Contrariamente a quel che si può pensare, non sono fondamentali solamente le prime ore ed i primi giorni e settimane dopo il parto, quando madre e bambino si incontrano per la prima volta e iniziano a creare quel legame di attaccamento che costituirà la base su cui il bambino svilupperà il proprio benessere e la propria salute mentale, oltre che il modello fondamentale delle relazioni che tesserà nell’arco della sua vita.
Il legame di attaccamento infatti si crea e si struttura già durante la gravidanza. Gli umori della madre, i suoi pensieri e le sue emozioni modificano il suo sistema ormonale e neurotrasmettitoriale, arrivando attraverso al bambino che porta in grembo.
Il modo in cui la madre affronta le situazioni della sua vita, le relazioni, i conflitti ed i momenti di benessere diventano così un imprinting per il suo bambino, che impara a prevedere le reazioni materne, il grembo che si contrae o che si rilassa, la morbidezza o meno dei movimenti, il passo lento o affrettato, il tono della voce materna perentorio o rilassato.
Quel che la madre vive, vive anche il suo bambino, attraverso la lettura che la mamma stessa dà di quegli eventi. Ecco che, se non possiamo evitare di attraversare momenti stressanti, preoccupazioni o arrabbiature durante i nove mesi di gestazione, possiamo però tenere bene a mente che il nostro bambino non entra nel mondo al momento del parto, ma il mondo e i suoi accadimenti arrivano a lui fin da subito dopo il concepimento.
E di conseguenza possiamo aiutarlo a interpretare quel che succede, confortarlo, rassicurarlo, intessendo con lui una fitta relazione di scambio e di comunicazione, la base del legame di attaccamento.
Alcune cose da fare per favorire l’attaccamento
- Parlargli, spiegandogli con parole semplici ma soprattutto con un tono di voce rassicurante, quel che succede, e che la mamma farà di tutto per superare quella piccola o grande difficoltà che in quel momento la sta preoccupando.
- Ritagliarsi uno o più momenti durante il giorno in cui accarezzare la pancia e comunicare con il bambino attraverso piccoli colpetti a cui il bambino risponderà, se in quel momento è sveglio, con un movimento di risposta, creando così una danza tra mamma e bambino.
- Ascoltare musica: se ascoltiamo della musica che ci piace, il nostro corpo produce endorfine, sostanze coinvolte nella sensazione di benessere che contrastano le sensazioni dolorifiche (sia fisiche che emotive). Le endorfine arrivano così anche al piccolo, che beneficerà della sensazione piacevole da esse prodotta; inoltre, imparerà a conoscere la musica che piace ai genitori, che riconoscerà anche dopo la nascita. Ritrovare fuori dall’utero una melodia che già conosce gli sarà di aiuto nell’adattarsi alla vita extrauterina, dandogli un maggiore senso di continuità tra le due esperienze. In gravidanza è particolarmente indicato l’ascolto di musiche di Mozart, Bach, Vivaldi ed i canti gregoriani, il cui ritmo richiama quello del battito cardiaco, che ha un effetto tranquillizzante sul bambino.
- Fare semplici esercizi di rilassamento ogni giorno: ciò diminuisce nella madre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress e aumenta quelli delle endorfine, di cui ovviamente beneficia anche il bambino, rilassa le pareti dell’utero che diventano più elastiche e morbide (e quindi più accoglienti per il bimbo stesso), aiuta la mamma a concentrarsi sulla sua gravidanza e sul suo bambino.
Coltivare durante i nove mesi questi momenti di condivisione e comunicazione permette alla madre di costruire e coltivare il legame di attaccamento con il proprio bambino, di fare spazio mentale ed emotivo, e non solo fisico, al proprio bambino, imparare a conoscerlo già durante la gestazione. L’esperienza clinica mostra come la qualità della relazione di attaccamento tra madre e bambino durante la gravidanza sia un buon predittore dell’andamento del parto e della relazione dopo la nascita.
Questo ci aiuta a tenere a mente che gravidanza, parto e post partum non sono tre momenti slegati tra loro, ma parti di un continuum dove sicuramente agiscono numerose variabili (si pensi agli aspetti medici e fisiologici che entrano in campo nel parto), ma dove l’investimento emotivo materno ha un ruolo non secondario.
Creare e coltivare una relazione con il bambino durante la gestazione diventa inoltre fondamentale per i padri che, esclusi dall’esperienza fisica della gravidanza, faticano a volte ad entrare nel ruolo genitoriale prima del parto. Perciò i suggerimenti dati valgono ovviamente per entrambi i genitori.
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