parlare di felicitàMi hanno invitata a parlare di felicità

 

Faccio fatica.

 

Faccio fatica a parlare di felicità.
Ma faccio fatica anche a non parlare di felicità.

 

Faccio fatica a trovare delle risposte a troppe domande che mi attanagliano la mente stasera così come in tutte le sere in cui un tremendo fatto di cronaca mi accompagna a letto.

Se poi i fatti sono due, tre, cento…

 

Faccio fatica a pensare quelle creature innocenti ancora una volta vittime di una violenza cieca e inaudita o di troppe ingiustizie delle quali continuiamo ad essere solo spettatori indignati.

Faccio fatica a capire come si possa accettare che pochi disonesti continuino a giocare con le nostre vite, con le nostre fatiche, con i nostri sacrifici.

Faccio fatica a pensare che in questo momento non so quanti bambini muoiono di fame, stenti, malattie.

Faccio fatica a pensare che in questo stesso momento tanti altri bambini stanno provando paura e i loro genitori insieme a loro anche se magari cercano di nasconderlo.

 

Ma faccio fatica anche a non pensare che essere felici è un diritto che dobbiamo dare ai nostri figli e che noi siamo gli unici in grado di garantirglielo.

Nessun altro. Solo noi. Anche con poco.

Senza scuse, senza alibi, senza stanchezza. Loro ci chiedono solo quello. Che siamo felici con loro, per loro…di loro!

Faccio anche fatica a non pensare che la felicità sia anche un dovere. Un dovere verso me stessa e nei confronti di quelle persone a cui la felicità è stata tolta da non so quale cattiveria (dis)umana.

 

Mia mamma mi ha insegnato ad essere felice. Mi ha insegnato che la felicità va cercata, non bussa alla porta, non cade dal cielo.

Mi ha insegnato che la felicità si regala, si trasmette e si prende. Che non si deve aver paura di essere felici e neanche di ammettere di esserlo.

 

E allora forse parlerò di questo.

Dirò che voglio continuare a credere che, per chi ha la fortuna di incontrarla, di cercarla, di coglierla, la felicità esiste, sempre e comunque, è li che ci aspetta. Ma noi dobbiamo vederla, dobbiamo capire cosa può renderci veramente felici e cosa no.

Che è molto più facile essere felici che non esserlo, per noi stessi e per chi ci sta intorno.

E che regalare agli altri un po’ di questa felicità è il modo più semplice per essere felici.

 

Le foto fanno parte del concorso fotografico “Un anno di felicita”, nato per festeggiare i 250 anni dell’Almanacco Barbanera.

Con le testimonianze raccolte con il concorso “Un anno di felicità”, verrà creata una mappa della felicità vera, possibile qui e ora.

Author

Laura Campagnoli, mamma di Tommaso e Francesco, una passione irrefrenabile per tutto ciò che ruota intorno alla casa ma incapace di gestirla (la casa), un marito superattivo eco-addicted e un lavoro più che full time. Pigra fisicamente ma non di mente. Acrobata come tante mamme in (precario) equilibrio tra lavoro, casa, bimbi, marito, amiche, genitori e nonni, hobby e sport (poco)… e non necessariamente in quest’ordine!

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