La parola disciplina, che spesso spaventa e mette in guardia, in realtà significa insegnare o guidare. Non significa punire o controllare. I genitori che disciplinano in modo efficace vedono infatti la disciplina come una continua responsabilità di insegnare. Secondo il pediatra Kenneth Ginsburg, esperto di resilienza e autore del libro Building Resilience in Children and Teens , i migliori educatori nutrono grandi aspettative, a cui fanno seguire conseguenze appropriate, piuttosto che infliggere punizioni arbitrarie quando i bambini le disattendono.

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I bambini e le attenzioni

L’aspetto più importante della disciplina secondo Ginsburg è uno: la continua attenzione positiva. Quando un bambino piccolo piange e un genitore si avvicina alla culla, il bambino impara la sua prima lezione su come controllare l’ambiente: “Se piango arriva qualcuno, mi prende in braccio, mi dà da mangiare, mi cambia e si prende cura di me.”

I bambini sono letteralmente affamati dell’attenzione di noi genitori. Quando non ne ricevono abbastanza, trovano il modo di attirarla facendo qualcosa che non possiamo ignorare, come interromperci, piagnucolare, risponderci male, o iniziare a litigare con il fratellino. In questo modo, però, l’attenzione spesso viene concessa in modo negativo, sgridando, criticando, facendo prediche, minacciando o punendo.

Questi modi sono purtroppo inefficaci e fanno nascere in noi un senso di impotenza, piuttosto che l’idea di poter controllare la situazione. Quando elenchiamo a nostro figlio una lista di ragioni per cui non dovrebbe comportarsi in un certo modo, lui di certo non pensa a quanto abbiamo ragione! I nostri sforzi sono vani, e spesso ce ne accorgiamo, ma questo rimane per la maggior parte di noi l’atteggiamento abituale.

L’attenzione positiva: come metterla in pratica

Se vogliamo prevenire e diminuire i comportamenti negativi possiamo fare una sola cosa: dare ai bambini dosi più frequenti di attenzione positiva. Sfortunatamente tutti noi tendiamo a focalizzarci sui comportamenti non desiderabili e quindi rispondiamo solo a quelli.

C’è però un sistema molto semplice, sai qual è? Tieni un diario per una settimana e annota tutte le tue interazioni con tuo figlio; quando vuole la tua attenzione, come la ottiene? Inizierai a renderti conto che molti suoi comportamenti fastidiosi potrebbero essere strategie per cercare attenzione. E tu come rispondi? Una volta che sarai più consapevole del tuo modo di comportarti con lui, sarai anche maggiormente in grado di sostituire l’attenzione negativa con quella positiva.

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Come si può dare, in concreto, attenzione positiva?

Cogli tuo figlio in flagrante quando si comporta bene! Mostra apprezzamento per piccole cose che fa o dice, cose su cui spesso sorvoliamo, come condividere i giocattoli, riordinare e preparare il materiale scolastico nei tempi stabiliti, aiutare con le faccende domestiche. Fagli dei complimenti usando parole che gli facciano capire che hai davvero notato e apprezzato qualcosa che ha fatto, piuttosto che pronunciare frasi generiche come “sei fantastico!”. Fagli capire il perché: “Penso tu sia un vero tesoro ad aiutare tuo fratello ad  imparare ad andare in bicicletta!”

Altri modi per dare attenzione positiva

Ci sono anche altri modi di dare attenzione positiva, durante semplici situazioni di vita quotidiana: giocare a indovinelli o altri giochi con le parole quando si sta aspettando in coda, raccontare o leggere una storia della buonanotte, chiedere ai bambini di aiutarti a fare qualcosa di piacevole che non sia una faccenda domestica. I bambini apprezzano molto quando li si invita a partecipare alle attività degli adulti:

“Devo scrivere tutti questi biglietti di auguri, mi aiuti a imbustarli?”, “Devo comprare un regalo per la mia collega, mi aiuti a scegliere qualcosa?”

Queste piccole occasioni sono opportunità meravigliose di dare attenzione positiva e amore ai nostri bambini. E più attenzione positiva diamo loro, meno sentiranno il bisogno di catturare l’attenzione comportandosi in modi poco desiderabili.

Ci proviamo?

 

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Author

Insegnante, autrice e blogger fondatrice di mammeimperfette.com, mamma entusiasta, e a tratti ancora incredula, di Fabio e Marco. Appassionata e avida studiosa di autostima per bambini, ne scrivo spesso sul mio blog e ho raccolto i consigli pratici più efficaci per svilupparla nell'ebook “Mamma, io valgo!” e nei video del Percorso Aiedi. “Aiedi” è l'approccio che seguo per accompagnare i miei figli nella crescita, in cui autostima, intelligenza emotiva e autodisciplina sono le tre risorse indispensabili da favorire nei bambini per aiutarli a crescere sicuri di sé, autonomi e capaci di essere felici. Due maternità nel giro di 18 mesi mi hanno cambiato la vita, in meglio, e mi hanno portato a riflettere su chi volevo davvero diventare “da grande”. Decisamente imperfetta e con tanta voglia di migliorare, sono convinta che se vuoi che le cose cambino, tu devi cambiare.