Siamo lieti di rincontrarvi qui, tra le pagine di Mamme Acrobate, per riprendere l’avventura attraverso le righe del nostro “vocabolario segreto della famiglia”.

La parola a cui abbiamo scelto di dare ospitalità questo mese è Noia (riferendoci in particolare a quella dei bambini). È un termine che da subito appare difficile da tenere tra le mani, una parola “scomoda”: forse in virtù della sua natura, di una consistenza evanescente, impalpabile. Sovente, infatti, si accompagna al silenzio, andando a costituire un punto morto, dove il discorso si arresta: una volta che dico di essere annoiato, cosa posso aggiungere?

Un po’ di noia fa bene

Tuttavia, è bene ricordare come tale connotazione negativa della noia sia figlia in particolare della società contemporanea. In che modo?
È sempre utile guardare ai più piccoli per comprendere il clima sociale e i nuovi significati che si costruiscono, perché i giovanissimi, che sono estremamente ricettivi anche nei confronti della modernità, sono molto più sensibili ai cambiamenti.

Pensiamo e guardiamo (se ne abbiamo l’occasione) alle “agende” dei bambini di oggi: sono piene d’impegni e attività, dal calcio alla danza, dalla scuola d’inglese al corso di chitarra.

La nostra epoca risulta a tutti gli effetti caratterizzata da una diffusa frenesia, che spesso si esprime in un bisogno di fare, di organizzare, il quale viene facilmente (e naturalmente) “trasmesso” ai propri figli. In questo senso siamo tutti, anche se a differente titolo e misura, sovra-stimolati. Ed è facile accorgersi come una società contratta e in perenne movimento porti a considerare un tempo che procede senza attività organizzate, un tempo perso, “scivolato via”. In una parola che ci è capitato di sentire più volte nella nostra Associazione: vuoto.

Il tempo “vuoto” può essere molto prezioso

Ma è proprio qui che si può insinuare il malinteso, l’errore. Il tempo vuoto può essere, infatti, un tempo prezioso, ricco! Poiché se si tollera l’incertezza di non sapere cosa fare per qualche ora, se si è disposti ad accettare questo vuoto, esso può divenire il luogo dell’immaginazione, della creazione!

Se si concepisce la noia unicamente come un malessere, il terreno fertile che ci offre sarà vissuto soltanto come un vuoto da dover… colmare! Con attività, videogiochi, televisione o altro. Ma questo eccessivo “riempimento” nasconde diversi rischi. In primo luogo, quello di abituare il bambino a un tempo sempre pieno, privandolo così di una dimensione fondamentale per la sua crescita: l’invenzione. Una quantità ragionevole di ore vuote libera, infatti, dalla costrizione dell’attività, restituendo al piccolo una proprietà sul proprio tempo. La domanda del bambino “e adesso cosa si fa?” costituisce un prezioso punto di partenza che gli può permettere di esplorare e scoprire i suoi interessi e le sue passioni – se però la risposta verrà formulata da lui, nel caso anche con l’aiuto della mamma e del papà: i genitori infatti possono offrire il proprio esempio, così come creare qualcosa di nuovo insieme ai figli!

La noia è un’occasione

La creatività, che può essere definita come la capacità di un soggetto di utilizzare la fantasia, di realizzare qualcosa partendo dal nulla servendosi della propria originalità, appartiene geneticamente all’essere umano, non ha bisogno di “oggetti”, ma soltanto di un tempo particolare, dedicato.

Questa parola “grigiastra”, la noia, contiene dunque l’ipotesi di un arcobaleno di sensazioni e progetti: la noia è un’occasione, uno spazio che può divenire creatività e incontro con il genitore, il nonno, il cugino. Un tempo personale, unico, libero.

Per questa volta è tutto, alla prossima parola!

Articolo a cura di
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
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