Le coppie che si separano sono sempre di più e tra queste circa 1 su 4 si legherà ad un nuovo partner, andando quindi a formare una “famiglia” (spesso definita “allargata” o “ricomposta” o “polinucleare”o altro ancora).
I dati Istat del 2007 indicano che tra le famiglie ricostituite quasi il 59,4% ha figli, il 39,1% ha solo nati nell’attuale unione, il 10,7% di queste ha figli di un solo partner, il 9,6% ha figli nati dall’unione attuale e precedente.
Ci sono quindi molte mamme e bambini (e papà e anche nonni!) coinvolti in queste realtà, molto diverse e ognuna unica per composizione della nuova famiglia, difficoltà e tipo di relazioni che si vengono a creare. E’ quindi difficile parlarne in generale, non potendo analizzare gli specifici contesti. Ci sono comunque problematiche e dubbi diffusi e ricorrenti su cui vale la pena di soffermarsi.
Quali difficoltà incontrano i bambini che si trovano a vivere in una famiglia allargata o, meglio, ricostituita?
Innanzitutto bisogna vedere come è stata gestita ed elaborata la separazione dei propri genitori e come sono attualmente i rapporti tra gli ex-coniugi e tra il bambino e il genitore con cui non convive più.
Quanto più i propri genitori biologici saranno riusciti a tenere il figlio al di fuori dei loro conflitti e a mantenere tra loro una comunicazione rispettosa tanto meno sarà stato traumatico e difficile l’evento della loro separazione. Sarebbe auspicabile (seppure difficile e poco frequente) che i genitori non-conviventi riuscissero ad essere sereni rispetto alle nuove famiglie in formazione e a vedere il nuovo partner dell’ex-coniuge ed eventuali loro figli come un’opportunità affettiva, emotiva e relazionale per il proprio bambino: se pur con le comprensibili difficoltà della situazione poter avere diversi modelli di riferimento e più persone che gli vogliono bene e sono desiderose di occuparsi di lui è sempre una risorsa!
Per i figli il formarsi di una famiglia ricostituita in qualche modo sancisce la separazione definitiva dei propri genitori che molti bambini spesso sperano possano prima o poi tornare insieme.
Inoltre i bambini (e anche gli adolescenti) sovente temono inconsciamente che accettando e affezionandosi al nuovo partner della mamma o del papà possano “tradire” l’altro genitore, col quale tendono ad allearsi e ad avere un atteggiamento di “protezione”.
Nel caso ci siano più figli generati da relazioni precedenti di entrambi ci saranno da gestire conflitti e gelosie tra fratelli acquisiti, solitamente più acute nei casi in cui alcuni bambini vivano abitualmente in un’altra casa e si trovino a trascorrere il weekend o poco più in una famiglia ricostituita in cui altri bambini vivono stabilmente. L’arrivo di un fratello “comune” generato dalla nuova coppia invece è di solito meno problematico è più “aggregante”, anche se, ovviamente, ogni situazione è a sé.
Infine, abituarsi a vivere in un nuovo contesto, con regole diverse e un sistema familiare con relazioni e dinamiche in via di definizione è una situazione critica per tutte le persone coinvolte.
I bambini si trovano a vivere in due diverse case che sono solo dei luoghi fisici differenti (nel caso positivo in cui abbiano la possibilità di frequentare anche l’altro genitore), ma anche dei luoghi relazionali, educativi ed emotivi che hanno ciascuno delle proprie caratteristiche. Si trovano quindi a dover trovare dentro di sé una continuità e dei riferimenti a fronte della “discontinuità” esterna.
Soprattutto nel caso di bambini piccoli si dovrebbe cercare di mantenere in entrambi i contesti abitativi almeno una stabilità e una coerenza negli orari e nelle regole di base lasciando anche che il bimbo porti con sé qualche oggetto che mantenga, in modo anche simbolico, una continuità “fisica” tra i diversi ambienti di vita.
Quali le difficoltà per i nuovi partner?
Se il nuovo partner senza figli propri entra a far parte di una famiglia dove ci sono già dei bambini dovrà innanzitutto “abituarsi” e “imparare” ad relazionarsi con il mondo infantile (o adolescenziale), a voler bene ed interagire con un bambino (o un adolescente) che non ha visto crescere e che oltretutto si trova in un momento delicato.
E’ poi molto frequente che prima o poi si senta dire dal “figlio acquisito” – che è spesso carico di una certa quota di aggressività e ha bisogno di mettere alla prova la persona – “tu non sei mio padre/mia madre!”, frase non facile da digerire e che colpisce direttamente una questione difficile: quale ruolo assumere con i figli della compagna/del compagno? Un ruolo amicale/distaccato/genitoriale…?
Dell’educazione dei figli e dei principali aspetti della loro crescita dovrebbero continuare ad occuparsene i genitori “biologici”, sempre sperando che ci siano i presupposti per poter dialogare e collaborare costruttivamente tenendo presente e in primo piano il benessere delle proprie creature. Il/la nuovo/a compagno/a avrà comunque un ruolo che va rispettato all’interno della nuova famiglia e delle nuove “regole” e dinamiche che si verranno a costituire.
Quali sono i “compiti” della nuova coppia?
E’ auspicabile che i due membri della nuova coppia prima di dichiararla tale ai rispettivi figli e quindi ad iniziare a formare una nuova famiglia tutti insieme abbiano consolidato il loro rapporto e si sentano sufficientemente sicuri della nuova unione e “solidi” nell’affrontare le difficoltà che potrebbero presentarsi. Le relazioni coniugali precedenti devono essere state adeguatamente rielaborate in modo da poter iniziare un nuovo rapporto diverso dal precedente e non motivato da rancori, insicurezze, sensi di colpa o altri nodi relazionali non-risolti: il rischio è quello di andare incontro ad una seconda separazione, facendola subire nuovamente ai bambini.
La nuova famiglia ricostituita dovrà col tempo trovare una propria identità familiare con diverse e peculiari abitudini, equilibri e relazioni che coinvolgono anche i genitori non-conviventi coi figli.
Vi segnaliamo anche un blog molto interessante che tratta proprio di famiglie ricostituite o ” a strati” http://stratifamiliari.wordpress.com/
6 Comments
Accidenti che confusione! Sono arrivata alla fine dell’articolo quasi con il fiatone. E ho provato tanta tenerezza per questi bambini costretti a subire prove veramente al di sopra delle loro capacità e possibilità. Mi vengono i brividi quando sento dire che è meglio una famiglia divisa rispetto a una famiglia litigiosa. Il problema è che la famiglia non dovrebbe essere nè divisa nè litigiosa ma rispettosa dei diritti dei bambini. So che lo scopo di questo articolo è di trovare soluzioni là dove le separazioni sono avvenute e quindi di cercare il modo migliore per “aiutare” i bambini ma non potevo esimermi dall’auspicare che SEMPRE si tengano presenti i bambini quando si decide che l’altro/l’altra non vanno più bene per noi.
Gentile nonna Maria, che ne direbbe se dicessi che ho tenuto conto proprio di mio figlio nel scegliere la separazione dal mio ex compagno, visto che dopo mille discussioni ed incomprensioni, menefreghismo ed egoismo puro da parte dell’ex naturalmente, quest’ultimo ha pensato bene di mettermi le mani addosso proprio di fronte al mio bambino di tre anni? a volte queste scelte sono davvero inevitabili …. mi creda …. meglio dimostrare ai propri figli che esiste una dignità come donna e madre che lasciare a loro il messaggio che nella vita è giusto subire ….
e naturalmente dopo tutto questo la cattiva della situazione sono stata io che ho scelto di liberarmi da questa schiavitù …. parliamone se vuole …..
Cara Manuela ti chiedo scusa se ti sono sembrata troppo dura e magari un po’ accusatoria. Non era mia intenzione, soprattutto non è mia intenzione giudicare nessuno. Anzi devo dire che sono sempre dalla parte di chi subisce e il più delle volte, oltre ai bambini, sono proprio le mamme che oltre a doversi far carico della serenità dei propri figli, del proseguimento di una vita il più possibile simile a quella persa, si sentono anche affibbiare la parte della “cattiva”. So benissimo che il vostro compito è pieno di difficoltà e che a volte vi trovate a lottare contro pregiudizi e cattiverie e per questo vi ammiro. Immagino poi cosa significhi “parlare bene” ai vostri bambini del loro padre quando quella stessa persona vi ha fatto del male. Ovvio che tutto ciò è ribaltabile: può succedere – e succede – che sia la mamma ad andarsene e il padre a farsi carico di quel che resta della famiglia. Quindi avete tutti la mia comprensione e solidarietà. Non posso comunque non pensare ai bambini che in tutto ciò non fanno altro che subire le decisioni, per loro dolorose, di chi dovrebbe soprattutto amarli.
io mi trovo personalmente coinvolta… ho due bimbi di 4 e 7 anni e sono separata da 3 anni perchè mio marito ha deciso in maniera unilaterale e assolutamente improvvisa di separarsi e di andarsene!!! Ora …. da poco tempo lo ringrazio per questa decisione. I bimbi frequentano regolarmente anche la casa del padre. Io ho un compagno da un anno e mezzo che da qualche mese convive con me e i miei bimbi. E’ stato molto difficile all’inizio… il figlio maggiore ci ha messo alla prova…. ma con pazienza, comprensione e tanto tanto affetto ora siamo una nuova famiglia felice. I bambini lo cercano in continuazione, lui gioca con loro ma l’aspetto educativo ovviamente spetta a me e al loro papà biologico e questo è stato chiaro fin dall’inizio. Pur non essendo in buoni rapporti io e il mio ex-marito, i bambini sono sereni e mai hanno manifestato disagi. Io faccio realmente i salti mortali per risparmiare loro le sofferenze e sicuramente non arrivo al 100%, parlo molto con loro e soprattutto con il figlio maggiore che ha subito maggiormente la separazione. Il piccolo aveva solo un anno quando il papà se ne è andato di casa…. devo dire che la mia fortuna è che sono in due… infatti sono due fratelli molto legati e questo li facilita molto negli spostamenti da una casa all’altra. Io li ammiro i miei figli perchè credo sia davvero dura…. ma si sono abituati…. forse… comunque stanno bene!!! Ci vuole tanta tanta forza, tanto spirito di adattamento che loro hanno. Questo mi rende serena. E sono serena di dare a loro un modello famiglia forse più inusuale ma felice. Loro a casa trovano l’affetto e l’ascolto… è importante essere chiari con i bambini, non mentire mai…. e sto molto attenta a non dire nulla di male del loro padre (anche se è difficile e a volte ti viene proprio voglia di spiattellare la verità su di lui), come si dice nell’articolo tiro fuori di lui le cose positive che sicuramente ha e tralascio il resto che li farebbe solo soffrire. Comunque sicuramente questa esperienza mi fa crescere in positivo nel mio ruolo di mamma, di donna e di nuova fellice compagna. Auspico che anche altri genitori come me si aprano e raccontino perchè il confronto è sempre costruttivo!!! Grazie a tutti per l’opportunità!! Buona vita a tutti!!!
Mi intenerisce particolarmente quando dici che “ci vuole tanto spirito di adattamento che loro hanno”. Quanto sono forti questi nostri bambini nei momenti duri. Li viziamo, li coccoliamo, concediamo loro più del necessario eppure quando serve loro sanno dare il meglio di loro stessi. E sanno sorprenderci e persino aiutarci. Sei fortunata n.p. di avere dei bambini così e, diciamolo, se sono così, è anche e soprattutto merito tuo perchè li hai saputi educare nel modo giusto. Un bacio.
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