Avete presente quando avete un rospo in gola, ma non riuscite a tirarlo fuori? Poi, arriva qualcuno che neanche conoscete e dice esattamente quello che avreste voluto, come se vi avesse letto dentro.
A me è successo ieri di fronte al post di Vanity Fair Se voglio figli? Sono cavoli miei, dove Monica Coviello racconta di Emily Bingham, la scrittrice statunitense che, stufa delle continue domande, con un post su Facebook (che ha raggiunto migliaia di visualizzazioni) ha ribadito che i suoi progetti sui figli sono fattacci suoi e di nessun altro.
Ecco, se avessi Emily davanti a me, solo una cosa le vorrei dire: GRAZIE.
Anzi diciamo proprio che l’abbraccerei calorosamente. Ha fatto quello che io vorrei fare da tempo.
Anche io sono circondata da persone che mi chiedono continuamente “quando mi decido ad avere un figlio”. Sì, perché non si limitano ai se. Lo danno per scontato. Io che da anni lavoro con mamme e bambini. Io che “sarò una bravissima mamma perché si vede. TUTTI i bambini mi adorano (che poi boh, hanno fatto un sondaggio nazionale??)”. Io che oramai sto da una vita con Lui.
Appunto, IO.
Il vero problema poi, è che non si limitano a chiedermi quando. NO. Ci mettono il carico da 90, con commenti che mi fanno ricordare quanto fosse bello il gioco del silenzio alle elementari….
Beh, non sai che dopo i 30-32-29-28 (non lo sanno neanche loro da quando in realtà) poi diventa più difficile?
Grazie, no ma davvero. Non basta il ticchettio nella mia testa che ogni tanto si fa così assordante da lanciarmi in compulsive ricerche su internet per capire chi tra i profeti qui sopra ha più ragione. 30, 32, 29 o 28, a chi va il premio? O che spesso mi ritrovo improvvisamente a fare i conti su quanti anni avesse Tizia o Caia quando è diventata mamma, pensando a quanto margine ho ancora. Ci mancava il bingo.
Dai che i tuoi genitori lo VOGLIONO così tanto. E fagli questo bel regalo!
Me lo devo appuntare sull’agenda…“Compleanno mamma: comprare un bel bambino, biondo, taglia media”. Ma poi se sbaglio me lo cambiano?
Non mi è mai piaciuta l’idea di fare un figlio per rendere felice qualcuno, soprattutto se quel qualcuno non sono io. Se queste fossero le premesse, inizieremmo davvero male io e lui.
Guarda che poi i nonni non ce la fanno più a tenerlo.
Ed ecco che tornano il fattore E e il fattore N: età e nonni! Oltre al mio di orologio biologico devo pensare anche al loro. E poi, dove c’è scritto che lo debbano tenere per forza i nonni? Gli avete chiesto se ne hanno voglia? Se se la sentono? E a me avete chiesto se è quello che vorrei io? Per caso gli avete già fatto firmare un contratto in bianco per poi tirarlo fuori al momento giusto?
Ma sai come ti cambierebbe la vita in meglio? I bimbi portano così tanta allegria.
Lo so bene che portano allegria, è per questo che li adoro, riescono a tirare fuori il meglio di me anche nelle giornate peggiori. Ma non sono giocattoli che li metti via quando sei stanco o ti girano. Un figlio porta anche tanto impegno, responsabilità, fatiche e, se ci sono giorni in cui mi sento più pronta di altri, in altri vorrei scappare il più veloce possibile. Io le vivo ogni giorno le mamme, le vedo le loro acrobazie quotidiane. E hanno tutta la mia stima. Si tratta solo di paura di non essere in grado? Forse sì, ma il succo non cambia.
Senza un figlio non sarete MAI una vera famiglia!
Questa è la peggiore e se me lo concedete la trovo anche un po’ ingiusta. Perché qualsiasi cosa accadrà, sia che un giorno questo figlio ci sarà oppure no, nessuno potrà mai mettere in dubbio il fatto che io e Lui siamo una famiglia.
La famiglia non si misura dal numero dei suoi componenti, ma dall’amore e dall’impegno che ci si mette per farla funzionare.
Disclaimer: giuro che nessuno è stato maltrattato per le ripetute violazione della mia privacy, ma non garantisco che ciò non avverrà in futuro.
photo credit: iryna90 / 123RF Archivio Fotografico
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