per scemate, urlando, minacciandole, usando parolacce e purtroppo se sono al limite anche di far volare scapaccioni spesso a sproposito. Questo credo sia un problema comune a molte mamme, ma poche lo ammettono perchè lo scapaccione non è educativo e figurarsi se poi vado a dire che lo tiro perchè ho le balle in giostra!
Certamente è una situazione che si è creata dopo 3 anni di scarsi contatti sociali, in un contesto dove mi sono dovuta ricreare tutte le amicizie e solo ora inizio ad averne di solide, costretta a contatti con persone che certi problemi nemmeno se li pongono e quindi impossibile parlarne perchè “tua figlia dovresti picchiarla ogni tanto!” è il loro mantra… e mettiamoci anche la stanchezza di 3 anni di notti con risvegli ogni ora e chissà cos’altro. Resta il fatto che io non voglio che le mie figlie MI subiscano.
Come posso fare? Grazie.
Vale
Gentile Vale,
innanzitutto trovo che la consapevolezza che ha raggiunto riguardo al fatto che la rabbia che talvolta scarica sulle bambine non dipende da loro sia un ottimo punto di partenza.
Quello che lei descrive è un meccanismo di spostamento delle emozioni molto comune: si è arrabbiati con qualcuno o per qualcosa e ad essere investiti dalle urla sono poi persone diverse (mariti, figli, colleghi o anche automobilisti!) con le quali è possibile sfogarsi con più facilità (perché più disponibili o perché si è meno in conflitto nell’esprimersi con loro).
Mi chiedo quindi con chi o per cosa in realtà è arrabbiata. La risposta forse sta nella “frustrazione perché la vita gira intorno a quella delle bambine” e nei “3 anni di scarsi contatti sociali”. Come già ha capito da sola sarebbe molto importante per lei (e di conseguenza per le bimbe) poter avere dello spazio/tempo per sé, per coltivare interessi personali e poter nel contempo alleggerirsi un po’ delle fatiche che comporta occuparsi da sola di figli così piccoli e impegnativi. L’ideale sarebbe poter affidare le piccole a qualcuno di fidato o alle scuole/nidi almeno per qualche ora a settimana in cui lei possa “staccare la spina” concentrandosi su altro che la faccia sentire bene e meno “frustrata”.
La stanchezza perenne sicuramente non aiuta; dormire poco rende irascibili e se inoltre la causa delle notti discontinue sono i risvegli dei figli finiscono davvero per essere loro causa e sfogo dell’esasperazione materna.
Se sente che frustrazione e rabbie hanno cause per lei non accessibili, si manifestano con una frequenza disturbante o anche che davvero non sono gestibili fermandosi a riflettere prima di esplodere e vengono subite dalle bambine, le consiglio di chiedere un colloquio ad un collega che saprà fare un’adeguata valutazione della specifica situazione e dare indicazioni corrette.
dott.ssa Irene Koulouris
*Il servizio non sostituisce il parere diretto dello specialista e non costituisce una visita medica a distanza. In caso di patologie o disturbi conclamati è necessario consultare sempre il proprio medico di fiducia. Le indicazioni fornite dagli esperti sono di carattere generale: cure e terapie personalizzate devono essere prescritte dal proprio medico curante.
7 Comments
Una domanda che mi sorge spontanea… ma il compagno/marito dov’è? C’è? Almeno lui riesce a comprendere lo stress fisico e mentale vissuto da questa mamma? Perchè a volte basta una persona che ti ascolti e ti dica “ti capisco” per fare la differenza.
E comunque penso che dovrebbe essere prima di tutto lui a preoccuparsi che la compagna riesca a ritagliarsi uno spazio anche piccolo nel quale recuperare energia soprattutto mentale, per il bene della mamma e per il bene di tutta la famiglia!
Una dottoressa madre di 2 gemelli dopo pochi mesi da parto è tornata al lavoro perchè al lavoro recuperava energia!!!! per reggere ai ritmi di casa… Mi pare un esempio molto eloquente… non tutti i bimbi sono calmi mansueti e ubbidienti…
In queste circostanze, se coloro che abbiamo intorno non ci aiutano, c’è il rischio che la situazione peggiori, fino ad arrivare a sentire notizie di mamme che commettono delle vere e proprie azioni violente sui figli.
Suggerisco, in qualità Presidente di una Associazione che si occupa di mamme e bimbi, di offrire un aiuto concreto a questa mamma, e a qualsiasi mamma che si trovi palesemente nelle sue condizioni, facendo in modo che lei possa “staccare” per un po’, anche poche ore alla settimana, dalle bambine, recuperando un po’ di equilibrio e di chiarezza.
Personalmente, confido che il webmaster mi metta in contatto con la mamma in questione, per offrirle gratuitamente (naturalmente) il mio aiuto per ciò che posso fare. Scrivo dalla provincia di Pordenone. Se la mamma è nelle vicinanze mi impegno sin d’ora ad occuparmi delle sue bimbe per qualche ora alla settimana tramite la mia Associazione, e metterla in contatto con qualcuno che le possa offrire un supporto professionale.
E’ inutile parlare senza fare nulla. Quando qualcuno chiede aiuto e manda un segnale, poi non possiamo scandalizzarci se accadono degli avvenimenti tristi che coinvolgono le famiglie. La società siamo noi, e domani potrebbe accadere a noi di aver bisogno di aiuto.
Ciao TataPaola, grazie per questa risposta e per la volontà di fare concretamente qualcosa per questa mamma che si è rivolta a noi. Ti invito a contattarci via mail a info@mammeacrobate.com così che in privato potremo parlare più approfonditamente di questa questione. Nel frattempo contatto la mamma che ci ha scritto per chiederle il permesso di essere messa in contatto con te e la tua Associazione.
Grazie di nuovo.
cercherò di rispondere a tutte e due (e a chi ha commentato su fb)
innanzitutto grazie per il supporto.
in effetti alcuni dei dubbi che avete sollevato sono più che fondati: non ho più la mamma, mio padre vive lontano e comunque ha cercato di aiutarmi come mio marito, proponendomi una baby sitter per qualche ora un giorno o due alla settimana. la stiamo cercando.
mio marito è un gran supporto, ma rientra a casa alle 20 (al mattino non lo vedo neppure…) e una volta cenato, gioca con le bambine e poi va a dormire stanco morto. alcune cose poi non riesce a comprenderle, forse perchè io sono molto meno cerebrale di lui.
lasciamo perdere il discorso famiglia di lui, perchè potrebbe venire frainteso. comunque resta il fatto che non ho aiuti; che la minore è morbosa nei miei confronti soprattutto perchè non ha mai avuto l’opportunità di allontanarsi da me (pur essendo una bambina socievole, deve sapere che sono in casa o a portata di vista altrimenti scatena l’inferno)
grazie a tatapaola per l’offerta, siamo troppo lontane per poterla accettare ma apprezzo la disponibilità.
certo, dalla mail la situazione sembra più drastica di quanto non sia (per quanto non sia bello quello che sto facendo e passando) in parte anche perchè scritta in un momento di crisi, quando si vedono le cose tutte nere e vi sembrerà sciocco leggerlo,ma dopo un lungo periodo di pioggia. non poter uscire, non poterle far sfogare le rende più agitate e noiose!
non riempio di botte le bambine tutti i giorni; capita l’episodio dopo mille avvertimenti e richieste di collaborazione (lo dico, alle mie figlie, che è una giornata no, che non sto bene, che ho bisogno di aiuto e che loro potrebbero collaborare ubbidendo ai miei rarissimi ordini o divieti)
dopo mi rendo conto del mio gesto e quindi spiego l’errore, che non era necessario, che non va fatto ammettendo che la mamma ha sbagliato e ha agito in maniera crudele e insensata ma che anche quando ho questi momenti le amo alla follia. sono convinta che capiscano tutto quello che dico loro.
per fortuna la mia personale situazione è meno grave di quello che è stato paventato dalle mamme che hanno commentato su fb; voglio anche tranquillizzarle sul fatto che ho iniziato a prendermi cura di me (non spazi senza le bambine perchè non mi è possibile) e sto già molto meglio; la rabbia se ne sta andando come è arrivata e le mie piccole ne risentono positivamente!
dottoressa Koulouris la ringrazio per tutto. probabilmente la rabbia deriva da una situazione irrisolta e irrisolvibile che mi crea particolare frustrazione, al di là di tutto il resto che ho accettato di buon grado da anni (gestione delle bambine da sola, nuova condizione, ecc) ed è il rapporto con la cognata che si è deteriorato definitivamente proprio nel periodo antecedente allo scoppio delle mie crisi. è veramente difficile doversi tenere certe “parentele”, non poter chiudere il capitolo come si farebbe con amici che tali non sono più. dover tacere per la pacifica convivenza, o dire la propria ma trovare dall’altra parte qualcuno che non rispetta minimamente quello che siamo. ci lavorerò sopra e troverò il modo di farmi scivolare addosso certi atteggiamenti; non è giusto che riesca nel suo scopo di rendermi difficile la vita (e farla pagare a chi non ha nessuna colpa).
praticare uno sport secondo Lei mi potrebbe aiuterebbe a sfogare l’energia in eccesso?
sarò ben felice di leggere ulteriori commenti, che come quelli già scritti mi aiuteranno ulteriormente in questo percorso di introspezione e di gestione di questa rabbia che non mi appartiene
grazie ancora
vale
Cara Vale, anch’io mi sono trovata nella tua identica situazione a circa sei mesi dalla nascita del 2° figlio, con il più grande che aveva circa 4 anni.
Dall’esterno sembravo la super mamma in gambissima, perfetta e quasi da pubblicità…in realtà anch’io covavo una rabbia repressa per la continua e costante richiesta di attenzione del primogenito (sacrosanta e…da manuale!).
In più di un’occasione ho avuto verso di lui reazioni “violente” ovviamente in un senso limitato del termine, e mi sono interrogata su questo aspetto: le mamme non sono angeli come ci vogliono far credere, le mamme sono persone in positivo ed in negativo e devono essere considerate in quest’ottica (e devono anche accettarsi in questa veste!). Anch’io credo, come è già stato detto, che la mancanza di attenzione e di aiuto da parte di chi ci sta intorno scatena reazioni che possono essere più o meno irreparabili (nel meno ci sono i nostri rimorsi, il dispiacere per aver incrinato qualcosa con il proprio bimbo, le sue paure etc, nel più quei terribili fatti di cronaca su cui tutte noi dovremmo però interrogarci). Il mio piccolo consiglio, che si aggiunge agli ottimi già ricevuti, è quello di creae con loro situazioni di complicità tale da farle sentire vicine a te anche solo son una parola/canzone/gesto. A me ha aiutato tanto, ma si sa, ogni bimbo è diverso.
Un caro saluto e…la pioggia ormai deve passare!!! è questione di poco!
non ho mai dato sberle ma so di “ferire” lo stesso i miei figli; a volte li vedo quasi spaventati da me ed è una sensazione davvero brutta, terribile.
Quasi sempre so l’origine della mia rabbia (lavoro, preoccupazioni economiche, stanchezza), ma non riesco a fermarla, è come se dovesse esplodere, per non esplodere io.
A volte vorrei che mio marito mi abbracciasse soltanto, per placarmi. Invece poi qualsiasi cosa lui dica la vivo come un giudizio, al mio comportamento davvero pessimo. Non è lui che esprime un giudizio davvero, sono io che interpreto le sue parole come un giudizio, perchè ho la coda di paglia, perchè so di sbagliare, in quel momento.
Questa sera gli chiederò di abbracciarmi, la prossima volta che mi vede imbufalita, senza dire nulla.
Grazie Vale per averci raccontato e fatto raccontare.
Papilla
Per poter contenere il bambino, la donna ha bisogno di essere lei stessa contenuta, dal partner e dal gruppo familiare. Chi, come una mamma, fa un lavoro di cura ha bisogno, a sua volta, di essere presa in cura.
Rabbia, amore, odio, felicità, tristezza sono tutte emozioni normali in una mamma. Riconoscerle e accettarle è il primo (grande) passo, chiedere aiuto è un passo in più.
In molte città ci sono luoghi e occasioni di ritrovo tra mamme, gruppi di ascolto, di mutuo-aiuto, dove condividere emozioni ed esperienze, dove si realizza di non essere sole ad affrontare queste situazioni. Oltre allo sport, secondo me anche il rilassamento aiuta ad allentare le tensioni.
Vale, prova a chiedere al tuo comune se ci sono iniziative di questo tipo.
Un abbraccio,
Bianca