Corriere della sera – la 27ma ora
La domanda che vi pongo è la seguente: perché dobbiamo drammatizzare in questo modo un evento naturale e piacevole come l’ingresso alla materna? Cosa devono pensare i nostri figli? Che li stiamo portando in un luogo pericoloso dove forse non vorranno restare perché sicuramente è meglio passare il tempo con la mamma? E poi ci lamentiamo dei bamboccioni che a trent’anni stanno ancora a casa con i genitori! Ma se glielo abbiamo insegnato noi tra mille premure, paure, apprensioni supportate dalla psicologia da salotto che è tanto in voga.
Mi aveva colpito molto questo intervento di Monica Ricci che non condivide l’abitudine tutta italiana di un inserimento soft dei bambini alla scuola materna, fatto di un’ora/due ore/mezza giornata e che prevede che un genitore rimanga in classe per almeno mezz’ora. Secondo lei tutto questo non aiuta il bambino, anzi gli presenta l’inserimento a scuola non come una cosa piacevole ma addirittura pericoloso visto che la mamma rimane al suo fianco almeno per un po’.
L’articolo aveva sollevato un polverone: una direttrice di scuola materna risponde che “Passare del tempo a scuola col proprio figlio non equivale a infondergli insicurezza ma al contrario gli mostriamo che noi per prime conosciamo e ci fidiamo delle persone alle quali li affideremo”. Una mamma, un po’ arrabbiata, scrive: “Si può diventare bamboccioni per tanti diversi motivi, non ultimo il narcisismo di una mamma che ostenta suo figlio”. Beata questa signora che sa che i suoi figli di 2 anni da grandi non avranno qualche problema di troppo.
La rete si è scatenata quindi avevo fatto rientrare il mio proposito di dire la mia che però oggi è riaffiorata prepotentemente dopo la pagina pubblicata sul Corriere della Sera – Cronaca di Milano “Inserimento: una storia infinita?”
Sì. Molto spesso sì.
Io sono più dalla parte della giornalista che da quella della direttrice e della mamma. Non sono d’accordo con il titolo che recitava “i bamboccioni nascono all’asilo”. Della parola bamboccioni abbiamo abusato e continuiamo a farlo. I bamboccioni non so nemmeno se esistono davvero perchè credo che oggi quelli che vengono definiti tali spesso sono alle prese con difficoltà che affrontano con coraggio e determinazione senza arrivare a risultati soddisfacenti o dovrei dire senza soddisfare le aspettative dei genitori. Ma questa è un’altra storia di cui magari potremo riparlare!
Torniamo ai nostri piccoli eroi che devono iniziare la scuola materna o l’asilo nido.
Io nella mia “storia” ho affrontato due situazioni diverse: una figlia faceva tragedie, l’altra andava tranquilla e pensava che “se doveva andare all’asilo tanto valeva farlo senza troppe storie” (certo a tre anni non si esprimeva in questo modo ma questo era il suo atteggiamento, ve lo assicuro).
Quindi è evidente che ogni bambino ha la sua storia. Però questi inserimenti sofferti mi sembrano veramente eccessivi e veramente possono dare ai piccoli l’impressione di metterli di fronte a ostacoli che da soli non saprebbero affrontare.
Vi prego, non vogliatemi male per quanto affermo!!
Ditemi cosa ne pensate.
4 Comments
ho scritto un post sul mio blog proprio su questo tema raccontando la mia esperienza di mamma di una bambina che, lunedì, ha affrontato il primo giorno di scuola dell’infanzia. Finché sono stata lì pianti, quando sono andata via lei è stata serena: questa, però, è la nostra storia, questa è la mia bimba, questo è il nostro rapporto. Ogni bimbo è a sè: non c’è ricetta, non esiste il modo giusto. Esisto genitori, bambini e maestre che hanno il dovere di confrontarsi con la diversità, con la storia personale, con il dovere di conoscersi! Sarebbe bello avere un manuale per l’uso: tutti noi genitori, qualche volta lo vorremmo, ma la verità è che non esiste: il nostro dovere è sperimentare e cadere, rialzarci e riprovare; solo così possiamo aiutare i nostri bimbi ad essere se stessi (con tutte quelle particolarità che li distinguono gli uni dagli altri).
http://gaia-racconta.blogspot.it/2012/09/quando-noi-mamme-siamo-di-troppo.html
Buona scuola a tutti grandi e piccini!
ciao Gaia grazie per essere passata di qui! Sono d’accordo con te quando dici che “il nostro dovere è sperimentare e cadere, rialzarci e riprovare; solo così possiamo aiutare i nostri bimbi ad essere se stessi “! Aggiungo che è il regalo più grande che possiamo fare ai nostri figli: lasciarli liberi di sperimentare.
ciao
Manu
ho 2 figli, di 1 e 4 anni, il primo ha iniziato il nido a 11 mesi, il secondo a 4. il primo ora frequenta il secondo anno di materna. sinceramente penso che l’autrice dell’articolo stia commentando un’esperienza personale, ha ragione ad essere incavolata, lo sarei stata anche io al posto suo, ma probabilmente ha scelto – o è capitata – nella scuola sbagliata. nella scuola di mio figlio tempo 5 giorni e i bambini erano inseriti, tutti, persino quelli che non erano mai stati al nido. e le maestre si sono raccomandate, prima dell’inizio dell’anno scolastico, di salutarli il più velocemente possibile perchè più ci trattenevamo e peggio sarebbe stato per il bambino. per quanto ne so tutte le scuole materne della mia città seguono lo stesso metodo, conosco molte famiglie con figli della stessa età del mio che hanno avuto esperienze analoghe alle mie. quindi prima di scrivere un articolo così sparando a zero su tutte le scuole e tutte le mamme magari si dovrebbe premettere che sta giudicando una sua esperienza particolare. ovviamente diverso è il caso del nido ma si tratta di bambini più piccoli, e comunque anche in quel caso l’inserimento è stato meno lungo di quello che racconta lei. magari prima di iscrivere un figlio si dovrebbe parlare con gli insegnanti e capire se i metodi educativi ci sono congeniali. che poi io sono la prima a lamentarmi per esempio degli orari poco adatti a una famiglia con entrambi i genitori lavoratori, o le vacanze troppo lunghe… ma questo è un altro argomento. e aggiungo anche che il paragone con i bamboccioni non è appropriato, perchè i bamboccioni di oggi, i 30-40-enni che non vogliono mollare mamma e papà probabilmente alla scuola materna nemmeno ci sono andati. negli anni 70-80 erano davvero in pochi a frequentarla perchè tanto le mamme erano tutte a casa.
Sicuramente l’articolo generalizzava molto però dalle chiacchiere di giardino (fonte di informazioni le più varie e precise!!) percepisco anch’io la realtà degli inserimenti che si protraggono per più giorni. E se le scuole materne della tua città tendono a inserire i bambini in pochi giorni ben vengano, significa che questo sistema inizia a “convincere” sempre più scuole.
Sui bamboccioni permettimi di dire che spesso non lasciano casa perchè non se lo possono permettere pur avendo frequentato a suo tempo la scuola materna. Gli anni 70-80 non sono preistoria, anche allora molte mamme lavoravano.