A novembre 2008 vado in maternità, e al mio ritorno scopro che il mio posto non c’è più.
Peccato si fossero dimenticati di dirmelo prima, quando durante i mesi di maternità, pur pagata dall’INPS, continuavo a lavorare per l’azienda…
Non sono licenziabile: in quel momento mia figlia non ha neanche 9 mesi ed io sono un impiegato quadro.
Così vengo messa nelle condizioni di andarmene.
Una cosa tra tante: mi trasferiscono in un locale al pianterreno, a cinque piani di distanza dal resto dell’azienda, riadattato per l’occasione ad ufficio.
A fine 2009 scambio la mia salute e la serenità della mia famiglia con una buonuscita.
“Ingenuamente ho sempre pensato che essere una persona onesta ed una gran lavoratrice mi avrebbe messo al riparo dalle intemperie, così come credevo che le discriminazioni fossero episodi sporadici, più unici che rari”.
Questa frase, che ho scritto in uno dei miei post (il blog è www.pensiderdiStefania.blogspot.com), la dice lunga su come la vedevo prima di quello che io chiamo l’ “incidente”: le discriminazioni delle lavoratrici madri erano qualcosa che appartenevano ad un passato remoto.
Le storie di cui ogni tanto si leggeva o si sentiva parlare erano nella mia mente degli episodi isolati. Ecco perché facevano notizia.
Invece ho scoperto sulla mia pelle che è vero l’esatto contrario.
A distanza di un paio di mesi dalle mie dimissioni, ho deciso di raccontare al Corriere della Sera ciò che mi era successo. Il racconto ha sollevato un gran polverone, segno che sono andata a toccare un nervo scoperto.
Da allora ho ricevuto oltre 300 e-mail. Di queste, circa un centinaio provengono da donne che hanno vissuto o stanno vivendo un’esperienza di discriminazione o mobbing dovuto alla maternità: una volta rientrate al lavoro, sono state gentilmente (e spesso non gentilmente) accompagnate alla porta. Oppure hanno visto il loro ruolo ridimensionato, le loro scrivanie spostate, vivendo un disagio quotidiano proprio a causa della maternità.
Molte di loro subiscono, ma non possono denunciare. E quindi cercano disperatamente un altro lavoro, che per una neomamma è davvero difficile…
Avere un figlio è un’esperienza bellissima, unica, totalizzante, ma in Italia è anche più impegnativo che da altre parti, penso per esempio al Nord Europa. Non solo perché c’è il rischio di interrompere la carriera o ritrovarsi demansionati, mobbizzati o addirittura senza lavoro, ma anche perché i servizi sociali a supporto di una madre, di una famiglia, qui da noi non sono all’altezza: oltre la metà dei bimbi nel nostro Paese è affidata ai nonni. Ma se non hai la fortuna di avere i nonni vicino, in una città come Milano puoi arrivare a spendere anche 800 euro al mese per l’asilo nido privato, se non entri in graduatoria per gli asili pubblici. Ed è una cifra folle. Oppure per trovare una baby sitter devi affidarti al passaparola, quando non finisci a leggere le inserzioni attaccate ai pali della luce o fuori dagli asili. Mentre in altri Stati esistono liste di baby sitter certificate dal Comune o dalla Città, che garantiscono sicurezza ed assenza di lavoro in nero.
Insomma, per fare la mamma e la lavoratrice, l’Italia oggi non è il Paese ideale.
Il mio consiglio a tutte le donne che mi hanno contattata (l’ultima proprio qualche sera fa) e che stanno subendo una discriminazione a causa della maternità è quello di parlarne, di non aver paura a condividere e poi denunciare alle associazioni, ai sindacati, agli organi governativi.
Far sentire la propria voce significa ribadire che il problema esiste ed aiuta a non farlo cadere nel dimenticatoio.
Solo in questo modo si può sensibilizzare l’opinione pubblica e forse le cose possono cambiare. Non solo per noi, ma per i nostri figli.
Stefania Boleso
12 Comments
Sono una delle tante neomamme che dovrà cercare un altro lavoro, poichè il contratto che aveva, in scadenza, “a causa della maternità”, non le verrà rinnovato. Il lavoro non le verrà più offerto non perchè la neomamma non sia adeguata al ruolo che ricopriva, ma perchè ha scelto di vivere la gioia più grande che una donna possa provare: la maternità. Stefania e tutte le altre mamme che vivono una situazione simile hanno la mia solidarietà. E’ giusto essere costrette, ancora oggi, a scegliere tra carriera e figli? Doversi privare del diritto della maternità perchè la legge non ti tutela in pieno? Ha ragione Stefania: ” Sensibilizzare, sensibilizzare, sensibilizzare… e far sentire la propria voce”. E aggiungo che, visto il numero elevato di neomamme che subiscono questa discriminazione, si potrebbe pensare a creare un gruppo di lavoro che condivida pensieri, azioni e progetti sull’argomento.
Io sono rientrata al lavoro da 4 mesi ed è un incubo. All’inizio credevo fosse solo una situazione passeggera ed invece non è così ed infatti sono alla ricerca di un altra occupazione.
Ho continue discussioni con il mio titolare al quale non nascondo la mia frustrazione per avermi privato del mio lavoro ed al quale ho chiaramente detto che mi sento discriminata per il fatto che sono diventata mamma.
Sono d’accordo sul fatto di parlarne ma non vedo altra via d’uscita se non quella di trovare un altro posto di lavoro.
Rispetto agli altri paesi europei siamo lontani anni luce
Ciao, anche io tornata dalla maternità ho trovato la mia sostituta con tutto il suo bel culetto seduta alla mia scrivania/postazione senza alcuna intenzione di voler andare via!
Beh piano piano mi hanno allontanata nonostante fossi l’unica a fare fatturato…alla fine ho cambiato lavoro!
sono mamma da quasi 8 mesi, tra pochi giorni tornerò a lavorare ma il mio " capo" a già deciso che al compimento del primo anno di età della mia bimba mi manderà a casa… occupo questo lavoro da 4 anni, ho un contratto a tempo indeterminato e non ho mai avuto riscontri negativi ne con i miei colleghi ne con i clienti, la sua motivazione è… calo di lavoro! ma al mio posto ci vuole mettere la ragazza che mi ha sostituito "bella brasiliana e senza figli" :-?: quindi la mia professionalità non conta più niente perchè sono una mamma quindi ormai sono scaduta… ammuffita.
bè è ora di dire basta! non ci sto più! questa è pura discriminazione e mi attaccherò ad ogni cavillo della legge pur di non fargliela passare liscia, a cosa serve il contratto a tempo indeterminato se poi fanno come gli pare? sicuramente alla fine anche io cambierò impiego ma se io affondo lui affonda con me!
La cosa triste è che in questa situazione siamo davvero in tante.
Io sono oramai “parcheggiata” nel mio ufficio da 6 mesi (ossia da quando sono rientrata al alvoro) e nonostante io abbia fatto presente ai superiori che è una situazione allucinante non cambia nulla. Per di più la collega alla quale hanno affidato il mio lavoro (in aggiunta al suo) fa molte ore di staordinario mentre io non so bene come far passare le 8 ore! Una collega mi ha addirittura detto che nella vita bisogna scegliere, o il lavoro o la famiglia….ma dove finisce la nostra professionalità acquisita negli anni di lavoro e dis tudio? Perchè prima professionalmente valevo qualcosa ed ora dopo la maternità non vengo più considerata? E’ folle e nessuno ci da un aiuto.
La sig.ra Boleso dovrebbe fare molta attenzione quando parla di diritti delle madri. Tutto quello che dice è giustissimo se non fosse che lei è la prima (e purtroppo non sarà l’ultima) ad averli calpestati quando madre ancora non era … e allora mi chiedo cara signora… come ci si sente ad essere dall’altra parte?!?!? Spero almeno si sia resa conto di aver sbagliato ma per favore almeno non faccia la vittima!!!
Sono la consigliera di parità della provincia di Brescia, ci tengo a ricordare che in ogni provincia esiste questa figura istituzionale che nel suo ruolo di pubblico ufficiale, tutela le donne lavoratrici che subiscono discriminazioni nei luoghi di lavoro.siamo chiamate a risolvere, mediare o andare in giudizio quando il datore di lavoro non rispetta la legge.
[quote name=”Anna maria Gandolfi”]Sono la consigliera di parità della provincia di Brescia, ci tengo a ricordare che in ogni provincia esiste questa figura istituzionale che nel suo ruolo di pubblico ufficiale, tutela le donne lavoratrici che subiscono discriminazioni nei luoghi di lavoro.siamo chiamate a risolvere, mediare o andare in giudizio quando il datore di lavoro non rispetta la legge.[/quote]
Grazie per questo intervento, è importante ricordare che esiste questa figura alla quale le donne possono rivolgersi!
[quote name=”Mamme Acrobate”][quote name=”Anna maria Gandolfi”]Sono la consigliera di parità della provincia di Brescia, ci tengo a ricordare che in ogni provincia esiste questa figura istituzionale che nel suo ruolo di pubblico ufficiale, tutela le donne lavoratrici che subiscono discriminazioni nei luoghi di lavoro.siamo chiamate a risolvere, mediare o andare in giudizio quando il datore di lavoro non rispetta la legge.[/quote]
Grazie per questo intervento, è importante ricordare che esiste questa figura alla quale le donne possono rivolgersi![/quote]
[quote name=”Anna maria Gandolfi”]Sono la consigliera di parità della provincia di Brescia, ci tengo a ricordare che in ogni provincia esiste questa figura istituzionale che nel suo ruolo di pubblico ufficiale, tutela le donne lavoratrici che subiscono discriminazioni nei luoghi di lavoro.siamo chiamate a risolvere, mediare o andare in giudizio quando il datore di lavoro non rispetta la legge.[/quote]
Grazie mille non sapevo che esistesse questa figura. Ma io che lavoro fuori provincia di residenza a quale provincia dovrei rivolgermi?
capisco voi tutte e dico grazie a Anna maria Gandolfi per l’informazione ma comunque ti licenziano o non fanno il rinnovo del contratto con altre mille motivazioni, quindi a parer mio è difficile vincere una “causa” del genere.
Infammi!!!!!!!
[quote name=”zuzu”]capisco voi tutte e dico grazie a Anna maria Gandolfi per l’informazione ma comunque ti licenziano o non fanno il rinnovo del contratto con altre mille motivazioni, quindi a parer mio è difficile vincere una “causa” del genere.
Infammi!!!!!!![/quote]
Hai ragione, ma se stiamo zitte ne approfitteranno sempre di più.
Sai, venerdì dovrei rientrare. Non penso di rientrare nei licenziamenti ma per riprendermi una posizione nell’azienda sicuramente dovrò lottare a denti stretti perchè ci sarà sempre la sgallinella che ti fregherà.
Non è giusto però!!!!!!!!
Eccomi qua.. sono mamma di una meravigliosa bimba di 4 mesi,e da un mese ho dovuto,per questioni economiche, riprendere a lavorare.il lavoro è sempre lo stesso,il mio.ruolo non è cambiato ma sono cambiati capo e colleghi..amo il mio lavoro e la bimba sta a casa con il papà quindi tutto sommato sono abbastanza tranquilla, certo il pensiero c’è sempre ma riesco a svolgere il mio ruolo esattamente come prima della gravidanza.nonostante ciò le colleghe non fanno altro che usare il mio ruolo di madre a loro piacimento, dicendo che sono lenta(non lavoro in una catena di montaggio sono una maestra di asilo nido) oppure che forse ho un po’di depressione post parto.
Al mondo non credo ci sia una persona più felice di me,non sono assolutamente depressa e il fatto che mi trattino in questo modo manda in bestia.
Ho bisogno di questo lavoro, non è giusto che lo rendano un inferno.. non riesco neanche a capirne il motivo!