In questi giorni mi è capitato di rileggere un interessante articolo di Silvia Vegetti Finzi, pubblicato sul Corriere Milano dello scorso 30 giugno e intitolato “Ridimensionate il ruolo dei compiti – Le vacanze servono a liberare i talenti”, che mi aveva colpito.
Si parlava degli inesorabili eserciziari, libretti colorati che ripropongono le competenze acquisite, ritenuti divertenti – secondo Vegetti Finzi – soltanto dagli editori.
E le mamme (e io aggiungo anche i papà) impongono ciò che a loro tempo hanno sofferto: i compiti delle vacanze.
Non dice Vegetti Finzi che non siano utili o che non debbano essere fatti, ma di ridimensionarne l’importanza.
Invita però anche e soprattutto ad usufruire del tempo libero per lasciare che il bambino esprima e sviluppi i suoi talenti, le sue doti innate, le sue predisposizioni.
È citata una frase del libro “Ogni bambino ha un grande talento” di Huether e Hauser:
“il talento è emerso quando hanno fatto ciò che stava loro a cuore e non ciò che pretendevano gli altri…”
A questo punto mi sorge un dubbio: mio nipote (7 anni) da un po’ di tempo dice che vorrebbe avere un laboratorio (non meglio specificato). Sarà mica il suo talento che vuole esprimersi?
Gaber cantava :
“non insegnate ai bambini ma coltivate il cuore e la mente, il resto è niente”
photo credit: actaeon via photopin cc
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