Continua il nostro percorso sull’educazione al genere, e dopo aver percorso varie tappe del percorso di crescita dei nostri figli, parliamo insieme ad Annalisa Valsasina, psicologa e psicoterapeuta di Matrioska Group, di un periodo particolarmente delicato, turbolento e pieno di cambiamenti, in cui il corpo diventa il protagonista e si inizia ad esplorare la propria identità sessuale: la preadolescenza…

 

Ed eccoci alle porte dell’adolescenza…I nostri figli e le nostre figlie sono sempre più coinvolti in attività extra familiari, il loro mondo si amplia in termini di esperienze e relazioni con figure diversificate (insegnanti, allenatori, altri genitori, ecc.), il gruppo di pari acquisisce sempre maggiore importanza.

Nel flusso ambivalente di comportamenti che caratterizzano questa fase, un elemento sale sulla ribalta, prende la scena e diventa protagonista di grandi cambiamenti: il proprio corpo. Le trasformazioni puberali si avviano e il corpo diventa sessuato, marcando, anche fisicamente, il confine e la diversità tra maschi e femmine.

 

Cosa succede in questa fase?

I ragazzi modificano il timbro della voce, crescono in altezza, sono in preda ai primi sconvolgimenti ormonali. Nelle ragazze il seno cresce, inizia il ciclo mestruale che le introduce ai ritmi della femminilità, le forme diventano più tondeggianti. L’esplorazione del proprio corpo in cambiamento si riattiva, sotto la spinta della domanda:

“Cosa vuol dire essere maschio e essere femmina?” e quindi “Io come faccio ad agire da maschio/femmina?”.

Per rispondere a questo interrogativo ci si avvicina ai compagni e agli amici dello stesso sesso, si osservano i genitori, in particolare la madre per le ragazze e il padre per i ragazzi: “Come è donna mia madre? Come è uomo mio padre?”

E ci si “sintonizza” sui modelli della società: “Cosa ci si aspetta da me in quanto uomo/donna?”.

 

Con quali stereotipi i ragazzi e le ragazze si scontrano in questa fase?

Se partiamo dal corpo femminile non c’è che l’imbarazzo della scelta. Da sempre, si sa, la bellezza è associata al mondo delle donne e la femminilità è identificata con il corpo. Oggi sono due i miti imperanti per le ragazze: quello della magrezza e quello della bellezza/giovinezza a tutti i costi.

Il corpo proposto alle giovani è un oggetto di consumo, perfetto e impeccabile, snello, giovane e sensuale. E’ un ideale, a cui è difficile, se non impossibile, avvicinarsi ma che è presentato come l’unica via per essere attraenti e affascinanti, per essere “guardate” e, nei casi più distorti, per ottenere l’approvazione e il favore degli altri.

Dalla pubertà in poi il corpo delle ragazze diventa “pubblico”: volenti o nolenti, le giovani sono guardate, valutate, commentate – purtroppo a volte anche molestate –  in famiglia, a scuola, dalle amiche e dagli amici, da estranei e naturalmente da loro stesse, con tutte le fragilità legate all’età che stanno vivendo.

Le amicizie tra pari sono sempre più importanti, fonte di identificazione reciproca, e in queste relazioni il corpo diventa anche mezzo di espressione affettiva. Le amiche si tengono per mano, si accarezzano, si abbracciano e si baciano, si sostengono affettivamente.

E ai ragazzi cosa succede? Anche nel loro caso è proposta un’immagine riduttiva e stereotipata del corpo maschile, rappresentato prevalentemente nella dimensione della forza, della virilità, dell’energia, dell’azione verso l’esterno. E’ un corpo muscoloso, che non lascia spazio a imperfezioni, debolezze, fragilità, empatia. E’ un corpo sopraffatto dagli istinti sessuali, a prescindere dalla relazione affettiva, e che si rapporta al corpo delle donne come ad un oggetto. La fisicità maschile tra pari si esprime quasi esclusivamente attraverso modalità che richiamano alla “lotta”, alla competizione, al cameratismo. Altre forme di contatto corporeo – abbracci, baci –  sono banditi, pena la messa in discussione della propria virilità.

 

Come noi genitori possiamo affrontare questa fase? Cosa possiamo concretamente fare?

Come sempre, il punto di partenza siamo noi, perché non si tratta di “dire” ai ragazzi e alle ragazze cosa devono “fare” ma di dare loro il buon esempio attraverso i nostri comportamenti.

I nostri figli hanno bisogno di modelli, ma è importante mostrare loro che ne esistono di diversi e molteplici.

 

Ecco alcuni consigli:

  • iniziamo noi adulti ad amare, curare e proteggere il nostro corpo, anche dicendo no a quanto non desideriamo: insegneremo ai nostri figli che tutto ciò è fonte di benessere perché significa sapersi prendere cura di sé.
  • impariamo a rispettare il nostro corpo nella sua unicità, con i suoi pregi e i suoi difetti. Guardiamoci e commentiamo il nostro aspetto davanti ai ragazzi e alle ragazze in modo accogliente, non giudicante. Facciamo lo stesso con il corpo dei nostri figli, mogli, mariti. Il corpo è importante, ma la persona è qualcosa di più. 
  • curiamo il nostro corpo: riposiamo, facciamo attività fisica, nutriamoci in modo adeguato ed equilibrato, accarezziamoci e lasciamoci accarezzare, usiamo il nostro corpo per esprimere affettività. Mostriamo ai nostri figli il piacere che deriva dal fare queste cose per noi stessi e per il nostro benessere, non per conformismo, dovere o per aderire ad un modello imposto dalla società.
  • aboliamo diete ferree o ad allenamenti massacranti per modificare il nostro aspetto o quello dei nostri figli e compagni. Valorizziamo il nostro corpo ma senza farne un obiettivo primario di esistenza.
  • aiutiamo i nostri figli a costruire uno spirito critico rispetto a quanto proposto dai mass media e dalla società. Se è praticamente impossibile “proteggerli” da alcuni messaggi o programmi, parliamo con loro di ciò che vedono, chiediamo il loro parere rispetto alle immagini di donne/uomini proposte dalla società, offriamo delle alternative, esponiamoli a modelli differenti di vita, di cultura, di approccio.

 

Proviamo a far arrivare ai nostri figli questi messaggi, accompagnandoli con uno sguardo attento e fiducioso, che dia loro il permesso di trovare e costruire progressivamente la loro identità:

“Non c’è nulla di male a scoprire chi sei”, “La sessualità è qualcosa di naturale”, “Puoi essere come più ti piace”, “Puoi fidarti del tuo corpo e delle tue sensazioni”, “Puoi esprimere chi sei attraverso il tuo corpo” e tanti altri ancora.

Proviamo a dirle queste cose ai nostri figli e a noi stessi. Guardiamoli, osserviamoli e accompagniamoli ad amarsi.

 

IN PRATICA

Pensa a tuo/a figlio/figlia:

  • dici mai a tua figlia che mangiando rischia di ingrassare? Fai spesso riferimenti al suo peso? E con tuo figlio?
  • nel tuo rapporto con lui/lei quante volte commenti/ti riferisci al suo aspetto fisico? Lo fai con uguale frequenza? 
  • quando vai a comprare dei vestiti con tuo/a figlio/tua figlia cosa gli dici? Fai commenti diversi? Dedichi uguale tempo ed energie allo shopping con entrambi?

 

Guarda a tuo figlio/figlia:

  • come vive il suo corpo in trasformazione? Che messaggi di sostegno possono essere utili? Quali stereotipi rischia di attuare?
  • che contatto hai con il tuo corpo e con quello dei tuoi figli? Ti fai mai dei massaggi? E ai tuoi figli? È un modo per dare benessere e far sentire l’accettazione e l’amore per il corpo, senza giudizio.
  • quanto tempo dedichi a parlare con tuo figlio/figlia di immagine esteriore, modelli proposti?
  • quali aspetti potresti sottolineare di più?
  • quanto sei attento come genitore ai programmi che tuo figlio/figlia guarda in TV? Ti sei mai chiesto/a che tipo di modelli veicolano?

 

Per i padri:

  • come vivi la fisicità con tuo figlio? Lo baci, lo abbracci, entri in contatto fisico con lui? E con tua figlia?

 

di Annalisa Valsasina

www.matrioskagroup.it

 

photo credit: altoexyl via photopin cc

 

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Author

Digital Lover e socialmediaholic, da sempre web addicted e dal 2007 anche mamma (acrobata) di Arianna e dal 2012 di Micol. Mammeacrobate è la mia terza creatura! Qualcosa di me la trovi anche qui www.manuelacervetti.com