Come molte altre competenze, anche l’attendere, il rimandare, il tollerare la frustrazione del non poter avere sempre tutto e subito non è innata, ma va appresa attraverso l’esperienza. I genitori sanno bene quanta fatica e quanto tempo ci vuole prima che i bambini abbandonino quell’urgenza nel chiamare e nel chiedere e possano accontentarsi di un semplice “un attimo” senza scalpitare, urlare o buttarsi a terra disperati.
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Quando iniziare a insegnare ai bambini ad aspettare?
I bambini iniziano a chiamare e a reclamare la nostra presenza fin dai primi minuti dopo la nascita, ognuno con il proprio stile, chi in maniera più perentoria, chi meno, a seconda anche del timbro di voce e dell’intensità del pianto. Nei primi mesi di vita si può solo rispondere, con la massima solerzia possibile. I neonati infatti non hanno ancora alcuna concezione del tempo e dell’attesa e mal tollerano la frustrazione del non vedere subito accolti i loro bisogni. Hanno invece bisogno di imparare che i genitori sono figure affidabili, presenti e capaci di rispondere in maniera adeguata alle loro richieste, siano esse di cibo, calore, contenimento, consolazione.
Nel corso dei mesi, superato il primo anno di vita, è invece importante cominciare ad insegnare ai bambini la tolleranza alla frustrazione, iniziando a mettere i primi limiti, non solo fisici – lì non puoi andare, questo non lo puoi toccare – ma anche temporali.
Non è più necessario rispondere con la massima urgenza ai richiami dei bambini se non si tratta di una vera emergenza, per aiutarli piano piano a diventare capaci di aspettare e di autoconsolarsi. Non significa che non dobbiamo più rispondere ai loro richiami, ovviamente, solo aiutarli ad imparare ad aspettare – e rispettare – i tempi delle altre persone.
Nei primi tre anni di vita, è l’emisfero destro del cervello che guida il comportamento dei bambini, colorando di impulsività il loro modo di agire e reagire a ciò che succede loro. Fino ai tre anni, infatti, l’emisfero sinistro (sede del pensiero) non è sufficientemente sviluppato per mediare, attraverso la riflessione, sul comportamento del bambino.
La capacità di ragionare, riflettere, prevedere le conseguenze delle proprie condotte (e quindi piano piano sostituire la reazione impulsiva con la reazione ragionata) è quindi una competenza che emerge dopo i 3 anni di vita. Tuttavia, la effettiva capacità dell’emisfero sinistro di intervenire come “mediatore” sulle reazioni impulsive dell’emisfero destro non si sviluppa da sé spontaneamente, ma grazie all’esperienza, ripetuta più e più volte, nella relazione con l’adulto.
Come insegnare ai bambini ad avere pazienza
È l’esperienza, giorno dopo giorno, che stimola la formazione di connessioni tra le due aree del cervello aiutando il bambino nel suo percorso di crescita a imparare a contenere e gestire le pulsioni mediandole attraverso il pensiero e decidendo quale condotta sia più adeguata. In questo complesso e fondamentale processo di crescita, anche la funzione dell’aspettare si sviluppa: se i genitori dal secondo anno di vita del bambino iniziano ad insegnargli a non pretendere sempre l’immediato soddisfacimento di ogni sua richiesta, non vedranno probabilmente subito i risultati del loro lavoro – ricordiamo che prima dei 3 anni l’emisfero sinistro non è sufficientemente maturo per dominare le pulsioni attraverso la funzione cognitiva – ma stimoleranno nel loro bambino la creazione di sempre maggiori connessioni tra i neuroni dei due emisferi, la base anatomica della capacità di gestire gli impulsi e le emozioni e tollerare le frustrazioni.
Ogni nostro atto educativo, ripetuto nel tempo, ha una ricaduta sull’anatomia del cervello dei nostri bambini. La capacità di gestire le emozioni come la rabbia o l’impotenza, di reagire in maniera adeguata a esperienze negative, di tollerare la frustrazione di un limite o di un no non si sviluppano da sole, ma attraverso i gesti dei genitori, ripetuti quotidianamente, nelle interazioni con i loro figli.
Insegnare piano piano, rispettando ovviamente i tempi di ogni bambino, a sopportare l’attesa è fondamentale: tollerare piccole frustrazioni oggi significa diventare domani adulti capaci di affrontare le delusioni e le frustrazioni che la vita prima o poi può metterci davanti.
photo credit: metrognome0 via photopin cc
6 Comments
Che bello questo sito! Io e mia moglie aspettiamo il nostro primo bimbo che è una femminuccia per fine novembre e trovo interessanti e stimolanti a un lavoro di educazione ben fatto questi consigli! Grazie!
Grazie mille, sapere poi che ci leggono anche i papà ci riempie di gioia!! 🙂
io con le mie bambine (3anni e mezzo e 2 anni) facciamo un gioco per imparare la pazienza.
Quando parte il “lo voglio subito” io chiedo” ce l’avete un attimo di pazienza?”
e loro “no!”
e io “allora ve ne vendo un po’” e faccio finta di tirar fuori dalla tasca un pacchetto, che loro ovviamente devono fingere di pagarmi (perchè mica è gratis, la pazienza!)
… non sempre ottengo l’effetto desiderato, ma se non altro spezzo con una risata il circolo vizioso che porta poi al capriccio
Bellissima idea 😀
Da rivendere!
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