I figli sono tutti uguali? Naturalmente no! I figli sono tutti Unici…anche se hanno dei fratelli e anzi in maniera piu’ evidente proprio quando hanno dei fratelli. Ma per un genitore, e nello specifico per un papa’, com’ e’ differente il rapporto col primo figlio rispetto a quello che ha con il secondo arrivato?
Il primogenito, rispetto ai suoi fratelli, sperimenta da subito una realta’ tutta particolare. Innanzitutto ha a che fare, purtroppo per lui, con due veri imbranati. Per definizione i suoi genitori sono dei novellini, dei neofiti del mestiere… non sanno come cambiarlo, consolarlo, tenerlo in braccio e cosi via. Viene pesato ogni giorno, talvolta piu’ volte al giorno…spesso prima e dopo la poppata per vedere quanti grammi ha preso. Se e’ nutrito con latte artificiale impara subito, suo malgrado, cos’e’ la pazienza nei lunghi minuti di attesa necessari a portare il latte in temperatura con lo scaldabiberon. E’ vero che col microonde ci vogliono 20 secondi, ma 6 dei 10 libri letti dalla mamma lo sconsigliano. Meglio scaldare a bagnomaria per rendere il liquido piu’ omogeneo, a costo di far strillare il pupo un quarto d’ora alle 3 di notte…e non si transige (ma non basterebbe agitare il biberon prima di darglielo?).
La realta’ e’ che Il primogenito e’ il figlio della paura (la nostra). Le colichine terrorizzano come una malattia mortale, la prima febbre ci proietta con ansia verso il pronto soccorso, poco manca che interpelliamo la FAO se per due volte il bambino non mangia. E non parliamo dell’angoscia che ci assale quando ci sorge il dubbio che non cresca a sufficienza…eccoci piombare nel tunnel delle tabelle!
Provate ad andare al Politecnico di Milano a parlare di percentili agli studenti di statistica e vi assicuro che anche loro vi guarderebbero perplessi …passate invece in un consultorio pediatrico e troverete decine di mamme (tutte le mamme) che ne discutono da grandi esperte. C’e’ un percentile per ogni cosa: peso, altezza, circonferenza cranica, numero delle poppate e delle evacuazioni. E sono numeri assoluti! Il mondo sembra regolarsi su essi …ma allora perche’ i watussi che sono cosi’ alti e i pigmei che sono cosi’ piccoli non si preoccupano? Evidentemente non sanno cosa siano i percentili.
Insomma, il primo figlio non e’ un bimbo…e’ un’equazione.
E il secondo? Tutta un’altra storia. Viene pesato a 18 anni alla visita dei 3 giorni, il latte se lo scalda da solo (ma preferisce la coca cola che con le colichine va benissimo) e all’universita’ si iscrivera’ a Lettere perche’ di statistica non sa proprio nulla.
La realta’ e’ che avere un figlio per un genitore e’ un’esperienza unica ed irripetibile … che si ripete con ogni figlio (ed e’ un concetto perfettamente congruente nonostante l’apparente illogicita’). E le sensazioni ed emozioni che si provano nel vivere e rivivere questa meravigliosa avventura non sono mai le stesse. La fatidica domanda che papa’ e mamme finiscono col porsi, soprattutto nei momenti di maggior fatica, quando le une si sentono un po’ annullate dalle esigenze del secondo neo-nato e gli altri si ritrovano ad occuparsi in maniera quasi esclusiva del piu’ grandicello in preda alla gelosia, e’: “provo lo stesso affetto per entrambi?”
La domanda, dettata dall’emotivita’ e dal senso di colpa, e’ naturale e forse inevitabile.
Penso proprio a me stesso al momento dell’arrivo del mio secondogenito, con Giovannino di appena due anni. Per ovvi motivi avevo passato piu’ tempo con il primogenito, ormai alla scoperta di quella dimensione del sociale dove e’ risaputo che i papa’ van forte, e percepivo invece il piu’ piccolo un po’ distante e distaccato da me. In realta’ stavo facendo il classico errore di confrontare mele con pere. Non sono i sentimenti ad essere diversi, solo sono differenti le fasi della vita che ogni bambino sta affrontando e bisogna riuscire a viverle adeguando se stessi, il proprio linguaggio e le proprie aspettative ad esse.
E quando anche il bambino piu’ piccolo supera i due anni arriva il momento in cui davvero capisci che non e’ poi cosi’ diverso dal primo, o meglio lo e’ in quanto individuo unico e con caratteristiche proprie, ma non in quanto figlio. E anche lui qualche volta, la sera al momento di addormentarsi, inizia a chiamare “Papa’!” invece che la mamma e ti fa le feste se lo porti a scuola o quando torni dal lavoro.
In quel momento ti rendi conto che e’ proprio cosi…gli vuoi bene in maniera unica, di un amore non diverso ne’ uguale a quello che provi per il suo fratellino grande.
2 Comments
Sarò l’eccezione che conferma la regola ma per me non è stato così! 😉
Ma tu esisti?!?!??!?
Ho letto tutto d’un fiato, bellissimo.