Oggi ricorre la Giornata dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dopo la riflessione dell’educatrice Mariapaola Ramaglia, parliamo ancora di diritti dei bambini e di bullismo insieme a Elisa Capuano, mediatrice culturale.

Ogni anno, all’avvicinarsi del 20 novembre, anniversario della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, mi ritrovo a riflettere sullo stato dell’arte – come mi piace definirlo – ossia su quale sia realmente la condizione di bambini e adolescenti, su come e quanto i diritti contenuti in questo fondamentale documento siano garantiti.

I diritti dei minori sono sicuramente un territorio impervio da esplorare; perfettamente chiari sulla carta, spesso incontrano una serie di difficoltà quando devono essere tradotti in azioni concrete.

Prendiamo ad esempio il diritto alla partecipazione. In cosa consiste? Quali i risvolti pratici? In che modo incide sull’educazione di bambini e ragazzi?

Enunciato nell’articolo 12 della Convenzione, esso sancisce il diritto di ciascun under 18 di essere protagonista della propria vita e di prendere attivamente parte a tutte le scelte e i provvedimenti che lo riguardano.

Perché è così importante? Perché dando ai più piccoli forme e spazi di reale ascolto, di coinvolgimento essi impareranno a mettersi in gioco, a conoscere da vicino qualcosa che spesso invochiamo quando parliamo di educazione: la responsabilità.

Perché contribuendo allo sviluppo di una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, può essere uno strumento potentissimo, anche per prevenire e risolvere fenomeni di disagio e conflitto.

Pensiamo ad esempio al fenomeno del bullismo. Quando si parla di questo problema, degli abusi e delle violenze sistematici si è portati a immaginare una relazione che riguarda solo due soggetti: vittima e bullo.

Però, come ci spiega Nicola Iannaccone, psicologo e coordinatore del progetto “Stop al bullismo”, all’interno dell’omonimo libro edito da La Meridiana, la realtà è diversa; oltre a questi due soggetti infatti, sono coinvolti a vario titolo tutta una serie di attori: l’aiutante, che spalleggia attivamente il bullo, il sostenitore, che pur non intervenendo lo appoggia con risate o incitazioni, il difensore della vittima, che si oppone alle angherie e infine l’esterno (lo spettatore) che sta a guardare senza fare o dire niente.

Da questa fotografia emerge quindi che il bullismo non è un qualcosa che coinvolge solo i singoli quanto piuttosto “il risultato di un’interazione sociale”, ed è proprio su questa dimensione che bisognerebbe agire, perché intervenire solo su bullo e vittima non può essere considerata un’azione risolutiva.

In primo luogo, infatti il “il bullo” non ha motivi di modificare i suoi comportamenti, poiché essi gli recano dei benefici ed egli non vede sé stesso e le sue azioni come problematiche.  Allo stesso modo, supportare individualmente la vittima, pur essendo necessario non basta. Il bullo ne individuerà un’altra, si sposterà il problema  senza però  risolverlo.

Poiché il maggior numero di casi di bullismo si verifica a scuola e in particolare in classe, l’ambito scolastico diventa il luogo privilegiato per contrastarlo, ed è proprio qui che entra in gioco il vero strumento: il gruppo.

Per intervenire efficacemente è necessario “sfruttare” il gruppo classe come risorsa, educando  quella che viene definita una partecipazione attiva, che diventa l’elemento centrale delle azioni volte a contrastare il bullismo, che non si può risolvere solo con l’intervento di un esperto esterno, ma richiede l’attivazione di tutti coloro che vivono la scuola: studenti, insegnanti, genitori, personale non docente.

La classe deve diventare un luogo di scambio, in cui imparare a confrontarsi su ciò che si prova, a parlare dei problemi, guardando agli scontri e ai conflitti, non come qualcosa di negativo, ma come componenti delle relazioni umane da gestire: in quest’ottica si potrà riflettere sulle proprie responsabilità personali e collettive. Questo è fondamentale per stimolarle bambini e ragazzi allo sviluppo dell’empatia, quella capacità di mettersi “nei panni degli altri” che ha un ruolo fondamentale e non solo da piccoli.

Tra le azioni proposte nel libro di Iannaccone, troviamo quindi l’aiutarli a:

  • migliorare le competenze relazionali;
  • discutere costruttivamente;
  • conoscere ed esprimere meglio sé stessi;
  • definire insieme regole condivise;
  • riconoscere il ruolo che ogni componente del gruppo ha e quale impatto può avere nelle dinamiche del bullismo.

Educare alla partecipazione, significa educare alla democrazia, a partire dalla vita di tutti i giorni.

E non è mai troppo presto per farlo.

 

Fonti e approfondimenti:

Iannaccone Nicola, Stop al bullismo – Strategie per ridurre i comportamenti aggressivi e passivi a scuola, Edizioni La Meridiana

Iannaccone Nicola, Né vittime, né prepotenti – Una proposta didattica di contrasto al bullismo, Edizioni La Meridiana

www.stopalbullismo.it

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

2 Comments

  1. Francesca

    Bisognerebbe distribuire questo interessante e profondo articolo nelle scuole, perché tutte le insegnanti devono essere al corrente. Io comincio a darlo a una mamma la cui figlia è vittima di una “bulla”. Spero che lo consegni alla maestra e che magari riesca ad intervenire!

    • Manuela di Mammeacrobate

      Cara Francesca abbiamo accolto il tuo consiglio e abbiamo inserito un pdf dell’articolo scaricabile così che ognuna possa conservarlo e distribuirlo a scuole, insegnanti o amiche mamme.
      Grazie per il consiglio!!