“Sempre connessi”. È questo il modo che potremmo usare per definire le modalità in cui oggigiorno tutti noi viviamo le nostre esperienze e le nostre relazioni grazie all’incredibile diffusione di smartphone, tablet e altri device tecnologici.

Le case sono abitate dalle tecnologie, è impossibile non notarlo: almeno un portatile è presente nel 39,5%, nel 52,7% se ne contano due o più di due e di questi l’86,7% è in rete; l’Ipad raggiunge il 24%, mentre il cellulare è lo strumento più diffuso raggiungendo ben il 99%.

La nostra vita sociale ha vissuto “un superamento dei confini tra reale e virtuale”, i social network sono ormai parte integrante delle nostre relazioni amicali, lavorative o familiari, portando con sé una serie di domande sul loro impatto e sui cambiamenti che hanno prodotto. Questo poi è ancora più vero quando ad essere coinvolti nel loro utilizzo sono bambini e adolescenti. Domande che i genitori si pongono per orientarsi tra le sfide e le opportunità che i nuovi spazi sociali online lanciano nella relazione con i figli.

Ma che cosa ha determinato una così massiccia diffusione dei nuovi media? Quali sono i significati che gli attribuiamo? Quali le ricadute sul piano educativo e comunicativo?

E’ partendo da questi concetti, da queste domande che il Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia e il Cremit dell’Università Cattolica di Milano hanno realizzato Family Tag, una ricerca pubblicata nel volume Famiglia e nuovi media – Studi interdisciplinari sulla famiglia, presentata durante un interessante appuntamento a cui abbiamo partecipato anche noi.

Una ricerca che ha coinvolto  693 adolescenti e giovani adulti e i loro genitori, tutti residenti in Lombardia, con l’obiettivo di studiare la presenza e gli effetti dei social network nelle relazioni familiari, ma anche le differenze nell’utilizzo e nelle percezioni tra genitori e figli.

Contrariamente a quanto spesso si pensi, l’ampia diffusione dei social network non va solo vista come voglia di esibizione, di condividere aspetti della vita privata una volta riservati ad una cerchia più ristretta, ma quanto piuttosto di stare in contatto con la rete familiare e amicale, seppur con modalità diversa da quella a cui a noi adulti siamo abituati.

E questo risulta ancora più vero per i nativi digitali, per i quali l’offline, i rapporti vis a vis, e l’online non sono vissuti come due “mondi separati e paralleli, ma 2 articolazioni di uno stesso spazio e di una stessa esperienza di relazione”.

Non c’è “contrapposizione tra online e offline”, non si tratta di una “doppia vita”; ad esempio in Facebook,  secondo la ricerca  il social network più utilizzato dai ragazzi lombardi, nella maggior parte dei casi si ha un profilo con il proprio nome, si è riconoscibili, reali. L’uso è prevalentemente è quello di uno spazio dove gestire ricordi di momenti belli, di racconto, di sfogo ma anche per trovare nuove amicizie.

Facebook risulta essere il social network per antonomasia anche per i genitori, per questi ultimi anche un mezzo per ritrovare amici di vecchia data.

Per i ragazzi inoltre rappresenta uno strumento di relazione particolare con fratelli e sorelle, con i parenti, ma un po’ meno con i genitori.

Ancora una volta, piuttosto che demonizzare i nuovi media, quindi è necessario riflettere sul tipo di relazione e sulle strategie educative che mettiamo in atto con i nostri figli rispetto all’uso delle risorse digitali, che ovviamente si differenziano in funzione all’età, alle loro capacità, alla diverse competenze sociali e relazionali.

Secondo la ricerca, i genitori sembrano preferire strategie di mediazione attiva, basate sul dialogo e sulla comunicazione rispetto all’uso di internet. Attraverso la propria presenza, incoraggiamento e condivisione delle attività online dei figli si sentono presenti nella gestione del loro utilizzo, anche se  il controllo che pensano di esercitare è minore di quello che viene realmente percepito dai figli, è come se si sovrastimasse il proprio ruolo.

In presenza di uno stile autorevole di parenting rispetto all’uso di internet, i figli manifestano da un lato minori problemi di dipendenza e dall’altro una maggiore capacità di coinvolgimento attivo all’interno del contesto sociale.

Ci sembra quindi che nonostante tutti i cambiamenti, tutte le innovazioni oggi come in passato, quando ancora Facebook e  gli altri social non sapevamo neanche cosa fossero, ciò su cui non bisogna mai distogliere l’attenzione è il rapporto che abbiamo con i nostri figli, quella capacità di dialogo e di ascolto di cui altre volte abbiamo parlato, che va costruito nel tempo, passo dopo passo.

Informarsi, conoscere, restare sempre aggiornati sul mondo dei nostri ragazzi, per provare a capire i loro perché, il loro modo di vedere il mondo e soprattutto per educarli – ed educarci – a un uso consapevole delle nuove tecnologie che li protegga dai rischi in cui possono incorrere ma che serva anche a spingerli verso le opportunità che possono offrire.

 

Fonti: Famiglia e nuovi media – Studi interdisciplinari sulla famiglia, Vita & Pensiero, 2013

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Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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