I nove mesi della gravidanza non sono solo un tempo necessario al bambino per svilupparsi fino ad essere pronto alla nascita, ma sono fondamentali anche alla madre per nascere e crescere.
Sono mesi in cui la donna solitamente passa dallo “stordimento” iniziale di fronte al test positivo, alle fantasie sul suo diventare madre e sul suo bambino, all’adattamento ai cambiamenti fisici e psicologici, al progressivo far posto mentale e non solo fisico al proprio bambino. Fino alla preparazione psicologica all’evento nascita.
Ultimo trimestre gravidanza: iniziano le paure
Nell’ultimo trimestre infatti nei pensieri della madre prendono piede sempre più le fantasie relative al parto. La coloritura di queste fantasie è data da molteplici fattori: esperienze precedenti vissute in prima persona o da amiche o parenti vicine, il personale rapporto con il dolore fisico, solo per fare degli esempi.
Ma il modo in cui viene vissuta l’attesa del parto ha anche a che fare con la propria autostima ed in particolare con la percezione delle proprie risorse da mettere in campo quando si affronta qualcosa di sconosciuto e imprevedibile come è l’evento nascita.
Si tratta della nostra parte più viscerale ed emotiva, che poco ha a che fare con il piano razionale. Ecco perché le rassicurazioni che medici, ginecologi, partner, amiche possono dare ad una donna spaventata dall’idea di partorire non hanno alcun effetto solitamente: cercano di convincere con esempi e spiegazioni logiche e razionali qualcosa che va oltre la razionalità, ma tocca la parte più ancestrale e istintiva della persona.
Per donne che vivono con grande angoscia e paura l’attesa del parto sarebbe perciò fondamentale seguire un percorso di preparazione alla nascita.
Come prepararsi al parto? I consigli della psicologa
1. un rapporto stretto di conoscenza e fiducia con un’ostetrica che abbia modo così di comprendere a fondo il vissuto di quella donna rispetto alla propria gravidanza ed al proprio parto, ascoltando e accogliendo le sue paure senza liquidarle con facili (ed inutili) rassicurazioni;
2. la possibilità di partorire in una struttura dove possa assistere al parto l’ostetrica di fiducia che, proprio perché conosce la donna, saprà come intervenire e sostenerla nelle sue paure senza ridicolizzarle o ignorarle;
3. avere la possibilità di fare, durante il corso di preparazione alla nascita e/o con una psicologa perinatale (che si occupa cioè specificamente dei temi della gravidanza e del post partum) un lavoro di analisi e rinforzo delle proprie risorse da mettere in campo al momento del parto, nonché un lavoro di elaborazione emotiva delle proprie paure per poter arrivare all’evento nascita con maggiore serenità.
Arrivare al momento del parto avendo lavorato sulle proprie paure non permette solo alla madre di vivere il primo incontro con il proprio bambino in maniera migliore, ma ha ricadute sull’andamento del travaglio e del parto stesso.
Come afferma Gino Soldera:
“A una gravidanza felice non può che risultare, salvo eccezioni, un parto-nascita dall’esito felice, questo perché sono presenti tutte le condizioni fisiche e psichiche che rendono possibile l’attivazione, senza strozzature o interferenze, del programma del parto-nascita impresso nella memoria filogenetica di ogni uomo”.
Diritto d’autore: halfpoint / 123RF Archivio Fotografico
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