Come genitori ed educatori ci preoccupiamo costantemente degli stimoli che offriamo ai nostri bambini. Fornire occasioni di socializzazione e apprendimento a loro misura è fondamentale per supportarne lo sviluppo e, spesso, ci domandiamo quali siano le attività più adatte.

Questo vale anche per l’apprendimento delle lingue straniere che avviene con maggior facilità da piccoli, proprio per le capacità di apprendimento che i bambini hanno in tenera età. Il cervello umano, infatti, ha un’elasticità tale da permettere, fino a 7 anni, di imparare una seconda lingua come fosse quella madre. Dagli 8 ai 10 anni il processo prosegue, ma non allo stesso livello. Dopo gli 11 anni è come quello degli adulti.

Ritenete sia troppo presto parlare di “studio” di una lingua con i bambini piccoli? Sì, se lo pensiamo nei termini in cui siamo abituati a concepire lo studio.  No, se si mettono loro a disposizione metodi che partano proprio da loro e dalle loro capacità innate, senza forzature.

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La scorsa settimana, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere  Helen Doron, linguista britannica famosa peraver ideato un metodo che rende i bambini protagonisti dell’apprendimento dell’inglese. In Italia in occasione del trentesimo anniversario della sua attività e la presentazione del libro The Music of Language, Helen ci ha permesso di capire meglio il suo metodo, pensato per bambini di tutte le età,  a partire da 3 mesi.

Combinando le sue competenze di linguista con la passione per l’insegnamento e la musica, Helen Doron ha creato un sistema innovativo, stimolante e divertente che inizia a sperimentare nel 1985 con piccoli gruppi, utilizzando cassette musicali, filastrocche e storie, mettendo a punto una metodologia che imita il processo di apprendimento naturale della lingua madre, basato sullo sviluppo emozionale, fisico, creativo e intellettuale del bambino.

In 30 anni questo metodo ha permesso la nascita di oltre 750 Helen Doron English Learning Centre in tutto il mondo che, grazie anche all’utilizzo della tecnologia, oggi si arricchisce di nuovi strumenti interattivi, come l‘App English words – Fun with Flupe, scaricabile gratuitamente su AppStore e Google Play, che propone una simpatica interazione tra bambino, immagini e parole in lingua inglese, il sito di giochi interattivi Kangiclub e il canale YouTube Helen Doron Song Club.

Un metodo che ci ha davvero incuriosito e…potevamo non approfittare di questo incontro per fare qualche domanda in più ad Helen? Assolutamene no!

La sua attività è nata anche dalla sua esperienza di mamma. In che modo ha influito sull’ideazione del metodo?

Tutto è centrato sul bambino. Quando i miei figli erano piccoli, ho letto molto sulle tecniche di sviluppo infantile, su come stimolare le loro potenzialità e mi sono accorta che alla maggior parte dei metodi educativi tradizionali mancava un aspetto fondamentale, il coinvolgimento, non prendendo in considerazione il modo in cui i bambini apprendono, essendo ideati da adulti non abituati a pensare a come i bambini imparano.

Nelle nostre scuole si fa didattica senza però che i bambini si accorgano che si tratta di un metodo didattico, perché imparano l’inglese in maniera giocosa, attraverso le esperienze che proponiamo. Non importa che abbiano 3 mesi o 19 anni, l’interazione, la partecipazione, l’espressione di sé sono la chiave dell’apprendimento.

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Ovviamente più diventano grandi, più ci orienta verso la scuola, ma tenendo sempre presente l’importanza del divertimento dell’imparare.

Spesso i genitori si preoccupano che gli stimoli offerti ai bambini, soprattutto se molto piccoli, possano essere eccessivi. Lei cosa ne pensa?

Penso che tutto dipenda dal tipo di stimolazione che ricevono. Ad esempio sono fortemente convinta che i bambini abbiano bisogno di muoversi liberamente sin da piccolissimi perché il movimento aiuta il loro sviluppo. Attraverso l’esplorazione, imparano e acquisiscono coscienza del loro mondo e questo è quello che li rende degli esseri umani più felice e più in salute.

Altrettanto preoccupante è l’ipostimolazione, il non parlare a sufficienza con i bambini, privandoli di importanti input.

C’è un’età minima per introdurre la grammatica nello studio di una lingua straniera?

Personalmente credo che non debba essere introdotta prima dei 9-10 anni. Una lingua può essere imparata anche attraverso l’esperienza, i bambini apprendono autonomamente.

Nelle nostre scuole insegniamo nel modo in cui sappiamo che i bambini hanno bisogno di imparare, che è loro vicino e che poi è quello che interiorizzano di più. Diamo molti stimoli, che vanno dalle lezioni settimanali ai CD che si possono ascoltare anche a casa. Più si parla con i bambini, più si impara a parlare e questo vale per tutte le lingue.

Sia con i più piccoli che con i teenager c’è questo mix tra la serietà di quello che noi proponiamo e la modalità ludica. Detto questo, i nostri ragazzi si preparano per gli esami Cambridge che sono tra i più seri che esistano e questa è la dimostrazione che si può imparare in un modo diverso.

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Grazie ad Helen Doron per questa bella chiacchierata e per averci fatto conoscere un modo davvero divertente di imparare!

Photo credit: / 123RF Archivio Fotografico

 

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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