È piuttosto frequente osservare dei cambiamenti nelle abitudini del sonno dei neonati durante alcune tappe di crescita. Ad esempio, intorno ai 6 mesi, anche bambini che fino ad allora avevano accettato di buon grado la separazione notturna dai genitori, dormendo nel loro lettino e magari senza nessun risveglio, iniziano a piangere più volte durante la notte e a richiedere di essere presi in braccio e/o tenuti nel lettone.
I genitori spesso rimangono perplessi perché non capiscono il motivo di un così repentino cambiamento, anche se non tutti i bambini mostrano questa fase.
Cosa succede e come gestire questa fase?
A sei mesi, i bambini iniziano a uscire dalla fase psicologica della simbiosi con la madre, cominciano cioè a comprendere che non è un tutt’uno corporeo con il bambino, ma che ne è separata fisicamente e che può allontanarsi da lui.
Tuttavia, non hanno ancora raggiunto quella che viene definita la “costanza dell’oggetto”, cioè quella competenza cognitiva che permette di sapere che un oggetto, o una persona, continuano ad esistere anche quando non sono nel campo visivo del bambino.
Per comprendere meglio questa competenza, basta osservare un bambino sotto l’anno di vita (quando cioè ancora non ha raggiunto la costanza dell’oggetto) alle prese con un giocattolo: se gli nascondiamo il gioco, davanti ai suoi occhi, sotto una coperta o un cuscino, il bambino perderà subito interesse all’oggetto, oppure si metterà a piangere, ma non lo cercherà, né proverà ad alzare la coperta per trovare il giocattolo nascosto. Nel momento in cui il gioco sparisce dalla sua vista, per il bambino non esiste più.
Quando invece il piccolo conquista la competenza della costanza dell’oggetto, si metterà a cercare l’oggetto che ha perso di vista, consapevole che esso continua ad esistere anche se lui non lo vede e quindi dovrà pur essere da qualche parte.
Potrebbe interessarti anche >> Dove deve dormire un neonato?
A sei mesi quindi, quando il bambino inizia a preoccuparsi dell’allontanamento del genitore (che fino ad allora magari non aveva suscitato grandi reazioni, se non in caso di fame o di bisogno di consolazione), non è ancora in grado di sapere che la madre, anche se non è visibile in quell’istante, continua ad esserci e che quindi tornerà, per cui è probabile una reazione di angoscia abbandonica più o meno forte a seconda del temperamento di ogni bambino.
Ecco perché, bambini che finora magari dormivano serenamente nel loro lettino e se si svegliavano durante la notte erano anche in grado di riaddormentarsi da sé, adesso soffrono la separazione notturna (oltre che diurna) in maniera più forte, richiedendo di conseguenza maggiore presenza e rassicurazione. Svegliarsi di notte da soli, senza il genitore nel campo visivo può attivare una profonda angoscia abbandonica che non costituisce una fragilità o un problema del bambino, ma semplicemente una naturale tappa del suo sviluppo psicologico.
Potrebbe interessarti anche >> Il sonno dei bambini: incubi e pavor nocturnus
Per questo è importante:
- rassicurare il bambino ogni volta che chiede maggiore contatto e consolazione. Questo lo aiuterà a superare più velocemente e serenamente questo momento della sua crescita;
- se possibile evitare di abituare il bambino all’autonomia notturna (lettino invece del lettone ad esempio, o in cameretta da solo) in questa fase, potrà risultare molto più difficile sia per il piccolo che per i genitori rispetto ad altri momenti di crescita;
- evitare di andare via senza salutare: anche se può sembrare un modo per evitare al bambino l’angoscia dell’abbandono, alla lunga può creare insicurezza, nella misura in cui il bambino impara che il genitore può sparire senza preavviso in qualsiasi momento. Se invece ci si abitua a salutare il bambino, anche se questi potrà piangere sul momento, creerà un rito della separazione che il piccolo piano piano imparerà ad accettare e gestire, apprendendo che quando mamma o papà salutano e se ne vanno, poi arriva sempre il momento del ritorno.
I vostri bambini hanno vissuto questa fase?
2 Comments
Sembra scritto apposta per me, solo che il mio cucciolo ha 9 mesi e mezzo, e fino a circa 10 giorni fa dormiva tranquillo e sereno nella sua cameretta, nel suo lettino, da quando di mesi ne aveva circa 5 e mezzo… Adesso non più, l’unico modo per farlo dormire è nel lettone… Che fare per superare questa tappa così difficile? Non c’è stato nessun cambiamento nelle routines quotidiane, ma sta crescendo lui, che adesso gattona, si tira su in piedi da solo e bordeggia: quante novità!
Pingback: Il linguaggio dei neonati: un ciclo di incontri per mamme e papà