intervista a francesca scardina di timoteoAvete presente Mary Poppins? Dolce, accogliente, ma anche autoritaria al punto giusto… la tata che tutti sognano insomma. Per molte mamme, infatti, il ritorno al lavoro rappresenta un momento difficile, in cui la scelta di una persona a cui delegare la cura quotidiana del proprio figlio si carica di aspettative molto alte, una persona di cui fidarsi, che faccia stare bene il nostro piccoli. E questo spesso ci aiuta ad alleggerire, seppur in piccolissima parte, i sensi di colpa che spesso ci fanno visita…vederli felici e sereni, questo conta più di tutto.

Ma è facile oggi trovare persona a cui affidare i propri figli in serenità? Con la certezza di trovare competenza, professionalità e attenzione? Non sempre… Ed è proprio dalla rilevazione di questo bisogno che Francesca ha dato vita a Timoteo, un progetto da mamma a mamme, nato proprio con l’obiettivo di aiutare i genitori a trovare la persona più adatta a prendersi cura del loro bambino e coinvolgerli in iniziative volte a supportare le mamme e i papà nel loro duplice ruolo di genitori e lavoratori.

Francesca in questa intervista ci racconta come è nato il suo progetto e il desiderio di aiutare altre mamme come lei…

 

Francesca, Timoteo è nato da una tua esperienza personale, dalla ricerca di una persona che si prendesse cura di tuo figlio, ci racconti come è andata?

All’inizio mi sembrava impossibile riuscire a trovare una persona della quale fidarmi così tanto da riuscire a delegarle la cura del mio bambino in mia assenza.

Avrei voluto avere una nonna a disposizione, ma non era possibile. Avrei voluto poter contare su un fidato passaparola, ma anche questo non era possibile perché la mia famiglia di origine e le mie amicizie di vecchia data non sono a Milano e tutte le nuove conoscenze non avevano ancora figli.

Così ho iniziato a cercare, cercare, cercare…ho incontrato tante candidate, ho investito tanto tempo. Alcune si sono rivelate inaffidabili fin dal colloquio (della serie che arrivavano in ritardo oppure addirittura non si presentavano). Dopo averne viste un po’ finalmente ho trovato la persona giusta. È scattato subito il feeling sia tra noi due che tra lei e il bambino. Ho fatto qualche giorno di prova e tutto è andato liscio. Ora la baby sitter di mio figlio è il mio braccio destro, sono più tranquilla quando Leonardo è con lei di quando è con i nonni!

 

Quali sono secondo te, le caratteristiche che fanno della persona che si occuperà di tuo figlio la persona giusta per lui?

Prima cosa: affidabilità! Occuparsi di un bambino è una grandissima responsabilità, quindi la persona deve avere buon senso e grande attenzione. La sicurezza prima di tutto!

Poi deve essere una persona dolce e paziente: deve sostituire la mamma per una parte della giornata, quindi deve assolvere anche la funzione affettiva e consolatoria.

Allo stesso tempo deve saper farsi rispettare dal bambino e farsi riconoscere come autorità – questo dà sicurezza anche al bambino che si sente inconsciamente protetto e in buone mani.

Infine, deve saper instaurare un legame di fiducia e stima con la mamma, deve saperne ascoltare le esigenze e non prevaricala mai, tutto all’insegna della massima trasparenza.

 

Quali invece quelle che ti fanno subito capire che non lo sarà?

Le bugie: facendo i colloqui a volte mi è capitato di capire che la candidata stava “bluffando”, inventandosi competenze o esperienze che non aveva. Per questo voglio che le candidate siano tutte referenziate e ne verifico personalmente le referenze. Chi meglio di una mamma può dirci se la persona è affidabile e capace di accudire un bambino?

Inoltre, preferisco le persone che vogliono lavorare con i bambini per scelta e non per ripiego: diffido da chi si improvvisa baby sitter a causa della crisi economica. Veder crescere un bambino è un tale privilegio che deve essere fatto con passione.

 

Il ritorno al lavoro dopo una gravidanza è un momento delicato per la vita di una donna, per molte è motivo di sofferenza , secondo te di cosa avrebbero bisogno le mamme per poterlo affrontare al meglio?

Di meno sensi di colpa, sia verso il bambino che verso il lavoro.

Purtroppo nella maggior parte dei casi una mamma, nel affrontare il distacco dal bambino, soffre di sensi di colpa perché teme che il piccolo possa soffrire in sua assenza e fa grande fatica a delegare. Credo sia un sentimento inevitabile, ma per fortuna dopo qualche giorno passa.

Nei confronti del lavoro il processo è più lungo e delicato: una donna che rientra in ufficio dopo la maternità si sente in colpa per essersi assentata (e spesso l’atteggiamento di capi e i colleghi peggiora la situazione).

Inoltre ci vorrebbe maggiore consapevolezza da parte di aziende e istituzioni del nuovo doppio ruolo che la donna deve ricoprire: non appartiene più solo a se stessa, ma ha nuove e grandi responsabilità nei confronti del bambino. Servirebbero orari di lavoro più flessibili oppure la possibilità di lavorare part time.

Non dimentichiamoci che fare i figli è anche un dovere sociale: i bambini di oggi saranno i cittadini e i contribuenti di domani, quindi un valore per tutta la società… ma i costi quando sono piccoli sono tutti a carico delle famiglie.

 

Il tema conciliazione lavoro-famiglia è il filo conduttore delle attività promosse da Timoteo, ci parli delle altre iniziative rivolte alle mamme per aiutarle a gestire vita privata e professionale?

Tengo molto al progetto dei “salotti”, che partirà sabato 5 ottobre. Si tratta di un ciclo di incontri per mamme e papà nei quali parlare e riflettere di temi legati alla conciliazione, alla genitorialità e al mondo del lavoro. Prossimamente avremo il programma completo! Inoltre, sto cercando di costituire un gruppo di auto mutuo aiuto rivolto a mamme e papà che hanno subito mobbing o discriminazione sul lavoro dopo la nascita di un figlio, purtroppo è un fenomeno molto diffuso.

 

E per la tua “conciliazione” che ruolo ha avuto la nascita di Timoteo? Avviare un’attività tutta tua che effetti ha avuto sulla tua vita di mamma lavoratrice?

Finalmente posso gestire in completa autonomia e flessibilità i tempi di vita e di lavoro! Ciò non vuol dire lavorare meno, ma quando e dove dico io: in questo modo riesco a ottimizzare al massimo il tempo dedicato al lavoro e a gestire al meglio mio figlio, potendo ora esserci ogni volta che la mia presenza è necessaria. Gli effetti positivi non sono tardati: sono in attesa del secondo figlio!

 

Noi facciamo tanti auguri a Francesca per la nascita di Timoteo… ma soprattutto per il suo secondo bimbo e la ringraziamo per averci dato un altro bello scorcio delle capacità imprenditoriali delle donne italiane.

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1 Comment

  1. Al colloquio per la nostra baby sitter si presenta una ragazza ventenne mai convocata ma che dice di aver sostituito la sua amica che avrebbe dovuto avere il colloquio con me ma che per motivi personali non poteva più presentarsi. E’ stato amore a prima vista, e pensare che anche se dopo un secondo che era entrata aveva giá fatto cadere il piccolo inseguendolo, non mi sono mai pentita della scelta ” a pelle” che ho fatto cinque anni fa.