Parliamo oggi di dislessia, una parola che viene usata con sempre maggiore frequenza e il più delle volte in contesti inadeguati, ma il cui vero significato è ignorato dalla maggior parte delle persone che non ne sono direttamente coinvolte.
La dislessia è un disturbo che colpisce un numero significativo di bambini e del quale si parla molto poco. I bambini affetti da questo disturbo vengono spesso ritenuti semplicemente svogliati o poco motivati, quando in realtà ci sono problemi fisiologici che impediscono loro, se non seguiti in maniera corretta, di apprendere con la stessa facilità di coetanei non dislessici.
E’ per approfondire questo argomento che abbiamo il piacere di rivolgere alcune domande alla dottoressa Rossella Grenci, logopedista, madre di due figli dislessici e autrice, tra le tante cose, di un bellissimo blog che vi invitiamo a visitare www.rossellagrenci.com
- Dottoressa Grenci, che cos’è la dislessia e come si manifesta?
La dislessia è un Disturbo Specifico di Apprendimento, cioè una difficoltà legata esclusivamente alla lettura, scrittura ed, eventualmente, il calcolo. Si manifesta già all’ingresso della scuola elementare in modo molto variabile, a seconda del bambino. In genere le difficoltà più frequenti sono la confusione tra suoni simili (p/b, t/d, f/v) o lettere simili (p/q, b/d) e la fatica che si manifesta in qualsiasi attività legata alla lettura e alla scrittura.
- Qual è l’età nella quale un bambino può mostrare i primi segnali di questo disturbo e quali sono i campanelli d’allarme che un genitore deve monitorare?
Un bambino che ha avuto un disturbo di linguaggio, anche lieve, è teoricamente più a rischio, così anche se c’è “familiarità”, cioè se un altro familiare del bambino ha avuto delle difficoltà a scuola o non è riuscito a ultimare gli studi.
Più che l’età bisogna tenere presente la classe frequentata: un bambino che dopo le feste di Natale non ha cominciato a leggere e scrivere ha bisogno di un inquadramento diagnostico, per vedere se ha bisogno di una “mano”.
Ciò nonostante, la diagnosi di dislessia può avvenire solo alla fine del secondo anno di scuola elementare, cioè quando si è completato il periodo di alfabetizzazione.
- Qualora si abbia il sospetto che il nostro bambino manifesti problemi di apprendimento come dobbiamo comportarci e quando è il caso di rivolgersi a uno specialista?
Bisognerebbe parlarne con gli insegnanti e con il pediatra, ma purtroppo i primi raramente sono informati e formati sul problema, per cui tendono a procrastinare. Per esperienza diretta legata al mio lavoro di logopedista che effettua diagnosi in un servizio pubblico, consiglio ai genitori di rivolgersi direttamente a degli specialisti, anche se il genitore non dovesse trovare appoggio né negli insegnanti né nel pediatra.
- Una volta accertata la diagnosi di dislessia come dobbiamo comportarci?
Un genitore dovrebbe seguire le indicazioni che gli vengono dati dallo specialista, facendo da “ponte” tra il bambino e la scuola.
- Ho letto sul suo blog che i giusti approcci didattici al disturbo possono essere estremamente importanti nell’evoluzione dello stesso. Attualmente esiste un piano coordinato di preparazione degli insegnanti per la gestione degli alunni dislessici? Sono previsti insegnanti di sostegno per gli studenti che soffrono di questo disturbo?
Come ho già detto, purtroppo sono ancora troppo pochi gli insegnanti sensibili e formati. Però c’è la speranza che la situazione migliori anche dopo l’approvazione della legge 170 dell’ottobre 2010, che prevede la formazione di un numero sempre maggiore di docenti, oltre che una serie di direttive specifiche per “facilitare” il percorso scolastico di questi ragazzi. Non sono previsti insegnanti di sostegno perchè la dislessia non è una malattia né tanto meno un handicap. Basterebbe rendere la didattica più “creativa” e a misura di ogni bambino per rendere accessibili A TUTTI l’apprendimento.
- Quali sono gli atteggiamenti da evitare come genitori e come insegnanti nei confronti dei ragazzi dislessici?
Il ragazzo ha bisogno di sentirsi sostenuto e accettato sia dai genitori che dagli insegnanti. Le difficoltà sono oggettive e non serve pretendere cose che non può dare, così come non serve farlo esercitare sulla lettura con esercizi ad alta voce o nella scrittura con copiati o dettati in quanto i dislessici hanno difficoltà negli automatismi. Qualora il bambino segua una terapia logopedica è utile tener conto delle indicazioni della logopedista, sia a casa che a scuola, per le esercitazioni del caso.
- La dislessia è un disturbo transitorio o permanente?
La dislessia è un “disturbo” in quanto implica una diversità di tipo neurobiologico, cioè un diverso funzionamento delle aree cerebrali deputate alla lettura e alla scrittura. Pertanto è una caratteristica individuale permanente, come avere i capelli biondi o gli occhi castani. La sua espressività, però, può modificarsi nel tempo, a seconda di una serie di variabili che sono la gravità del disturbo, se è stato trattato, fattori ambientali (famiglia e scuola) o altro ancora.
- Attorno a questo argomento c’è molta ignoranza e come sempre all’ignoranza si accompagna la paura. Paura da parte dei genitori di affrontare l’esperienza di un figlio “diverso”, di sostenere il confronto con gli altri e un percorso in salita. Da madre, oltre che da professionista, quali sono i consigli che si sente di dare a un genitore che si trova di fronte a questa esperienza?
Il circolare di notizie sull’argomento sta rendendo più facile la comprensione del problema. Mi capita piuttosto raramente, negli ultimi tempi, di trovare genitori spaventati o “ignoranti”. E’ invece il contrario: i genitori (in particolare le mamme) sono i primi a intuire che qualcosa non va e a segnalarlo. A quei genitori timorosi voglio ricordare che ogni bambino ha delle sue caratteristiche e che i dislessici non sono altro che bambini che apprendono in modo diverso. In realtà sono particolarmente creativi e originali. Non per niente molti tra i grandi personaggi della storia sembra siano stati dislessici!
- Ci sono delle letture che consiglia alle famiglie dei ragazzi dislessici?
I testi pubblicati dall’Associazione Italiana Dislessia possono essere utili. Per quanto riguarda i miei libri non posso che consigliare Le aquile sono nate per volare – Il genio creativo nei bambini dislessici. Per i bambini consiglio Storie di Normale Dislessia. 15 dislessici famosi raccontati ai ragazzi, scritto a 4 mani con un giovane dislessico. Questo libro, oltre a raccontare ai ragazzi le storie di questi personaggi (da Carlo Magno a Tom Cruise) ha la caratteristica di massima leggibilità, grazie al carattere di stampa Easy reading della casa editrice Angolo Manzoni, che è stato creato in seguito anche alle indicazioni mie e del coautore del libro, dottor Daniele Zanoni.
La ringraziamo per la sua preziosa testimonianza e segnaliamo ai nostri lettori anche il sito dell’AID, Associazione Italiana Dislessia, www.aiditalia.org e il sito dell’AGIAD, Associazione Genitori, Insegnanti e Amici della Dislessia, www.agiad.it , che forniscono informazioni preziose a chiunque desiderasse approfondire questo argomento.
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