Lo esorta la Cassazione: i tempi sono ormai maturi affinché il Parlamento italiano apra alle adozioni di minori da parte dei single, anche se con le dovute cautele. Nulla in contrario infatti prevede la Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967 che contiene le linee guida in materia di adozione. Quindi ci vorrebbe una legge adeguata.
La Cassazione – nella sentenza 3572 depositata oggi – sottolinea che «il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante». Fonte Unità 15 Febbraio 2011.
Mi immagino che questa decisione aprirà dibattiti piuttosto “coloriti” sui media e soprattutto nei blog, e nei vari socialnetwork; gli utenti della rete sono sempre molto attivi quando si tratta di riflettere sui temi della maternità, genitorialità, e sulla famiglia in generale. Ma cosa lo dico a fare, siamo su MammeAcrobate, no?
Questa decisione della Cassazione, però, impone molte riflessioni, domande sulla natura dei legami familiari e dei legami di amore, e quindi sulle necessità educative di un bambino. E poi a qualcuno verrà la voglia di parlare di genetica, e di quali siano le vere cure genitoriali “naturali”, e si introdurranno questioni di tipo morale.
Ovviamente ogni ruolo impone un luogo da cui guardare la realtà e cosa scegliere di osservare.
A “noi” che lavoriamo in ambito educativo resta lo sguardo sull’educare, e spesso mi dico fortunata, per questo. Perchè l’educazione si snoda in mille luoghi e mille rivoli: la famiglia, le mamma, i papà, i nonni, i parenti, gli amici, le maestre, le tate/baby-sitters, i professori, gli adulti, le educatrici e gli educatori; e non solo, l’educazione non consiste solo di persone ma esiste in molti luoghi e spazi specifici. Ed è per questo che mi piace moltissimo un proverbio africano che recita così: “per educare un bambino occorre un villaggio”.
Il viaggio educativo non è mai un percorso in solitaria, non è la traversata di un oceano fatto da un solo genitore e un bimbo, ma è un viaggio che prevede molti attracchi e molti aiuti. E sebbene il genitore e/o i genitori abbiano la principale responsabilità umana, affettiva e anche il dovere della tutela secondo la legge, il bimbo nella sua vita incontrerà anche altri insegnamenti, altre parole, altri stili educativi, diverse norme e affetti.
Un “villaggio” attornia la sua crescita.
Lo sanno bene i genitori separati/divorziati o quelli rimasti prematuramente privi del coniuge o del compagno, che non hanno comunque smesso di svolgere la loro funzione genitoriale ma al limite l’hanno potenziata o hanno cercato di attivare una rete di contatti ed affetti, che fornisse ulteriore e maggiore supporto.
In questo momento culturale il dibattito sull’etica, sulla morale, sui moralismi è molto vivace, e a volte intollerante, e spesso mette in scacco il pensiero; e può farlo anche questo ragionamento. Ma il legislatore invita il nostro pensiero a scorrere su due assi:
– guardare ad una società cambiata e ai molti modi di essere famiglia che, oggi, sono possibili, non buoni o cattivi, ma reali e contingenti
– e al tempo stesso orienta verso il diritto dei bambini ad avere una famiglia – anche se monoparentale – che ne garantisca la crescita educativa e affettiva, lontana da una casa alloggio per bambini “orfani”. Facendoci osservare che, anche nelle migliori condizioni educative e professionali, si considera che la famiglia, anche se composta di un solo genitore, è preferibile.
Tra chi legge queste parole e vive in una delle possibili forme di nuove famiglie, (famiglia di fatto, famiglia ricostituita, genitore vedovo/a, genitore separato, genitore solo di figlio disabile, famiglia arcobaleno, etc) conosce le fatiche connesse ad una genitorialità complessa e priva dei modelli di riferimento più tradizionali e conosciuti, rassicuranti ed abituali. Sa che ha il compito particolare di presidiare le funzioni educative che aiutano un bimbo a crescere, nonostante le differenze che porta in sé. Eppure grazie questa differenza trova la capacità di costruire attorno a sé una rete di supporto, un piccolo “villaggio” che impedisca il rischio della solitudine e dell’auto-referenzialità educativa.
Un bisogno e una ricerca che conosciamo bene noi genitori che in rete cerchiamo consigli, aiuto, solidarietà e mutuo-auto-aiuto.
Un genitore single sarà anche un genitore “singolare”? Sarà strano, atipico, o addirittura incapace? Oppure saprà cercare di attivare quel “villaggio”, ossia quella rete di aiuto e affetti che faranno crescere la sua genitorialità scelta, probabilmente con consapevolezza?
Aggiungerei un ultimo elemento. Le “società” nel tempo e con varie modalità (non sempre le migliori) si sono spesso preoccupate di dare un posto, dove stare, ai bambini rimasti senza famiglia.
Oggi abbiamo lo strumento dell’affido, dell’adozione nazionale ed internazionale, a cui si affianca questo nuovo modo di accogliere, educare e fare crescere, avendone cura, nell’arco della sua intera vita, di un bimbo.
A me sembra interessante che il legislatore abbia indirettamente introdotto il concetto che una famiglia c’è …. dove c’è un bambino, evitando di sindacare sulla “qualificazione” (anche numerica) del tipo di famiglia. Privilegiando il diritto di un bimbo alla cura educativa genitoriale da parte chi tale cura è in grado e ha la volontà di erogarla.
di Monica Cristina Massola
5 Comments
Ci sono tanti bambini nel mondo che soffrono e hanno bisogno di affetto, una mamma o un babbo da soli lo possono dare.
Sulle modalita’, non ho dubbi che i cirteri di eligibilita’ siano rigorosissimi. Gia’ lo sono per famiglie con due genitori e con tutti i requisiti!
Conosco una persona single che ha avuto in affido un ragazzino. Questo affido col tempo si è trasformato (non so se legalmente o meno) in adozione, nel senso che il ragazzo, oggi un uomo, è rimasto per sempre con lei. E’ stato un rapporto bellissimo e molto costruttivo per entrambi.
Sono una persona di mentalità molto aperta, che vive secondo la legge del vivi e lascia vivere…però sono anche mamma e so quanto impegno e dedizione siano necessari per crescere al meglio un figlio. Spesso è dura in due, figuriamoci se si è da soli! E fino a quando non si prova questa esperienza sulla propria pelle non si è minimamente in grado di immaginarselo. Seconda cosa credo che ad oggi ci siano altre priorità…prima di legalizzare l’adozione da parte di single pensiamo a ufficializzare, riconoscere e tutelare le coppie di fatto e soprattutto i bambini che nascono da queste unioni! Ricordiamoci che i cosiddetti figli naturali (diversamente dai figli legittimi cioè derivati da coppie unite da regolare contratto matrimoniale) non godono degli stessi diritti!
ciao Elisa
dato che hai menzionato la questione della non equiparazione tra figli legittimi e figli naturali volevo farti sapere che è recente l’approvazione del disegno di legge che conferisce ad entrambi gli stessi diritti equiparandoli in tutto e per tutto, ecco qui una delle fonti
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=146831
inoltre sicuramente crescere dei figli non è cosa semplice ma meglio un genitore solo che restare chissà fino a che età in una casa famiglia….
“Una famiglia c’è …. dove c’è un bambino”, bello.