Dedicato a Jessica e Cinzia, due mamme matrigne come me
Ho iniziato a scrivere questo blog che la mia seconda figlia aveva appena un anno. Quindi direi che sono almeno quattro anni che mi occupo di mamme matrigne e famiglie allargate. In questi anni ho ricevuto commenti, sproni, inviti. Ho fatto interviste, ascoltato pareri e raccolto opinioni tra madri non matrigne, padri, patrigni, donne separate, nonni, zii e cugini.
Intanto la mia famiglia allargata è cresciuta, al punto che siamo arrivati – in ordine- a quattordici, sette e cinque anni (parlo dei miei figli e quasi figli). Posso dire di aver fatto tanti errori e di aver commesso anche delle leggerezze, ma non posso negare – come avevo scritto in un post – che siamo “una bella storia”.
Essere allargati ed essere felici è possibile.
Lo voglio ripetere come un mantra, o una filastrocca in rima, a tutte le donne che vivono la stessa situazione: ovvero quella di essersi innamorate di un uomo che aveva già altri figli da precedenti relazioni.
Nell’ultimo mese due mamme matrigne (in verità una mamma matrigna e una “per oro solo” matrigna) mi hanno scritto delle email. In forma privata. Raccontandomi le loro difficoltà, i loro dubbi e le loro crisi. Lunghe lettere piene di amore per il proprio compagno, per i figli del proprio compagno e tanta paura di non saper reggere lo stress, di non avere la forza di contrastare le insidie, le difficoltà, di reggere alle gelosie. Le stesse emozioni che ho attraversato, una per una, anche io.
Purtroppo io non ho ricette nuove, a parte quelle che di cui ho già scritto in passato.
Amore, pazienza, ironia e psicanalisi sono le uniche parole magiche che mi vengono in mente.
E nonostante tutto, ci saranno sempre altri ostacoli. Perché la vita è piena di sorprese (soprattutto le ex mogli sono piene di sorprese, mi si passi la battuta!).
Questo post, però, lo voglio dedicare a Jessica e Cinzia, due mamme (o quasi mamme) matrigne come me che non hanno nulla di speciale, se non di aver avuto la voglia, e trovato il coraggio, di chiedere un aiuto o un confronto, di sfogarsi attraverso una mail o semplicemente di confidarsi. E molto bene conosciamo il potere terapeutico della confessione!
Per questo dobbiamo andare avanti, con questo blog e con le vostre parole.
Un abbraccio caldo a tutte le mamme matrigne e ricordatevi: essere allargati ed essere felici è possibile.
photo credit: pixabay – StockSnap
3 Comments
Cara Michela,
Sono precipitata per fortuna nel tuo blog come le altre mille mammastre in cerca della pillola magica… che non esiste. Avere una vita con un uomo padre equivale ad aumentare vertiginosamente il numero di problemi pratici ed emotivi della propria vita. Io lo sapevo un po’ quando mi innamorai di mio marito, ma non credevo che per il mio cuoricino potesse essere così difficile accettarlo… o dovrei dire , per il mio ego? Conosco mio marito da prima che si separasse, siamo sposati da qualche mese e conviviamo da tre. Ho trent’anni anni e sento un tic tac biologico che mi chiede di focalizzare ora o mai più il mio futuro. Posso ancora tirarmi fuori da questa telenovela, ma dovrei violentarmi perché lo amo, ci amiamo da tanto e andiamo molto d’accordo… ho solo la sensazione di dormire con una bomba ad orologeria sotto al letto, quindi non riesco a dormire, eppure il letto è comodo!
Questa è la storia…
Sono sposata con un uomo straniero che ha un figlio con una donna che vive in un altro paese. Premetto che questo figlio è venuto al mondo come conseguenza di un atto di incoscienza giovanile , non d’amore e che la madre voleva un figlio per lei e non con l’uomo in questione. Nonostante ciò i due hanno provato a rimanere insieme per due anni con risultati disastrosi che comprendono discussioni violente e tradimenti. La relazione ha dunque avuto una conclusione per niente pacifica e la madre ha portato suo figlio via con lei e con una valigia di rancori. Dopo circa un anno di separazione il mio non ancora marito decide di raggiungere il figlio e cercare di stabilirsi in un paese straniero dove non parla la lingua ed è extracomunitario. A questo punto entro in gioco io, entro nella vita di mio marito e, dopo un mese di convivenza, riceve una lettera dell’avvocato della sua ex e un avviso di espulsione dal paese. Da qui iniziano due anni di lotte con avvocati, migliaia di euro spesi (prestati da me visto che lui nel frattempo rimane senZa permesso di lavoro) e drammi. La madre del bambino è una persona particolarmente drammatica e ha sempre parlato male del padre a suo figlio generando grandi tensioni.
Dopo questi due anni io e mio marito abbiamo deciso di partire per il suo paese per poter iniziare a vivere e lavorare liberamente, ma, per sfuggire alle ire legali della ex, mio marito ha deciso di non fornirle la sua ubicazione.
Ora viene il mio problema. Ho vissuto anni infernali aiutando mio marito con le pratiche e ricevendo a casa suo figlio spesso con atteggiamenti difficili da gestire e pesanti per me. Ora che siamo partiti mi sento liberata di un peso e uscita da un incubo. Vivo nel terrore che torni ad avere contatti con la sua ex e ,non senza vergogna, confesso che non mi importa se questo implica che ci sia un bambino senza padre. Questo mio egoismo mi stupisce, mi fa sentire sporca ma se cerco nel profondo di me stessa… non voglio tornare a fare la matrigna, quando noi come coppia abbiamo scelto di non avere figli. Ci stiamo appena ricostruendo e siamo economicamente molto fragili per sostenere i capricci di una donna sola si, ma con una famiglia ricca e numerosi aiuti statali. Mio marito è ovviamente triste per non poter parlare con il figlio ma dice di essere fermo nella sua decisione… invece io so che è tornato a scrivere a lei per parlare con il figlio, mosso dal senso di colpa e sento di non avere nessuna certezza , sento che le cose vanno al contrario e che tutti i sacrifici che ho fatto e sto facendo per far funzionare il matrimonio possono essere distrutti con una sola chiamata. Perché se torna ad avere contatti col figlio non è per fargli gli auguri, ma dev’essere per occuparsene come di dovere e quindi essere disposto a tornare a lottare con la sua ex. Ora tutto quello che abbiamo è in comune e io ho perso la compassione per poter finanziare la riSoluzione di problemi irrisolvibili. Quel bambino è frutto dell’incoscienza e finché sarà sotto la custodia di madre non avrà una relazione serena col padre ( presente o no). Nel frattempo io lotto per perdonarmi il mio terribile egoismo che solo vuole eliminare dalla propria vita un problema grande a qualsiasi costo.
Non so se ti scrivo per cercare una soluzione che non c’è, ma forse puoi dirmi se sono in tempo per uscire di scena…
Grazie per il tuo tempo e per aver dato uno spazio a noi matrigne sempre nell’ombra di figli più importanti
Cara Suzie, hai scelto un bel post per inserire il tuo lungo commento, che è una storia privata, intima e piena di vita, e ti ringraziamo tanto di averla voluta condividere con noi. Dicevo, hai scelto un bel post, perché è un post di speranza. E io, altrimenti non sarei qui, credo che “essere allargati e felici”, sia veramente possibile. Naturalmente ognuno ha il suo destino, e tutti ci giochiamo le nostre carte. Io, però, credo che se ami, profondamente, il tuo compagno, forse è possibile andare avanti. In te sento una forza che in altre mamme matrigne o matrigne “dubbiose” che mi hanno scritto in passato non sentivo. Se il rapporto con lui è forte, potete farcela a includere, nel vostro modo, che sarà unico e speciale perché è il vostro, anche questo figlio lontano e tirato per la giacchetta. Ti auguro una vita, faticosa, ma felice!
Grazie di cuore. Forse a volte abbiamo solo bisogno che qualcuno ci dica che la faremo ad essere serene nonostante tutto!