Sto scrivendo di maschile e femminile che sgomitano cercando forme e significati, ribaltando le funzioni biologiche con la fantasia. Sto scrivendo di religione.
Quando si entra nel mondo della mitologia greca e romana bisogna essere pronti a tutto, tenendo ben presente che le dimensioni delle favole richiedono apertura mentale e tanta immaginazione: tutto è possibile, tutto può essere raccontato smisurate volte cambiando prospettiva.
Zeus, massimo dio tra tutti, è racchiuso tra arte e mito. Sacro e profano. Mortale e immortale.
Ci si muove tra infiniti amori e tradimenti, tra paternità certe e maternità spesso incerte, tra travestimenti ingegnosi per raggiungere gli atti amorosi e le trasformazioni delle malcapitate prede in piante o fiumi o animali. Così mortale nei vizi, questo dio non si è fatto mancare nulla, nemmeno due parti acrobatici.
Prima di affrontare queste gestazioni paterne, desidero ribadire il mio totale affetto per Hera, sua moglie e sua sorella allo stesso tempo, ma anche la sua compagna di trono.
La Signora è un mix tra Brooke Logan e Stephanie Forrester di Beautiful, vendicativa e bellissima con gli occhi di vacca (giovani calma: in Iliade, 18, 239 e, come si sa, non è opera mia e forse nemmeno di Omero).
La relazione tra i due viene sviscerata fin nei dettagli da una vasta letteratura ma si potrebbe riassumere rapidamente così: lei, perennemente risentita a causa dei tradimenti, si scarica sulle rivali e arriva anche alla congiura di palazzo; lui, sempre occupato ad eludere la sorveglianza coniugale, cerca di porre rimedio alle vendette inflitte dalla moglie alle sue amanti.
Le nascite di Atena e Dioniso
Nonostante il culto della Dea Madre e della maternità fossero stati rimpiazzati da una concezione patriarcale del divino fondata proprio su Zeus, nella tradizione religiosa non si poteva nascondere il ruolo femminile generatore di vita; andava in qualche modo fuso il vecchio con il nuovo e il dio doveva necessariamente poter “dar vita”.
Fu così che Zeus, per questioni dinastiche, ingoiò Meti dopo “un raptus amoroso” (forse è più appropriato scrivere “dopo una vera e propria violenza”) mentre questa era già incinta di Atena. Conseguenze: il dio rimase gravido senza saperlo fino alle doglie (sperimentate sotto forma di terribili mal di testa) e da una fessura del suo cranio-utero partorì Atena, la dea della guerra, già adulta e molto arrabbiata.
Fu così che Dioniso, dio del vino e delle energie vitali, fu l’ultimo a prendere posto nell’Olimpo: figlio certo di Zeus ma di madre variabile, esistono diverse versioni della storia.
Di certo Hera non prese bene la gravidanza e giurò vendetta contro madre X e bambino. Soltanto l’intervento divino di Zeus permise a Dioniso di sopravvivere: fu estratto dal grembo materno e impiantato nella coscia-utero del padre, dove terminò la gestazione.
Ho raccontato del dio, della dea e delle dinamiche olimpiche per dimostrare come nulla sia mai completamente nuovo se la materia è umana.
Mia nonna quando ascoltava alcuni servizi del Tg mi diceva: “Nè, Meninna, già visto in Beautiful…”.
Io posso aggiungere: “Già…già pensato dai Greci!”. O dalle Greche!
photo credit: Sebastià Giralt via photopin cc
Comments are closed.