In tante ci avevate scritto nei mesi scorsi ponendoci questa domanda “Mio figlio fa il tempo pieno, è possibile portare il pranzo da casa a scuola?”. Poi a settembre è arrivata la notizia di una sentenza storica che ha finalmente fatto chiarezza su un tema molto dibattuto.

Portare il pranzo da casa a scuola: è un diritto!

Secondo quanto stabilito dalla Corte di Appello di Torino, con sentenza del 21 giugno 2016, n. 1049, portare da casa il pranzo per consumarlo a scuola è un diritto dell’alunno.
Questa sentenza nasce da un ricorso proposto da alcuni genitori che, dopo aver iscritto i figli a scuola e aver sottoscritto il regolamento con i relativi costi della mensa, si vedevano aumentati gli stessi. Il tutto ben oltre l’adeguamento al tasso di inflazione programmata.

Sono i Comuni a determinare le tariffe da applicare all’utenza, differenziandole in base a diverse fasce di reddito, dalla più bassa beneficiante della maggiore riduzione, a quella più alta, tenuta a pagare la tariffa “piena” determinata annualmente dal Consiglio comunale, passando per una serie di fasce intermedie variamente determinate. I genitori che ritengano eccessivamente gravoso il costo del servizio stabilito unilateralmente dal Comune hanno, perciò, la facoltà di non usufruirne, scegliendo un modulo diverso o prelevando i propri figli da scuola durante l’orario destinato alla mensa e provvedendo direttamente al loro pranzo.

Pranzo a scuola: sì o no?

È da considerare un errore, tuttavia, ritenere che gli alunni possano allontanarsi dalla scuola durante la refezione, secondo quanto stabilito dalla  sentenza, in quanto il “tempo pieno” alle scuole primarie di 40 ore settimanali includerebbe anche la pausa pranzo da considerarsi “tempo scuola”; mentre nel “tempo prolungato” alle scuole secondarie la frequenza della mensa, pur se facoltativa, è comunque considerata opportuna, nel “tempo pieno” è quindi obbligatoria e, trattandosi di “tempo scuola” la prassi di prelevare i figli a scuola durante il tempo della mensa per riaccompagnarli per le lezioni pomeridiane non risponderebbe alla normativa istitutiva del “tempo pieno” ed i ragazzi che frequentano con tale formula lasciando la scuola durante la pausa mensa collezionerebbero ore di assenza incidenti sulla frequenza scolastica.

Il “tempo mensa e dopo mensa” fa parte dell’offerta formativa ed è un momento di sviluppo della personalità, valorizzazione delle capacità relazionali, educazione ai principi della civile convivenza. Valori formativi che devono essere preservati, per quanto possibile, dall’istituzione scolastica, pena la negazione di un diritto.

È obbligatoria, quindi, la presenza a scuola durante la pausa pranzo, in assenza del diritto di scelta dei genitori e di certo non può ritenersi equa l’alternativa costituita dal digiuno.
Vi sarebbe una chiara violazione dei generali principi di libertà individuale e di eguaglianza di tutti gli studenti in connessione con il diritto allo studio, da ritenersi lesi da parte di un sistema che impone, quale unica soluzione, di allontanarsi dalla scuola per sottrarsi ad un servizio pubblico non obbligatorio.

Come mamma ritengo davvero gravoso pensare di dover recuperare da scuola mia figlia, farla mangiare e poi riaccompagnarla in classe. I genitori che scelgono il tempo pieno o prolungato evidentemente necessitano di maggior tempo per poter lavorare e dedicarsi, poi, ai propri figli al rientro a casa.

Una soluzione possibile? Portare a scuola il pranzo da casa

Ecco allora che una soluzione alternativa è rappresentata dalla possibilità di portarsi il pranzo da casa.
La Corte di Appello di Torino ha stabilito che il diritto dell’alunno di portare il pranzo da casa implica tuttavia l’adozione di una serie di misure organizzative da parte della dirigenza scolastica, soprattutto per quanto concerne gli aspetti  igienico-sanitari e la situazione logistica dei singoli istituti interessati.

Riconosciuto pertanto il diritto degli alunni, si attende che il MIUR dia disposizioni precise a tutte le scuole italiane affinché sia possibile esercitare liberamente questa possibilità. In particolare, è necessario che venga messo a disposizione una spazio apposito dove gli alunni possano consumare il cibo portato da casa.

Vi aggiorneremo non appena ci saranno ulteriori novità.

 

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Mamma&avvocato civilista, laureata alla Federico II di Napoli, esperta di diritto di famiglia e dei minori...innamorata della vita, di mia figlia e del mio lavoro...sempre di corsa tra Tribunali-uffici-studio-casa seguendo istinto, desideri ed i valori in cui credo...su tacco 12 of course...

2 Comments

  1. Vittoria Russo

    Ciao Claudia, mi permetto di darti del Tu, sono anche io mamma avvocato ed impegnata sia nell’uno che nell’altro ruolo..i miei figli non riescono a mangiare a scuola…o meglio io li lascio per evidente necessità anche nel pomeridiano.. ma a malincuore e con un grosso scrupolo… quando tornano sono affamati e mi dicono esplicitamente c CHE NON GLI PIACE…cosa fare? mi sono rivolta alla scuola attraverso i vari soggetti che la rappresentano::.risultato uno scaricabarile nessuno sa niente della circolare MIUR che permette il pasto da casa e nessuno si pronuncia… compendi che avendo i miei due figli sono 5 anni e temendo di eventuali ripercussioni da parte delle maestre, non faccio per il momento storie ma mi chiedevo in caso di richiesta esplicita e scritta con nota Racc la richiesta di portare il pasto da cASA COMPORTA LA RINUNCIA ALLA MENSA? O MEGLIO POSSO IN ALCUNI GIORNI USUFRUIRE DELLA MENSA ED IN ALTRI PORTARE IL MIO PASTO? Ti ringrazio anticipatamente se vorrai darmi un parre perchè la materia è abbastanza confusa… grazie Vittoria

    • CLAUDIA CIMATO

      la situazione non è proprio cristallina.
      in alcune regioni si può portare il pranzo da casa ma non vi è una determinazione specifica in relazione alla rinuncia alla mensa.
      andrebbe verificato presso l’ufficio competente per capire se la rinuncia va formalizzata o meno.