Oggi affronteremo un tema che tocca da vicino tutti i genitori con figli dai 6 anni in su: quello dello studio a casa.
I nostri figli vanno a scuola ogni giorno, spesso a tempo pieno, e quando arriva la sera o il weekend tutta la famiglia vorrebbe potersi congedare dai propri doveri abituali per dedicarsi al riposo, alle attività ricreative e al divertimento.
Spesso però a rompere le uova nel paniere arrivano i compiti a casa.
Bambini e ragazzi hanno grandi quantità di esercizi da svolgere e lezioni da imparare e, tranne che per alcuni, studiare a casa la sera o nel weekend (o peggio, durante le vacanze) diventa un vero e proprio peso, del quale alla fine risentono l’equilibrio e l’organizzazione di tutta la famiglia.

 

Prendiamo spunto dal libro di Maila Paone Aiuto mio figlio deve fare i compiti! per affrontare questo delicato argomento e per trarne alcuni interessanti suggerimenti per fare dello studio a casa un momento interessante, coinvolgente e interattivo.

 

Il pamphlet parte dal presupposto che le materie di studio, così come sono proposte a scuola, siano estremamente noiose per i nostri ragazzi.
Per un bambino o un adolescente, abituato al colorato e rumoroso mondo di console per videogiochi, internet e televisione, il pensiero di sedersi ad una scrivania e studiare non è di certo invitante.
La tentazione di distrarsi con una chat o una partita col videogame del momento è forte e così finisce che tra una pausa e l’altra, di ciò che si dovrebbe imparare, si ricordi alla fine ben poco.
La proposta dell’autrice è quella di usare le piattaforme multimediali (internet in particolare) e gli interessi dei ragazzi come alleati, accostando agli argomenti di studio le vite di personaggi amati (del mondo della musica o del cinema), i video di MTV o Youtube, le nozioni di Wikipedia, in maniera da attualizzare i temi di studio e facilitarne l’apprendimento.

 

Un esempio? Quello di accostare la vita di un musicista classico a quella di una moderna rockstar, avvicinando due mondi apparentemente lontanissimi e stimolando la fantasia del nostro giovane studente, consentendogli di ricordare la storia del primo per associazione con l’esperienza della seconda.
Avvicinarsi alla storia antica, partendo da un film attuale, come “Troy”, renderà più semplice ricordare le gesta del pelide Achille alias Brad Pitt e degli altri personaggi omerici.
Imparare una lezione di scienze naturali ispirandosi a un bel documentario o ad un esperimento scaricato da internet è il miglior modo per unire l’utile al dilettevole.
Insomma se non possiamo piegare la tecnologia impedendo ai nostri figli di farne uso quando dovrebbero studiare, converrà plasmarla secondo i nostri scopi, rendendoci complici degli interessi dei ragazzi e utilizzandoli a nostro (e soprattutto loro vantaggio).

Si tratta ovviamente di spunti, talvolta provocatori, forse eccessivi, ma che possono essere d’aiuto nel difficile compito di rendere i ragazzi interessati alle materie di studio.
Quando ero ragazzina, e internet (fa molto vecchio ammetterlo) ancora non c’era e la massima distrazione poteva arrivare dalla radio o dalla tv, era la fantasia a venirci in soccorso.
Non c’era bisogno di Wikipedia per immaginare grandi storie avventurose, né di saghe cinematografiche, c’erano solo l’interesse e il tempo di un padre e una madre appassionati a raccontarci la storia o le scienze con entusiasmo e fantasia, seduti a fianco a noi al tavolo al sabato pomeriggio con una bella tazza di tè fumante e qualche biscotto.
Personaggi storici, animali, persino numeri si animavano nella nostra mente al suono vivo della voce dei nostri genitori, al contatto del loro calore mentre ci aiutavano a leggere e a imparare. Al loro coinvolgimento.

 

Al di là di tutti i mezzi che possono aiutarci a conseguire il nostro scopo, c’è l’imprescindibile partecipazione da parte nostra, in qualità di educatori.
Laddove trasmetteremo entusiasmo, sarà recepito.
Laddove sbufferemo perché abbiamo da far altro, da andare altrove, i nostri figli risponderanno sbuffando a loro volta e liquidando in una rapida e distratta lettura ciò che dovrebbe essere di loro interesse e di loro estrema utilità.
Voglio passare un messaggio, al quale tengo molto, come donna che ha molto studiato e che molto ama studiare.
Le scuole dell’obbligo e le superiori sono l’unica occasione strutturata per i nostri figli per apprendere storie e nozioni di cultura generale che non avranno forse più l’opportunità di imparare.
Ciò che oggi vorrebbero trascurare perché appare noioso, domani mancherà loro in maniera insostenibile.
La cultura è un bene irrinunciabile e l’occasione per formarsene una propria risiede in primo luogo nella scuola e nello studio.
Quindi al di là di ogni legittima critica che possiamo muovere al sistema scuola, abbiamo il dovere morale in quanto adulti e genitori di dedicare del tempo e della passione allo studio dei nostri figli e anche laddove non possiamo arrivare con le nostre memorie e conoscenze, dobbiamo arrivare con la sensibilità e l’entusiasmo.
Facciamo che il momento dello studio a casa si liberi da nervosismi inutili e diventi un momento di condivisione. Molliamo tutto e sediamoci con i nostri figli al tavolo di cucina per imparare di nuovo, con loro.
Sbufferanno sempre di meno e si interesseranno sempre di più.
Cresceranno e impareranno. E noi con loro.

Per vedere il booktrailer del libro “Aiuto, mio figlio deve fare i compiti” cliccate qui

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1 Comment

  1. Zia Franny

    Leggo il titolo e corro a leggere, anche perchè molto spesso mi trovo a sostenere che i bambini vanno seguiti nel loro percorso scolastico onde evitare che facciano male i compiti o che non li facciano per niente.. poi però mi chiedo fino a che punto questo sia vero dato che molto spesso mi sembra che si concentrino di piu da soli che con noi… a volte (e solo a volte) mi chiedo se non servirebbe anche un po’ di distacco per vedere “a che punto siamo”, per capire quanto il bambino sa fare da solo… ovvio, parlo dei bambini più grandi ma ancora alle elementari. Il distacco tra medie ed elementari è grande. Che autonomia potranno avere i nostri figli se non tagliamo mai il cordone del “ci sono io ad aiutarti”?