Quello dei compiti a casa è un tema di cui si parla molto ultimamente e che ha creato un vivace dibattito, portando anche a iniziative volte ad abolirli, come quella promossa da Maurizio Parodi, dirigente scolastico, formatore e fondatore del gruppo Basta Compiti, che ha anche lanciato una petizione su change.org, supportato da molte realtà educative e professionisti, che ha già raccolto migliaia di firme.
Di fronte a questo dibattito anche io mi sono soffermata a riflettere su questo tema e, dalla mia esperienza con bambini e ragazzi, concordo nel dire che a volte quello dei compiti a casa, da momento potenzialmente utile sotto alcuni aspetti e in alcuni casi, spesso si trasforma in un vero e proprio incubo, perché è vero che spesso sono troppi, non orientati sul bisogno del singolo e tolgono spazio al tempo libero o ad altre attività che sono comunque utili per l’apprendimento.
Ho perso il conto di tutti i litigi tra genitori e figli scatenati dai compiti a cui ho assistito, momenti che intesiscono i rapporti e non fanno bene a nessuno.
In attesa di scoprire quale sarà l’esito dei compiti a casa, se verranno aboliti oppure no, quello che possiamo fare è quantomeno cercare di aiutare bambini e ragazzi a viverli un po’ meglio.
Come aiutare i figli con i compiti?
1. Il ruolo dei genitori
Io penso che i compiti a casa vadano svolti da soli. Ci sono bambini, soprattutto nei primi anni di scuola che richiedono la presenza dei genitori perché si sentono rassicurati, un bisogno che va accolto. Ma, ricordiamoci, che il ruolo degli adulti deve essere quello di facilitatori, cioè quello di creare le condizioni migliori per affrontarli con serenità, senza però intervenire eccessivamente nella loro esecuzione. Mostriamoci disponibili se è una richiesta d’aiuto che arriva da loro, per poi però distaccarci gradualmente aiutandoli così a diventare autonomi.
2. Nuovi stimoli
Uno dei problemi dei compiti a casa è che spesso sono visti come noiosi e poco coinvolgenti. E se passa a a noi la voglia di fronte ad attività che sentiamo lontane o di cui non capiamo l’utilità, figuriamoci ai bambini! Oggi però esistono tante soluzioni che permettono di imparare in modo anche alternativo. Sono diversi i siti che propongono giochi e attività finalizzate all’apprendimento, come Imparare Giocando per fare un esempio, ma c’è davvero l’imbarazzo della scelta.
L’esperienza diretta poi, resta sempre una grande alleata. A scuola stanno studiando la preistoria? Perché allora non fare una gita in museo di storia naturale con i suoi fossili? Esplorare, toccare con mano è un ottimo modo per imparare! Molte biblioteche poi, hanno delle sezioni dedicate ai bambini, dove trovare diversi materiali da affiancare ai testi scolastici da usare nelle varie materie: atlanti illustrati, racconti, libri di esperimenti, video, una grande risorsa!
3. Niente fretta!
Ogni bambino ha i propri tempi che vanno rispettati e a cui deve essere dato spazio. Vostro figlio (secondo voi) ci sta mettendo troppo tempo a fare un compito? Non pressiamolo continuamente incitandolo a sbrigarsi. Di fronte a quella che voi considerate “lentezza” meglio non intervenire incalzandolo con continue sollecitazioni, perché rischiamo di mettergli ansia. Anche la gestione del tempo è qualcosa che si apprende con la pratica.
4. Sbagliando si impara
Gli errori fanno parte del processo di apprendimento (e della vita aggiungerei) sia che siano di distrazione o derivino da qualcosa che non è stato capito a pieno. Se vostro figlio vi chiede di “controllare” un esercizio o altro, la scelta più utile sarebbe quella di non correggerlo subito voi, ma osservare se è isolato o ricorrente e se lui se ne accorge mentre lo riguardate insieme. Se correggiamo continuamente gli errori, l’insegnante come farà a capire come sostenerlo? L’obiettivo non è quello di compiacerlo arrivando con tutti i compiti fatti e perfetti, né tantomeno di sostituirci a lei o lui.
5. No al caos…
Anche il setting ha la sua importanza: luce, comodità dello spazio in cui si svolgono, avere a portata di mano tutto quello che serve è di grande aiuto e gradualmente i bambini troveranno il modo che è più funzionale. Impensabile però fare i compiti con la televisione accesa, la nonna che parla o il fratellino più piccolo che gioca nella stessa stanza. Voi riuscireste a concentravi? Io, no! Meglio bandire ogni distrazione e avere un angolino tutto per sé.
E voi cosa ne dite dei compiti a casa? Pensate che vadano aboliti?
photo credit: picjumbo – pixabay & WokinghamLibraries – pixabay
2 Comments
Io penso che una presentazione che susciti interesse fatta da un bravo insegnante automaticamente dovrebbe portare il bambino ad avere voglia di approfondire a casa. Quello che manca di solito nello svolgere i compiti a casa è la voglia. “non ho voglia” “sono stanco” “ho già lavorato a scuola”. Sono tutte giustificazioni che dichiarano lo scarso interesse del bambino per la materia di studio. Se non riusciamo – in primis naturalmente gli insegnanti – a trasmettere interesse non riusciremo mai ad ottenere risultati che oltre a far apprendere diano “piacere”.
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