Giocando s’impara, lo sappiamo, e si imparano molte cose, anche l’autostima. Il gioco può aiutare i bambini a esplorare e conoscere diversi aspetti del proprio sé, soprattutto se c’è un adulto che li affianca e li incoraggia.
Perché usare i giochi per sostenere l’autostima?
Perché giocando si esercita l’immaginazione e si può imparare sempre meglio a risolvere i problemi, a superare le difficoltà e a comprendere la complessità del mondo attraverso un’esperienza semplice e sicura, come quella, appunto, del gioco.
A partire dai 5 anni, di solito, i bambini sono maggiormente in grado di giocare seguendo le regole, di tollerare l’attesa – almeno per un po’ – di esercitare l’autocontrollo e di interagire con gli altri per periodi più lunghi. È possibile quindi proporre loro a casa, a scuola o in altri contesti educativi dei giochi strutturati, come quelli che Deborah Plummer propone in “Laboratorio autostima”, suddividendoli in base ai fattori dell’autostima cui si riferiscono.
Si tratta di giochi da realizzare in gruppi, più o meno numerosi, di bambini con un’età compresa tra i 5 e gli 11 anni. L’autrice illustra più di ottanta attività ludiche mirate a rafforzare l’autostima nei bambini, tra le quali ho pensato di descriverne quattro, tratte da ambiti diversi e indirizzate a bambini di età differenti.
Sviluppare l’autostima: come si gioca?
1. La nostra storia
Il primo è un gioco rompighiaccio adatto a bambini dai 5 anni in su, dal titolo “La nostra storia”. L’adulto che coordina il gioco inventa una breve storia sul gruppo dei bambini coinvolti, usando il nome di ogni bambino almeno tre volte. Quando viene pronunciato il suo nome il bambino si alza, fa tre giravolte e un inchino. Se l’adulto dice “Tutti i bambini”, allora tutti i bambini si alzano, fanno tre giravolte e l’inchino. La storia potrebbe riguardare ambienti e situazioni familiari al bambino, come la scuola:
“Il primo giorno di scuola il maestro chiese a Giulia e Alessandro di andare a prendere i registri; entrando a scuola incontrarono Alberto e Filippo, che stavano chiacchierando allegramente con Susanna…”
Quali capacità stimola questo gioco? L’autocontrollo, l’autoconsapevolezza, l’ascolto e la concentrazione.
Quali riflessioni fa emergere?
Il nostro nome è la parola che più amiamo sentire. Pronunciare il nome di qualcuno è un modo efficace per attirare la sua attenzione e i bambini potrebbero chiedersi “Cos’altro possiamo fare quando vogliamo dire qualcosa a qualcuno che non ci sta ascoltando? Cosa invece non si può fare?”
2. Disegno di gruppo
Nell’ambito “Amici ed emozioni” mi è piaciuto invece il gioco “Disegno di gruppo”, anch’esso adatto a bambini dai 5 anni in su.
Come si gioca?
Si posizionano dei grandi fogli di carta su dei tavoli, in modo che i bambini si possano muovere liberamente intorno ai tavoli stessi. Ogni gruppo fa un disegno in collaborazione o semplicemente dei segni sul foglio con matite, pastelli e pennarelli. L’adulto coordinatore può indicare un argomento particolare oppure lasciare i bambini liberi di disegnare ciò che preferiscono.
Quali capacità stimola questo gioco? La collaborazione, la concentrazione, la condivisione, l’immaginazione e l’osservazione.
Quali riflessioni fa emergere? Il gioco è uno spunto per capire come si riesce a mantenere la collaborazione in un gruppo, come ci si sente quando un bambino fa un disegno vicino al nostro o modifica ciò che abbiamo fatto noi e aiuta a capire la differenza tra disegnare cose diverse sullo stesso foglio e disegnare tutti insieme collaborando.
3. Passa la conchiglia
Per il terzo gioco, “Passa la conchiglia”, che riguarda l’ambito del sentirsi bene a essere se stessi, occorre anche saper scrivere, quindi è proposto a bambini almeno sette anni.Come si gioca?Si può utilizzare una grande conchiglia o un altro oggetto bello o insolito. Si fa girare la conchiglia, chiunque l’abbia in mano fa un complimento un altro bambino e gli passa la conchiglia. Si può iniziare seguendo l’ordine in cui sono disposti i bambini, fino a quando si percepisce che sono pronti a farsi complimenti a vicenda in ordine casuale senza escludere nessuno. È possibile variare il gioco usando un foglio di carta su cui ognuno scrive il proprio nome sul fondo; i fogli girano intorno al gruppo in modo che ognuno possa scrivere qualcosa di positivo sulla persona indicata; dopo ogni commento il foglio viene piegato, in modo che nessuno veda ciò che hanno scritto gli altri. Il foglio torna poi al giocatore iniziale, che legge i complimenti che sono stati scritti.
Quali capacità stimola questo gioco? Ascolto, fiducia empatia, rispetto dei turni, fare e ricevere compimenti.
Quali riflessioni fa emergere? Non si è sempre a proprio agio quando si ricevono complimenti; come ci si sente nel riceverli, e nel farli? In quanti modi si possono fare complimenti? Quali ti piacerebbe ricevere? Quali no? Per cosa pensi che i tuoi genitori, amici o fratelli vorrebbero ricevere i complimenti?
4. Teste che parlano
L’ultimo gioco che ho scelto si chiama “Teste che parlano”, è riferito all’ambito della comunicazione non verbale ed è indicato per bambini dai 9 agli 11 anni.
Come si gioca?
A coppie, i bambini mettono un braccio intorno all’altro e si comportano come se fossero una persona sola. Parlano di un argomento prestabilito dicendo una parola per ciascuno; questo implica che devono cercare di indovinare ciò che l’altro sta cercando di dire, il che può essere complicato e frustrante…Gli argomenti possono essere “Cosa ho fatto ieri”, “la mia vacanza preferita”, “cosa ho imparato oggi a scuola” etc.
Quali capacità stimola questo gioco? Ascolto, collaborazione, rispetto dei turni, concentrazione e anticipazione.
Quali riflessioni fa emergere? Non è semplice collaborare in coppia per dire frasi sensate, tanto meno indovinare ciò che l’altro intendeva dire; ci siete riusciti? A volte crediamo di sapere cosa stanno pensando gli altri, altre volte ci aspettiamo che siano gli altri a sapere cosa stiamo pensando noi e se ciò non accade possiamo rimanere delusi.
Questi sono solo alcuni esempi di giochi per l’autostima, che offrono ai bambini opportunità preziose per far vivere loro le conseguenze delle proprie azioni e sperimentare diverse capacità e risultati, senza la paura di essere giudicati o di fallire.
I giochi, infatti, possono essere un’esperienza di apprendimento molto potente, ma non dovrebbero essere utilizzati come strumenti per valutare le capacità di un bambino; sono però un modo di fare concreti passi avanti nella costruzione e nel mantenimento dell’autostima, un processo che inizia da piccoli e che dura tutta la vita!
Buon divertimento!
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1 Comment
Molto interessante. Sono un’insegnante.