L’acqua è un elemento naturale molto importante per i bambini, con cui giocare, apprendere e divertirsi, ma anche un ambiente che facilità il relax, ideale per stimolare la motricità dei più piccoli.

Sin da quando sono nella pancia della mamma immersi nel liquido amniotico, che li protegge e li aiuta a crescere, i bambini fanno esperienza di questo elemento.

Ma dopo la nascita, come aiutarli a mantenere il rapporto con questa sostanza così preziosa? Per capire meglio come far approcciare i bimbi all’ambiente acquatico abbiamo chiesto qualche consiglio a Erica Marconi, istruttrice di nuoto, che da anni si occupa di percorsi rivolti all’infanzia.

A che età si può iniziare ad avvicinare i bambini all’acqua?

Da vari anni ormai esistono corsi bebè-genitori, corsi rivolti a bambini a partire dai 6 mesi di età che si svolgono con la presenza di uno dei genitori in vasca, molto utili per i primi approcci con l’acqua ma anche per rilassare il bambino e creare un momento di condivisione con mamma e papà.

Poi, a partire dai 3 anni esistono corsi che prevedono la sola presenza del bambino senza il genitore, con il supporto di un istruttore, che può scegliere di stare in acqua con i bambini o sul bordo vasca. Personalmente preferisco stare sul bordo, in maniera tale da avere una visione di insieme e poter controllare l’attività di tutti i bambini e non perdere di vista i bisogni di ciascuno, poiché è bene ricordare che ogni bambino ha un approccio diverso con l’acqua, così come lo sono i tempi di reazione di fronte a un ambiente diverso da quello terrestre.

Infine, a partire dai 6-7 anni ci sono corsi per conoscere e acquisire i quattro stili natatori che tutti noi conosciamo: rana, delfino, crawl (stile libero) e farfalla.

Quali suggerimenti daresti ai genitori per aiutare i bambini in questo percorso?

Innanzitutto il mio consiglio è di farli avvicinare all’ambiente acqua il prima possibile, attraverso i corsi bebè-genitori di cui parlavo, poi ci sono piccoli accorgimenti che possono facilitare l’apprendimento:

  • mostrarsi sereni e non trasmettere la propria ansia ai bambini. E’ comprensibile che un genitore di fronte ai primi approcci con l’acqua si preoccupi, ma dalla mia esperienza se mamma e papà non vincono le proprie resistenze e non si mostrano tranquilli, saranno i bambini per primi ad avere paura ed essere frenati. Bisogna trasmettere l’idea che si tratta di un gioco e i giochi devono far divertire non acuire i timori.
  • non improvvisarsi istruttori. Una cosa è saper nuotare, un’altra è essere in grado di insegnarlo e, soprattutto se il bambino sta già seguendo un corso, il rischio è di creare confusione e rendere il percorso più difficile. Se si hanno dubbi è meglio chiedere consigli a chi è competente in materia.
  • quando si passa dalla piscina ad altri ambienti acquatici come il mare o il lago non bisogna sgridare i bambini se nonostante il corso hanno difficoltà o sembrano aver dimenticato quanto appreso. Bisogna ricordarsi che in un ambiente diverso non ci sono i punti di riferimento noti, le percezioni sono differenti e forzandoli il rischio è di fargli perdere la sicurezza acquisita. Diamogli tempo e la possibilità di gestire in maniera positiva il loro rapporto con l’acqua.

Grazie ad Erica per i suoi preziosi consigli, noi siamo già pronte a mettere i piedi a mollo!

photo credit: m0ietcesttout via photopin cc 

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