Quando non scrivo per molto potrebbe essere un buon segno.
O che le cose hanno preso una direzione.
Anni fa quando sono tornata al lavoro dopo la prima maternità il mio capo mi disse “Ti apro un blog sul sito così puoi scrivere tutto quello che ti passa per la testa!”.

Ho scritto decine e decine di post sulle mie notti insonni, sulla prima pappa, il primo compleanno, il primo dentino, il primo weekend senza figlio, nido sì o per forza? Poi la condizione di mamma è diventata parte di me, la vita “a tre” una cosa normale e quella “precedente” una cosa superata.

“Il primo figlio” é questa cosa qui… poi é arrivato il secondo (e un nuovo capo).

A quel punto ho scritto molto meno e poi più nulla a riguardo…

Siamo incredibilmente capaci di ambientarci nel posto in cui viviamo e di riorganizzare la nostra vita facendo fronte alle novità e alle difficoltà che incontriamo.

Si chiama spirito di adattamento e, credo, si chiami anche “legge della compensazione”.
Per ogni cosa che “perdiamo” capiamo che ne esiste un’altra che “guadagniamo”
e dopo un lungo periodo a pensare alla prima sento, adesso, di essere più orientata alla seconda.

Ho detto orientata perché tra il “che figata andiamo a Cambridge!” e “oddio abbiamo stravolto le nostre vite” é un attimo ed é un attimo anche avere nostalgia della nostra vita (altrettanto bella) a Milano.

Basta un ricordo che riemerge all’improvviso, una foto dell’anno scorso che sembra una vita fa, una chiacchierata con gli amici di sempre.

Perché? Perché nonostante tutte le cose bellissime e uniche che questa nuova vita ci sta offrendo, crearsi una nuova “rete” in un paese che non é il proprio e dove si parla una lingua diversa (cosa che genera un senso di frustrazione notevole) é un’esperienza oggettivamente tosta e ogni tanto il pensiero che le persone più importanti della mia vita adesso siano divise tra tre città diverse, fa male.

E ci vuole tempo. Parecchio.

E mi rendo conto solo adesso di quanto siamo stati coraggiosi e, forse, vagamente incoscienti, nel vero senso della parola. Non si può avere la piena coscienza di alcune situazioni senza esserci dentro.

Noi ci siamo tuffati tutti insieme e questo elemento del “viaggio” resta, a mio avviso, il più faticoso ed emozionante di tutti. Non solo di questa avventura ma anche del nostro essere genitori: da quando nascono i figli, li si osserva con lo sguardo di chi, in un modo o nell’altro, ha già compiuto quella tappa che loro, invece, scoprono per la prima volta. Schiena dritta, a gattoni, camminare e poi correre, parlare, guardare il mondo. In questo caso é diverso ed é quasi come se fossimo tutti alla pari, siamo nati un’altra volta ma tutti e quattro (e per quanto riguarda me, penso di essere alla terza vita).

“Affacciarsi” a questa esperienza nello stesso momento ha determinato sicuramente un impatto molto forte che sta però trovando una dimensione più equilibrata e divertente nella quale, ogni sera, ci si ritrova con i rispettivi racconti.

Mi piace un sacco ascoltarci, ascoltarli.
Chiedere “ehi ma voi lo sapete come si dice ripido?” (Si dice steep) e sentire “mamma che vuol dire “ripido?”

Mi piace fare cose che non ho mai fatto in 36 anni come andare in bici sotto la pioggia (ma anche sotto il sole e contro vento… sì insomma, non avere un’auto) e pedalare da una parte all’altra della città con la musica nelle orecchie e accorgersi che quella salita ripida che separa casa mia dal centro della città, non é così ripida come mi sembrava all’inizio o forse sono le mie gambe ad essere più allenate.

Mi piace chiacchierare e ridere con la mia nuova amica (siciliana) e sapere che lei vede un pò di sé stessa in me, quattro anni fa, e che io vedo un po’ di me in lei, tra quattro anni.

Mi piacciono le persone che questa avventura mi sta facendo incrociare.
Mi piace pensare che ci siamo dati una grande opportunità di crescita ma che l’abbiamo data soprattutto ai bambini…
Mi piace l’idea che nel tracciare le linee del presente e del futuro, in qualche maniera, sia possibile ridisegnare anche un po’ il passato… comprendendolo meglio (nel senso di contenerlo, includerlo)…
Mi piace che ognuno di noi viva tutto questo con la propria diversa personalità e vedere che in fondo sono tutte accomunate da una caratteristica: la curiosità.

E questo periodo, così intenso di sensazioni diverse e cangianti, lo ricorderò sempre attraverso le canzoni che sono diventate ormai la nostra colonna sonora…

“E lo sguardo di tigre nel viso tornerà
Come l’aquila mi sosterrà
Perché non c’è niente di impossibile
Nessun limite alla libertà
Siamo figli del vento
Tempesta immobile
La mia anima mi troverà
Oltre il confine di tutto quel che non so”

(Figli del vento – R. Gualazzi)

 

Author

(Ri) studentessa a breve. Compagna di vita e di viaggio di Paolo. Mamma di Pietro e Matteo, piccoli, grandi esploratori. Il mio motto? "Paiono traversie e sono opportunità"

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