Oggi parlo di diritti e lo faccio prendendo spunto dalla sentenza di un giudice di Palermo.

In Italia, è abbastanza noto, non c’è ancora una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto. Da dicembre 2013 (era ancora il governo Letta) gira per le aule parlamentari un disegno di legge che dovrebbe dare gli stessi diritti anche alle unioni tra omosessuali, oltre a introdurre una disciplina nazionale per tutte le coppie non sposate. Basta spulciare il sito della Camera, però, per scoprire che il disegno di legge è ancora bloccato in Commissione.

Intanto nelle aule dei tribunali la giurisprudenza allarga i diritti delle famiglie non tradizionali. Un giudice della corte suprema di Palermo, per la prima volta in Italia, ha riconosciuto alla ex compagna della madre – in una coppia omosessuale – il diritto di visita ai bambini in quanto “affettivamente importante”.

Detto in termini giuridici:

“l’ex compagna della madre biologica (ovvero colei che ha messo al mondo i figli) avrà la facoltà di incontrare e tenere con sé i figli secondo un calendario di incontri stabilito. Viene riconosciuto, dunque, il diritto dei minori a mantenere con lei un rapporto stabile e significativo”.

Le coppie omosessuali con figli, fino a questa sentenza, potevano separarsi esattamente come le coppie eterosessuali. In presenza di minori, però, il genitore non biologico poteva venire completamente escluso dalla vita dei bambini, anche se avesse trascorso con loro molti anni e fosse stato un importante punto di riferimento nella loro crescita, esattamente come un genitore naturale.

La sentenza di Palermo cambia completamente lo scenario e riconosce quello che si chiama “legame affettivo”. L’idea è che i minori vengono sempre prima, come soggetti deboli da tutelare; il giudice ha preferito garantire il loro diritto a “una continuità affettiva” al di là della legge dello Stato che non riconosce alla compagna di una madre alcun legame giuridico nei confronti di bambini che ha contribuito a crescere e ad amare.

Mi permetto di aggiungere, da mamma matrigna, che una situazione analoga in Italia vivono quei “quasi genitori” che acquisiscono “quasi figli” avendo relazioni con uomini e donne con figli da unioni precedenti.

Anche matrigne e patrigni sono completamente ignorati dalla legge pur avendo spesso un ruolo affettivo ed educativo molto importante. In Paesi come Francia e Gran Bretagna esiste l’istituto giuridico del “terzo genitore”.

Il giudice, con il consenso di entrambi i genitori biologici, può concedere lo status di terzo genitore (con tutti i diritti e i doveri che il ruolo di genitore comporta dal punto di vista educativo, formativo e patrimoniale) a matrigne e patrigni. Una proposta di legge sul terzo genitore era stata avanzata due anni fa anche in Italia dal senatore Luigi Manconi, ma non si è concretizzata nemmeno in una discussione in aula.

In attesa che almeno il disegno di legge sulle coppie di fatto entri nel vivo della discussione parlamentare, possiamo concludere che in Italia – nel 2015 – l’unica famiglia tutelata è ancora soltanto quella fondata sul matrimonio.

Le coppie di fatto eterosessuali sono quasi equiparate a quelle sposate grazie a una serie di sentenze e a norme locali e parziali. Le coppie omosessuali e i “terzi genitori” frutto delle famiglie ricostituite, invece, sono completamente ignorati dalla legge.

Non è forse ora di cambiare?

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Giornalista-blogger e mamma-matrigna. Questa sono io. Con il blog mammamatrigna cerco di raccontare gli scuotimenti e le difficoltà di questo doppio ruolo. Lo faccio perché fa bene a me e spero porti sollievo anche a chi mi legge. La famiglia allargata è complessa ma non impossibile. Ci vuole coraggio, amore e pazienza. E un pizzico di ironia. Un pizzico, eh!!

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