Di emozione in emozione per raccontare le tappe dello sviluppo emotivo dei bambini, in compagnia di una pedagogista, una mamma blogger e di Chicco.
Entro al nido. Aurora (20 mesi) è seduta per terra e piange. Dafne (22 mesi) si avvicina a una cesta alla ricerca di qualcosa: sceglie con cura un peluche. Con l’orsetto in mano si avvicina ad Aurora che sta piangendo ancora e glielo porge con delicatezza. Aurora alza lo sguardo, lo afferra e lo abbraccia. Piano piano si calma. Dafne sta in piedi di fronte a lei e la osserva con sguardo attento. Cosa è successo? Dafne si è accorta che Aurora era triste e le ha portato spontaneamente il suo orsetto per consolarla.
Scomodiamo lo psicologo umanista Rogers per definire l’empatia: “l’empatia è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, pensare e sentire ‘come se’ si fosse l’altro, mantenendo nel contempo il contatto con se stesso e con le proprie emozioni”.
Come genitori ci preoccupiamo che i nostri figli siano lavati, vestiti bene, nutriti adeguatamente, che rispettino tutte le tappe dello sviluppo motorio, che le loro capacità cognitive siano stimolate, ma ci preoccupiamo che siano emotivamente competenti?
I bambini sviluppano l’empatia fin da piccolissimi. Dalla più tenera età il contatto fisico, l’attenzione e la risposta ai bisogni, il permesso di provare tutte le emozioni, la presenza di figure di riferimento che aiutano a dare un nome a ciò che proviamo, costituiscono la premessa per poter chiedere a un bambino che cresce “Ma come ti sentiresti tu al posto di …?” al posto di tuo fratello quando lo picchi, dell’amichetto che vuoi far scendere dall’altalena, del compagno a cui hai preso un gioco.
Se i propri bisogni emotivi sono soddisfatti, è possibile esprimere empatia agli altri: se ho sperimentato di poter contare su qualcuno, di avere una base sicura, potrò a mia volta dare aiuto alle persone che incrocio nella mia vita.
Cresceremo bambini con intelligenza emotiva se ci prenderemo cura della “sintonia emozionale” tra noi e loro: se mamma e papà non sono empatici verso alcune emozioni (la rabbia, la paura, la tristezza) ben presto il piccolo che cresce inizierà ad evitare di esprimerle.
La capacità di essere empatici con i nostri figli ci renderà genitori migliori ma soprattutto sarà determinate per i nostri bambini e le loro relazioni sociali e li renderà più equilibrati emotivamente, consentendogli di avere rapporto positivo con se stessi.
I nostri figli imparano soprattutto da noi, da ciò che diciamo ma soprattutto da ciò che facciamo, dal nostro esempio.
Come possiamo prenderci cura della nostra empatia? Avere dei figli è già di per sé un’ottima opportunità per accrescere la nostra intelligenza emotiva. L’empatia non si impara leggendo un libro, ma vivendo: facciamo che la nostra quotidianità sia una palestra per esercitare l’osservazione e l’ascolto dell’altro. Dopo aver ascoltato veramente l’altro, potremo capire il suo punto di vista e potremo sentire ‘come se’ fossimo lui.
Di Barbara Laura Alaimo – pedagogista
{AF}
Ricordo quando un giorno Matteo e la sua amichetta Maddy giocavano insieme: ad un certo punto Maddy è caduta e come è normale aspettarsi, ha cominciato a piangere.
Dopo un momento di perplessità, mio figlio è scoppiato in lacrime senza un’apparente motivazione e ha abbracciato l’amichetta con un gesto di una dolcezza tale che mi ha emozionata.
Il papà di Maddy, presente alla scena, mi ha spiegato che quello a cui avevamo assistito era un gesto di “empatia”, ossia quella capacità di mettersi nei panni dell’altro, percependone i sentimenti e le emozioni.
Matteo all’epoca aveva quasi due anni e nonostante conoscessi il suo lato sensibile, questo episodio mi aveva comunque stupito e non poco.
Davide di quasi tre anni, è un bambino molto più vivace di Matteo ma anche capace di gesti dolci e affettuosi.
Dopo una giornata particolarmente difficile, fatta di delusioni e grande stanchezza, mi sono ritrovata, senza volerlo, in lacrime.
Vedendomi così triste, Davide mi ha detto: «Mamma… no piange, mamma. Tieni!» e goffamente mi ha infilato in bocca il suo adorato ciuccio, oggetto di cui è gelosissimo e da cui trae profondo conforto e sicurezza.
Ogni bambino è in grado di manifestare empatia fin dalla tenerissima età e il processo parte anche dal semplice contatto fisico con i genitori, dalla certezza che i bisogni fondamentali vengono soddisfatti.
Un bambino lasciato libero di esprimere le proprie emozioni e guidato da figure di riferimento che gli insegnino a dare un nome a queste stesse sensazioni, fa si che si sviluppi un’educazione emotiva equilibrata.
Vedendo i miei figli reagire così empaticamente, ho realizzato quanto, oltre a salvaguardarne la salute e al prestare attenzione alla loro educazione scolastica, per esempio, sia fondamentale coltivare anche la loro sfera emotiva.
Esercitando la nostra stessa capacità empatica, inoltre, diamo un chiaro esempio ai nostri figli su come gestire emozioni anche forti, su come connettersi con gli altri, prendendosene cura.
{/AF}
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