Continua il nostro percorso sull’educazione al genere, ormai arrivato alla quinta tappa. La scorsa settimana abbiamo parlato dell’universo dei giocattoli e degli effetti che alcuni preconcetti legati ad essi hanno sulla personalità dei bambini, oggi, insieme a Paivi Sara Biancolino, Arte Terapeuta di Matrioskagroup, parliamo di stereotipi di genere a scuola e nella vita quotidiana.
“Mamma, tanto lo sai, le femmine non lavorano”… Questa volta vorrei provare a partire da un’affermazione di un bambino di cinque anni, e non da frasi o input pronunciati da noi adulti. E, da questa frase, provare a fare una riflessione per capire come reagire e come affrontare gli stereotipi quando si sono già intrufolati nelle testoline dei nostri bambini.
Già, le femmine non lavorano…e allora le tue maestre cosa fanno? “Non lavorano, guardano noi bambini”. E la vigilessa fuori da scuola? “Non lavora, fa attraversare la strada a noi bambini”. E le cuoche della scuola? “Non lavorano, fanno da mangiare a noi bambini”.
Ok, la lotta contro questo stereotipo si rivela più dura del previsto. Decido di capirne l’origine…Vigilesse, maestre, cuoche: stanno lavorando o si stanno occupando di noi bambini? Già, quello dell’accudimento, quando diventa una professione, viene svolto principalmente da figure femminili. Il lavoro maschile, quello dei papà, assume un valore più virile, di forza.
Ma soprattutto la percezione di uno stesso lavoro assume nella fantasia dei bambini significati diversi…la vigilessa aiuta i bambini ad attraversare, il vigile ferma le macchine. Poco importa se entrambi stanno facendo la stessa cosa con lo stesso identico gesto della mano.
Quali sono i fattori che in qualche modo influenzano la formazione di questa percezione? Uno di questi riguarda le figure educative, quelle dedite all’accudimento, che sono in gran parte femminili: più del 99% di educatrici donne nella scuola dell’infanzia, leggermente di meno nella scuola primaria quando il ruolo degli insegnanti diventa veicolo di trasmissione di saperi. Nei primi anni di scolarizzazione le educatrici sono figure che nella quotidianità del bambino sostituiscono la figura materna, prendendosi cura di lui fino al suo ritorno a casa. Da quest’ottica il “lavoro di accudimento” viene percepito come esclusivamente femminile.
Se anche fino alla scuola primaria la quasi totalità delle insegnanti è donna poi, c’è per contro un sostanziale aumento di figure maschili nella scuola secondaria di primo e secondo grado, fino ad arrivare, (finalmente?) ad un pareggio di ruoli guarda caso proprio quando la gerarchia raggiunge i vertici, con una distribuzione paritaria dei posti ricoperti come dirigente scolastico. Nonostante, questo va detto, un sensibile aumento degli ultimi anni del numero delle donne che ricoprono questo ruolo.
Di fatto però, ahinoi, anche nel mondo della scuola nonostante la netta predominanza di presenze femminili, i compiti dirigenziali spettano comunque all’uomo.
Messaggio percepito chiaramente anche da bambini e ragazzi, non credete?
IN PRATICA
Prova ora a far descrivere al tuo bambino alcune azioni compiute dal papà e dalla mamma mentre lui è a scuola. Come vi immagina mentre non è con voi? Vi riconoscete nelle sua descrizione?
Proponi al tuo bambino di immaginare e disegnare la sua famiglia, quando sarà grande: come si immagina? Che lavoro farà? Cosa farà suo marito/sua moglie? Chi si occuperà degli eventuali bambini?
di Paivi Sara Biancolino
www.matrioskagroup.it
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