Guardo la mia principessina che ha quasi un anno.
Non si direbbe, è piccolina, o forse la vedo piccolina io.
Piano piano mi racconta chi è: quando batte le mani perché le canti una canzone.
O quando fa no-no con il ditino mentre strappa, guardandomi dritta negli occhi, i cavi del computer.
Quando lancia via uno ad uno tutti i giochi che le propongo, per scegliersene uno da sola.
Quando gioca con la sua trottolina danzante di Cenerentola e vuole che gliela schiacci io per vedere le biglie girare veloci veloci.
E quando abbandona tutto e in un istante arriva da me a gattoni dicendo mam-ma-mam-ma-mam-ma.
E’ una piccola che prende un sacco di decisioni, nonostante sia ancora un mezzo animaletto tutto tetta-nanna-lamenti.
Non riesco a non immaginarmi fra qualche anno, quando me la terrò affianco mentre starò leggendo un libro, o mentre le farò vedere come si ricama a punto croce.
Sono proiezioni di un rapporto ideale, di una bimba che non è lei ma sono io.
Non so quanto mi sarà difficile scontrarmi con una bimba diversa dalla mia proiezione, ma crescere principesse è questo: ricordare loro che saranno libere, sempre, di sognare, di scegliere, di esprimere desideri
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