Qualche giorno fa, navigando in rete, mi è capitato di leggere  un articolo su Vanity Fair che parlava di una manifestazione tenutasi a Torino.

Chi manifestava e per cosa?

Disoccupazione, tasse, riforme non volute? No, niente di tutto questo.

Si trattava delle Sentinelle in piedi. Per chi ancora non le conoscesse, un gruppo di cittadini che sostengono il concetto di “famiglia” formata da un uomo e una donna e quindi, da quello che posso dedurne, non propriamente favorevoli ad altre tipologie di unioni.

Una posizione che non condivido,  ma lungi da me negare il diritto di ognuno di esprimere la propria opinione.

Questa  volta però tra i vari articoli in rete mi è capitato di soffermarmi su uno in particolare, dal titolo L’Amore è un diritto di tutti, su alcuni pensieri che mi giravano in testa da un po’, ma a cui non ero mai riuscita a dare forma.

Amore e Diritti. Queste due parole, a mio avviso, racchiudono il cuore di tutta la questione che, per quanto vogliamo far finta di niente, ha un impatto non indifferente sulle nuove generazioni.

Sì, perché quando si parla di questioni legate all’omosessualità e alla famiglia, i primi che tiriamo in ballo son loro, i bambini e gli adolescenti. Si dibatte sul fatto o meno che, per crescere bene, abbiano necessariamente bisogno di una mamma e di un papà, di una donna e di un uomo.

Ma cosa ci dice il mondo in cui viviamo?

Oggi i bambini crescono con famiglie di ogni tipo: coppie sposate o conviventi,  genitori separati, famiglie monogenitoriali, allargate e multiculturali.

E per loro è un problema?

Personalmente credo che per fare una Famiglia, quella con la F maiuscola non basti solo essere  un uomo e una donna. Io, che negli ultimi 10 anni con i bambini e i ragazzi ci sono stata abbastanza, mi sento di poter dire che ci vuole altro.

Ho visto famiglie tradizionali  avere enormi difficoltà alle prese con il proprio ruolo educativo e  anche madri o padri soli, matrigne e patrigni, capaci di dare così tanto Amore, impegno, volontà da cancellare tutto il resto.

Abbiamo davvero bisogno di dividere il mondo in “normali” e “diversi”, forzandoci a etichette che forse appartengono più a noi che ai più piccoli? Le cose diventano un problema se noi ci abituiamo a pensare che lo siano.

Cosa significa davvero la parola diritti? E soprattutto, quelli di alcuni sono più importanti di quelli di altri? Non è poi così grave se a causa di tutte questa diversità a cui ci appelliamo, le discriminazioni – di ogni tipo – in Italia siano all’ordine del giorno e non solo degli adulti?

Sì, perché sono tanti i bambini e gli adolescenti che quotidianamente vivono vessazioni, prese in giro difficili da sopportare, che fanno male, che li fanno vergognare di come sono, di quello che provano, a sentirsi sbagliati, con conseguenze a volte tragiche che tutti noi conosciamo.

Io li ho visti con i miei occhi, ho passato ore a raccogliere i pezzi di ragazzi costretti a vivere con disagio il proprio essere, con una sofferenza e una solitudine che non si possono spiegare a parole.

Possiamo permettere che ciò accada? Io credo di no.

A me hanno insegnato a oppormi alle ingiustizie, a manifestare per i soprusi, per i problemi.

E l’Amore non è un problema, MAI.

Photo Credit: dev null via Compfight cc

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

Comments are closed.