Silvia Ferreri è un’autrice e una regista che nel 2006 ha realizzato un documentario dal titolo Uno virgola due il cui tema è la discriminazione delle donne in gravidanza nel mondo del lavoro. Da quel documentario, nel 2007 ne nasce un libro Uno virgola due – Viaggio el paese delle culle vuote (Ediesse 2007) inchiesta sulla bassa natalità e sulla discriminazione delle donne nel mondo del lavoro. Il titolo ovviamente altro non è che il tasso di natalità dell’Italia in quegli anni, che oggi si è leggermente alzato a 1,3 solo grazie alle nascite di bimbi immigrati (il nostro paese è, in Europa, tra quelli con la minore natalità, Francia e paesi scandinavi hanno tassi vicini al 1,9% tanto per intenderci).
Per realizzare Unovirgoladue Silvia ha condotto una vera e propria inchiesta parlando con tantissime donne per cercare di capire le ragioni per le quali la maternità in Italia viene vissuta come un ostacolo al lavoro e perchè il nostro è un paese che non è ancora pronto “a sostituire la figura della madre con quella della madre lavoratrice“.
A distanza di qualche anno Silvia ha deciso di continuare a dedicarsi ai problemi che le donne vivono dopo la nascita di un figlio e ha deciso di avviare un’altra inchiesta, questa volta sul tema delle lavoratrici scoraggiate: le donne che hanno smesso di cercare lavoro.
Ma chi sono le donne che hanno smesso di cercare lavoro e perchè?
“In Italia è sempre più diffusa una nuova categoria: le donne che per mancanza di opportunità non riescono a entrare o rientrare nel mondo del lavoro e dunque hanno definitivamente smesso di cercare un impiego. Questa non è mai una scelta ma quasi sempre una sconfitta definitiva.
Smettere di cercare lavoro in età ancora giovane, significa lasciare da parte anche la speranza di una vita migliore per sé e per i propri cari, significa essere tagliate completamente fuori dalla socialità e dalla vita che non sia quella familiare, significa non raggiungere mai un’indipendenza economica, e in caso di separazione, essere donne potenzialmente molto vulnerabili. É la prima volta che in Italia si verifica su larga scala un fenomeno del genere, che ha riscontro ormai in parecchie regioni soprattutto del Sud.
Le donne che smettono di cercare lavoro, tra l’altro, non rientrano nemmeno più nelle statistiche di disoccupazione, in quanto quando si smette di cercare lavoro si diventa per l’Istat inoccupate e non disoccupate.
Ciò significa che paradossalmente a causa di questo fenomeno gli indici di disoccupazione si abbassano e si registra un calo della disoccupazione. Ovviamente è un risultato falso, perché questo calo non è dovuto all’aver trovato lavoro ma all’avere definitivamente smesso di cercarlo, cioè ad aver perso persino la speranza di trovarne uno.”
Come per il suo precedente lavoro, Silvia sta ora cercando di raccogliere le storie di queste donne, di queste lavoratrici scoraggiate per capire le ragioni che sottendono alla decisione di non cercare più un impiego e se davvero si tratta di libere scelte oppure di velate imposizioni laddove di alternative non ne esistono.
Noi non possiamo che appoggiare il lavoro che Silvia sta conducendo, consapevoli che anche questa volta probabilmente siamo in procinto di scoperchiare un vaso di Pandora e tutto quello che ne uscirà, nel bene e nel male, porterà con sé riflessioni e molte domande ma soprattutto una realtà da comprendere e “aggiustare”.
Vi inviatiamo quindi, se anche voi appartenete alla categoria delle lavoratrici scoraggiate o se avete voglia di condividere il vostro pensiero a riguardo, a contattare Silvia visitando innanzitutto il suo blog www.unovirgoladue.com/blog oppure mandandole una mail all’indirizzo di posta silviaferreri@unovirgoladue.com
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